Così lo definisce scherzosamente il nostro corrispondente da Mostar. Si tratta del nuovo Alto Rappresentante. Il nome del sostituto di Petrisch già lo si conosce: si tratterà dell'inglese Lord Paddy Ashdown.
Sta per arrivare il nuovo "imperatore" della Bosnia Erzegovina. E' un termine un po' forte ma che in parte può descrivere il ruolo attuale dell'Alto Rappresentante. In tutti questi anni è stato raramente il governo della BiH a prendere le decisioni più importanti e queste sono state spesso imposte dall'Alto Rappresentante.
Wolfgang Petrisch, il diplomatico austriaco, è alla fine del proprio mandato. Il 27 maggio prossimo sarà l'inglese Paddy Ashdown a prendere il suo posto. Quest'ultimo conosce molto bene la realtà dei Balcani. E' stato anche all'Aja per testimoniare contro Milosevic ed ha dichiarato che altrettanto avrebbe fatto con Tudjman, se quest'ultimo fosse stato ancora in vita.
Lord Ashdown, per anni leader dei liberaldemocratici inglesi, porterà in Bosnia alcuni tra i suoi più stretti collaboratori. Tra questi Julian Braitwhite, consulente per l'immagine ed esperto di media, Ian Patrick e Julian Astle, consulenti politici.
Ma durante il mese di maggio vi saranno altre novità all'interno dell'OHR (Ufficio dell'Alto Rappresentante che si occupa dell'applicazione degli Accordi di Dayton). La più importante è che sarà la stessa OHR a prendersi carico delle competenze dell'IPTF (Polizia Internazionale), attualmente sotto controllo ONU.
Vice di Ashdown saranno l'energico ed a volte brusco diplomatico americano Donald Hays, che già ricopriva la carica con Petrisch, ed il nuovo arrivato Bernard Fassier, francese. Lasceranno la Bosnia invece i due più stretti collaboratori di Petrisch: i tedeschi Mathias Sonn e Alessandra Stiglmayer.
In questi giorni Adshdown è negli Stati Uniti dove ha incontrato il Segretario di Stato Colin Powell al quale ha esposto la propria posizione in merito alla Bosnia: il più grande pericolo per il paese non è più il nazionalismo ma il crimine e la corruzione (Slobodna Bosna, 02.05.02).
In un articolo da lui firmato apparso sul "Financial Times" lo scorso 3 maggio il futuro Alto Rappresentante ha sottolineato come sia negli interessi statunitensi quello di mantenere un impegno in Bosnia argomentando che Washington "non può permettere che gli stati deboli di oggi divengano in futuro i paradisi per il crimine organizzato ed il terrorismo. Non ci si può permettere che la Bosnia di oggi divenga l'Afghanistan di domani".