In Republika Srpska si afferma che le riforme costituzionali non possono basarsi sul censimento del 1991. Sarebbe invece un buon punto di partenza, ribatte l'Alto Rappresentante. E dalla Croazia arrivano inviti ad eliminare i risutati della pulizia etnica
Riforme delle Carte costituzionali delle due Entità ancora sulle prime pagine dei giornali bosniaci. Blic riporta un'intervista a Dragan Kalinic, presidente del parlamento della Republika Srpska. Quest'ultimo entra subito nel cuore della questione. A suo avviso non ha alcun senso basare le modifiche costituzionali, necessarie dopo una sentenza in tal direzione da parte della Corte Costituzionale bosniaca, sul censimento del 1991, come sostenuto dai più in Federazione. Le riforme in entrambe le Entità dovrebbero andare nella direzione di garantire maggiore rappresentanza ed effettivo rispetto dei diritti di tutti e tre i popoli costitutivi della BiH. Si tratta ad esempio di definire procedure di rappresentanza negli ogani governativi ecc. Secondo Kalinic non si potrebbe che formare un governo in base ad i risultati elettorali senza limiti posti da criteri di "proporzionalità etnica". Ha inoltre dichiarato di "ritenere difficile l'Alto Rappresentante imponga una sua decisione riguardo queste riforme senza raggiungere un consensus tra le parti in causa" (Blic, 17.02.02).
Ma, la scorsa settimana, anche Wolfgang Petrisch è intervenuto dichiarando che il censimento del 1991 è un buon punto di partenza per discutere delle riforme costituzionali anche considerando il fatto che "attualmente in Bosnia Erzegovina sulla scena politica vi sono forze più democratiche e moderate rispetto al passato".
All'intervistatore di Reporter, che gli chiedeva se un passo nella direzione dell'adozione di riforme costituzionali sulla base del censimento del 1991 potrebbe portare ad un rafforzamento delle forze nazionaliste , l'Alto Rappresentante ha controbattuto che "le forze nazionaliste hanno portato la Bosnia Erzegovina alla guerra ma ora vi sono nuove forze politiche democratiche e sempre più influenti che porteranno il paese a standard europei". (
Reporter, 18.02.02).
Più radicale l'opinione espressa da Zdravko Tomac, socialdemocratico e vicepresidente del Sabor croato. Quest'ultimo ha affermato che le riforme costituzionali sono l'ultima occasione per eliminare la Republika Srpska. In una dichiarazione per Radio 1 Tomac ha reso noto che questa è un'opinione emersa da una riunione dei partiti croati bosniaci tenutasi a Zagabria che si sono dichiarati "impegnati a sostenere le forze democratiche della BiH e a eliminare i risultati della pulizia etnica operata da Milosevic".
Il membro della Presidenza collegiale Sejfudin Tokic ha ribattuto a Tomac che le questioni inerenti alle riforme costituzionali dovrebbero essere discusse in Bosnia Erzegovina ed in Parlamento e non in altri paesi (SRNA, 18.02.02).