Adnan Terzic

La Commissione europea annuncia ufficialmente che la Bosnia Erzegovina entro l'anno avvierà i negoziati per la firma dell'Accordo di associazione e stabilizzazione. Ne parliamo con Adnan Terzic, premier della BiH, e con Osman Topcagic, responsabile della Direzione per l'integrazione europea della Bosnia Erzegovina

26/10/2005 -  Andrea RossiniLuka Zanoni Ginevra

Dopo la tornata di pareri positivi da parte dell'UE rispetto alla candidatura della Croazia e della Turchia, e il via libera all'Accordo di associazione e stabilizzazione per la Serbia e Montenegro, il 3 ottobre scorso la Bosnia Erzegovina era rimasto l'unico paese dell'area privo di una concreta prospettiva europea. Il 20 ottobre durante la Conferenza internazionale di Ginevra, il commissario dell'Unione europea per l'allargamento, Olli Rehn, ha annunciato ufficialmente che la Bosnia Erzegovina entro l'anno avvierà i negoziati per la firma dell'Accordo di associazione e stabilizzazione, primo passo verso la candidatura dell'UE. Di questo abbiamo parlato col premier della BiH Adnan Terzić e con Osman Topčagić, responsabile della Direzione per l'integrazione europea della Bosnia Erzegovina. Due nostre interviste

Osman Topcagic: la svolta della Bosnia Erzegovina

Trascrizione e taduzione: Carlo Dall'Asta

Osman Topcagic

Cosa significa questo annuncio per la Bosnia-Erzegovina?

Questo è un momento di svolta per la Bosnia-Erzegovina. Segna in pratica la fine della ricostruzione postbellica, dell'assistenza umanitaria, del peace building, e la transizione a un periodo di strette relazioni con l'Unione Europea. Con questa proposta ci si attende che la Bosnia-Erzegovina avvii i negoziati su un Accordo di Stabilizzazione e Associazione (SAA), allineandosi così agli altri Paesi dei Balcani occidentali, e che intraprenda decisamente il cammino verso una futura membership nell'Unione.

Possiamo fare delle previsioni sull'agenda che ci condurrà da oggi alla firma del SAA?

Noi ci aspettiamo che il Consiglio dell'Unione Europea prenderà questa decisione il 12 di dicembre. Fatto questo, ci sarà una formale apertura dei negoziati, e ci attendiamo che il testo dell'accordo ci venga consegnato in questa occasione. Diverse settimane dopo l'apertura formale avremo delle sesioni di lavoro, come già ci è stato annunciato dalla Commissione. Dobbiamo attenderci 3 sessioni ufficiali e 4 sessioni tecniche, con intervalli di alcune settimane tra ciascuna di esse. Quindi, stimo che i negoziati possano durare dai 6 ai 12 mesi. Noi cercheremo di renderli più brevi possibile.

Quali pensa che saranno i settori più difficoltosi per la Bosnia-Erzegovina, per giungere alla firma dell'Accordo?

Fondamentalmente questo è un accordo commerciale col quale noi ci obblighiamo a ridurre, e alla fine ad abolire i dazi doganali sulle merci che provengono dall'UE. Da parte sua, l'UE rinuncerà all'esistente regime asimmetrico di scambi, per cui noi non possiamo esportare beni prodotti in Bosnia-Erzegovina verso Stati membri dell'UE senza dazi doganali. Dobbiamo prepararci e valutare quali dinamiche seguire per abolire le tasse. Questa è una cosa che dobbiamo decidere, che diventerà parte della nostra posizione ai negoziati, e che dovremo presentare alla Commissione quando sarà il momento. In generale, in tutto questo processo, credo che la sfida principale per la Bosnia-Erzegovina sia costruire strutture amministrative adeguate. La Bosnia ha uno Stato che è stato costruito e definito in seguito al trattato di pace di Dayton, e che è molto debole. Le responsabilità e le istituzioni principali competono alle due entità. Cosicché, quando questo processo - preparare la Bosnia-Erzegovina ad aprire i negoziati con l'UE - iniziò formalmente, si trattò in effetti di un processo di state building. Nel frattempo abbiamo raggiunto molti risultati. L'anno scorso abbiamo creato 20 o più nuove istituzioni, incluse quella veterinaria, fitosanitaria, sulla sicurezza degli alimenti, agenzie di sorveglianza, e così via... Il Consiglio sulla Competizione, il Consiglio di Protezione dei Consumatori, tutte quelle istituzioni richieste a un Paese che negozia l'accordo e che vuole avere relazioni più strette con l'UE. Ma c'è ancora lavoro da fare. E secondo me istituire strutture amministrative adeguate, formare il necessario numero di persone, di impiegati, e così via, potrebbe essere la sfida più importante per la Bosnia-Erzegovina.

Tutti noi comprendiamo il significato e l'importanza, da un punto di vista culturale e politico, di una Bosnia-Erzegovina che entra finalmente a far parte della famiglia europea delle nazioni, dell'Unione Europea. Ma da un punto di vista economico per alcuni Paesi, per esempio nel settore agricolo, arrivare ai negoziati e unirsi all'UE non è stato privo di difficoltà. Lei crede che l'agricoltura bosniaca incontrerà queste stesse difficoltà nel competere con i prodotti europei?

Per rispondere a questa domanda, io penso che si debba tener presente che la Bosnia è già un mercato aperto. Noi non abbiamo forti barriere all'importazione di beni da diversi Paesi verso la Bosnia. I nostri dazi doganali sono i più bassi della regione, cosicché i nostri produttori sono già abituati a competere sul nostro mercato interno. Questa competizione si inasprirà ancora di più quando saremo vicini alla membership nell'UE, e questo è appunto il significato dei cosiddetti "Secondi criteri di Copenhagen", rafforzare l'economia, preparare le nostre aziende perché siano pronte a resistere alla competizione che è presente sul mercato europeo. Per quanto riguarda specificamente l'agricoltura, questa è importante in qualsiasi Paese, ed è importante in Bosnia-Erzegovina. Ma io non descriverei la Bosnia-Erzegovina come un Paese prevalentemente agricolo. Ci sono altri settori che concorrono al bilancio economico. Dobbiamo cercare di mantenere il nostro interesse nel settore agricolo, ma aspettiamo di vedere quale sarà il risultato finale del programma dei negoziati.

Adnan Terzic: serve una nuova costituzione per la BiH

Adnan Terzic

Quali saranno i problemi maggiori della Bosnia Erzegovina dopo la firma dell'Accordo di associazione e stabilizzazione?

Io credo che il problema maggiore, ed anche la sfida maggiore, sia il processo delle trattative che portano all'Accordo di associazione e stabilizzazione, in particolare riguardo la nostra struttura costituzionale, per poter dimostrare ai nostri partner europei che siamo pronti ad applicare istituzionalmente le norme dell'accordo di cui stiamo parlando. Credo che il prossimo anno per noi rappresenterà la più sfida grande. Le riforme costituzionali annunciate potranno diminuire la sfida se riusciremo ad ottenere il consenso all'interno della Bosnia Erzegovina relativamente a quelli parti che in modo evidente richiedono delle modifiche costituzionali.

Sarà quindi necessaria una nuova costituzione per la Bosnia Erzegovina?

Vedete, una nuova costituzione è assolutamente necessaria se la Bosnia Erzegovina desidera diventare membro dell'Unione europea. Credo solo che non si debba parlare adesso della nuova costituzione. Va considerato che la Bosnia Erzegovina non può entrare nell'Unione europea con un accordo internazionale che è in realtà la sua costituzione. Questo significa che i funzionari della Bosnia Erzegovina, i nostri parlamenti, dovranno accordare le costituzioni con quelle degli altri paesi. Oggi, credo che dobbiamo parlare dei cambiamenti della costituzione in vigore. Dobbiamo accettare il fatto che negli scorsi due anni e mezzo abbiamo portato a termine un ampio numero di riforme, che lo stato ha ottenuto e rinforzato quella ingerenza che secondo l'Accordo di Dayton e secondo la costituzione in vigore non ha, e penso che questo sia uno spazio sufficiente per le riforme costituzionali.

Cosa può offrire la Bosnia Erzegovina all'Europa?

La Bosnia Erzegovina può offrire all'Europa la sua cultura, che non è una sola cultura. La cultura della Bosnia Erzegovina è una multi-cultura. La Bosnia Erzegovina è uno spazio dove si incrociano tre civiltà, e può offrire all'Europa i principi universali della tolleranza e della convivenza.