Ospite della trasmissione “Nedjeljom u 2” [Di domenica alle 2] sulla Radiotelevisione croata (HRT), Aleksandar Trifunović, caporedattore del portale Buka di Banja Luka, ha commentato l’attuale crisi istituzionale in Bosnia Erzegovina. Riportiamo alcuni stralci dell'intervista
(Originariamente pubblicato sul portale Buka , il 10 gennaio 2022)
Nella prima parte dell’intervista si è parlato dell’atteggiamento della comunità internazionale nei confronti della Bosnia Erzegovina, prendendo spunto dalla recente decisione degli Stati Uniti di adottare nuove sanzioni contro Milorad Dodik e altri esponenti della leadership della Republika Srpska.
“Gli Stati Uniti hanno profuso molti sforzi per permettere a Dodik di conquistare il potere di cui dispone oggi, molti di più di quanti ne abbiano fatto per porre un freno al potere di Dodik. Le recenti sanzioni non sono altro che un’estensione di quelle precedenti, le quali però non hanno impedito a Dodik di vincere nuovamente le elezioni [del 2018]. Dopo l’introduzione delle sanzioni [nel 2017] Dodik si era recato nella residenza dell’ambasciatore statunitense a Sarajevo per parlare con lui. Che sanzioni sono se l’ambasciatore del paese che le ha imposte riceve la persona sanzionata?”, si è chiesto polemicamente Trifunović.
Il caporedattore del portale Buka ha spiegato che quello tra Stati Uniti e Milorad Dodik è un rapporto molto particolare.
“Dodik è il progetto di maggior successo degli Stati Uniti. È proprio grazie all’aiuto dell’America che Dodik – il cui partito un tempo aveva solo due seggi nel parlamento della Republika Srpska – è riuscito a diventare premier, conquistando un potere assoluto e diventando il vero padre padrone della RS. Dodik ha speso svariati milioni in attività di lobbying negli Stati Uniti, paese che gli ha imposto le sanzioni, il che significa che Dodik è tutt’altro che indifferente nei confronti dell’America, avendo imparato dalla propria esperienza che l’America ottiene sempre ciò che vuole”.
Parlando poi dell’atteggiamento della comunità internazionale nei confronti della Bosnia Erzegovina e di altri paesi dei Balcani occidentali, Trifunović ha dichiarato che la comunità internazionale sceglie i leader capaci di controllare la popolazione locale, ma di tutto il resto non gliene importa nulla. “L’atteggiamento della comunità internazionale nei confronti dei Balcani si riduce all’idea: ‘basta che non si sparino tra di loro e noi siamo contenti’”, ha affermato Trifunović, aggiungendo che tale atteggiamento dovrebbe spingere ulteriormente i cittadini bosniaco-erzegovesi a lottare per salvare il proprio paese.
“Solo quando ognuno di noi inizierà a impegnarsi di più per salvaguardare il nostro paese potremo sperare di dar vita ad uno stato migliore di quello attuale. La comunità internazionale aveva seguito una logica opposta in Bosnia Erzegovina, una logica ormai dimostratasi fallimentare. Per fortuna, oggi la guerra non viene combattuta con le armi, ma credo che dobbiamo smettere di combattere tra noi in ogni senso, è un aspetto fondamentale, solo così possiamo aspettarci di creare una società pacifica e stabile, un futuro...”, ha spiegato Trifunović, citando poi un esempio concreto. “Noi abbiamo lanciato una campagna contro il discorso d'odio in Bosnia Erzegovina [...] Il linguaggio d’odio spesso precede la violenza fisica, può anche sfociare in conflitti armati. Sono profondamente convinto che i cittadini della Bosnia Erzegovina siano sufficientemente intelligenti per dire no ad una nuova guerra. Sta di fatto però che ricorrono facilmente al linguaggio d’odio, senza rendersi conto che offendendo e disumanizzando l’altro si riduce la possibilità di una convivenza”.
Per quanto riguarda la situazione economica e sociale in Bosnia Erzegovina,Trifunović ha spiegato che questo tema non suscita più alcuna attenzione, pur essendo evidente che le persone continuano ad andarsene dal paese. “A nessuno interessa il fatto che in Bosnia Erzegovina non arrivino più gli investitori, che l’occupazione stia diminuendo, che il rapporto tra occupati e pensionati sia ormai di 1 a 1 [...] si continua a parlare di Dodik, delle sanzioni a cui è sottoposto e delle conseguenze che questo comporta per lui [...] ma a Dodik e alla cricca al potere non interessa affatto come l’attuale situazione politica incide sulla vita dei cittadini”.
Commentando infine l’atteggiamento dei politici croati nei confronti della Bosnia Erzegovina, Trifunović ha detto che il premier croato Andrej Plenković sembra più equilibrato nelle sue dichiarazioni riguardanti la situazione in BiH del presidente Zoran Milanović che invece assomiglia sempre di più a Dodik. “Milanović, che ha vinto le elezioni grazie ai voti e all’attività di lobbying dei partiti posizionati a sinistra dello spettro politico [...] ora sembra voler accattivarsi le simpatie dell’elettorato di destra”, ha concluso Trifunović.