Lavoratore in cantiere Foto di annawaldl da Pixabay

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La Bosnia Erzegovina sta perdendo la propria popolazione e vi è una mancanza cronica di manodopera in molti settori. Ma la Republika Srpska ha trovato una soluzione: far entrare lavoratori stranieri semplificando le norme sui permessi di lavoro

18/07/2022 -  Goran Katić

(Pubblicato originariamente da Radio Slobodna Evropa , selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBC Transeuropa)

"Sinceramente vorrei rimanere nella regione il più a lungo possibile, mi piace qui", racconta Süha Yıldırım, un ingegnere trentenne di Ankara che lavora a Banja Luka da sei mesi. Süha Yildirim è responsabile dei cantieri della Bosfor Mason Construction, un'impresa edile che impiega molti lavoratori turchi.

I lavoratori stranieri dovrebbero trovare lavoro in Bosnia Erzegovina molto più facilmente dopo le recenti modifiche alla legge sul reclutamento di lavoratori stranieri in Republika Srpska (RS). Secondo le riforme adottate dall'Assemblea nazionale della RS lo scorso primo giugno, la procedura per ottenere i documenti necessari ad un permesso di lavoro ne esce semplificata e i tempi ridotti.

L'ingegnere turco spiega di aver già lavorato in passato con il direttore della sua azienda che lo ha poi invitato a lavorare in Bosnia Erzegovina. "Ero già stato nei Balcani, avevo esperienza, sapevo che dovevo superare un esame medico, avere la fedina penale pulita e i documenti in ordine. Ho consegnato tutto all'azienda e loro si sono occupati del mio permesso di lavoro", spiega.

Una volta a Banja Luka, ha contattato altri lavoratori turchi che hanno poi seguito il suo esempio. Süha Yıldırım ha una figlia in Turchia e vive da solo in un appartamento a Banja Luka. Non vuole parlare del suo reddito, ma sottolinea che può, come altri lavoratori, "fare qualche risparmio".

Alleggerire le procedure

"L'azienda dichiara che i suoi dipendenti, che hanno gli stessi diritti dei lavoratori locali, sono in regola con la legislazione. Attualmente, impieghiamo circa 60 lavoratori stranieri nelle regioni di Banja Luka, Laktaši e Kotor Varoš. Viene fornito loro vitto e alloggio e tutto è conforme alla legge sul lavoro della Republika Srpska", spiega Božidar Golubović, direttore della Bosfor Mason Construction.

L'azienda impiega anche traduttori che comunicano con i dipendenti stranieri. Božidar Golubović sottolinea che la procedura di assunzione è complessa e costosa, ma che è poi giustificata dal lavoro svolto. I permessi di lavoro vengono rilasciati per un massimo di un anno.

A seguito di modifiche legislative, l'Ufficio del lavoro della RS è ora obbligato a respingere o accettare una domanda di permesso di lavoro entro 15 giorni, mentre in precedenza non vi era alcun limite di tempo. Inoltre, l'Ufficio riconosce ora i certificati medici rilasciati dalle autorità competenti del paese d'origine del lavoratore, mentre in precedenza erano accettati solo quelli forniti da un istituto sanitario della RS.

Il ministero competente si augura che questi cambiamenti contribuiscano a risolvere la carenza strutturale di manodopera in Republika Srpska. "Le modifiche alla legge dovrebbero semplificare le procedure per ottenere un permesso di lavoro e ridurre i tempi di concessione. In passato i datori di lavoro si sono lamentati dei tempi di attesa per i permessi di lavoro", spiega Mira Vasić, assistente del ministro del Lavoro, dei Veterani e della Protezione delle Disabilità della RS.

Božidar Golubović commenta con favore le modifiche alla legge e ritiene che siano necessarie perché non c'è abbastanza manodopera qualificata sul mercato bosniaco: "La cosa più importante è aumentare le quote di lavoratori stranieri e abbreviare le scadenze previste dalla legge per il rilascio dei permessi di lavoro e di soggiorno", sottolinea.

I datori di lavoro della RS confermano di aver richiesto loro stessi queste modifiche alla legge e che dovrebbero essere sufficienti a cambiare le cose. Sottolineano che negli ultimi mesi la domanda di assunzione di stranieri è letteralmente esplosa.

"Le quote di assunzione di stranieri sono state superate già ad aprile quest'anno", afferma Saša Trivić, presidente dell'Associazione dei datori di lavoro della RS. "In precedenza il governo concedeva 600 permessi di lavoro all'anno, di cui ne venivano utilizzati in media 400, ma quest'anno sono stati richiesti 600 permessi in soli quattro mesi. Chiediamo al governo di emetterne altri 1.200. E se necessario, siamo sicuri che il governo ne approverà ancora di più”.

"Si tratta per lo più di lavori impegnativi, in settori come l'agricoltura, la ristorazione, l'industria calzaturiera e altri che richiedono di lavorare in condizioni relativamente dure. Al momento, i lavoratori vengono in particolare dalla Turchia, soprattutto nei cantieri, ma ci sono già agenzie che portano lavoratori dall'India, dal Bangladesh, dal Nepal e da Cuba", dice Saša Trivić, che ricorda che l'anno scorso sono arrivati lavoratori dalla Turchia anche per la stagione della raccolta della frutta.

Spiega che esistono due tipi di lavoratori stranieri. "Abbiamo una manodopera specializzata, ad esempio i macellai, che conoscono il loro mestiere ed hanno anche competenze superiori ai lavoratori locali, e poi gli operai generici, che lavorano come i locali".

E la Federazione?

Secondo i datori di lavoro, le procedure per assumere manodopera straniera nell'altra entità del paese, la Federazione di Bosnia Erzegovina, sono rigide, complesse e lente. "La carenza di manodopera è critica. La popolazione sta emigrando, è un vero e proprio esodo. La Republika Srpska è fortunata ad avere un apparato amministrativo più semplice e flessibile che prende decisioni più rapidamente", lamenta Adnan Smailbegović, presidente dell'Associazione dei datori di lavoro della Federazione.

In assenza di riforme, Adnan Smailbegović ritiene che le aziende inizieranno a importare manodopera nella Federazione attraverso la Republika Srpska. "Le aziende stabiliranno una propria sede nella RS e poi la forza lavoro verrà trasferita in Federazione, mentre le tasse e i contributi saranno pagati nella RS. Sarà più economico, più semplice, più veloce e completamente legale", avverte Adnan Smailbegović.

A suo avviso parecchi settori economici sono sotto pressione per l’esodo di massa e il rifiuto dei giovani di fare lavori particolarmente usuranti. "È soprattutto il settore dell’edilizia ad essere sotto pressione, perché è un lavoro impegnativo, all'aperto, ma anche l'industria è in difficoltà e persino il settore dei servizi. Manca il personale nei ristoranti e negli alberghi, mancano camerieri, addetti alle pulizie e cuochi, soprattutto in estate quando molti dei nostri lavoratori partono per la Croazia e il Montenegro... Per non parlare dei camionisti, molti dei quali sono partiti per la Germania o la Slovenia", afferma Adnan Smailbegović. A suo avviso non solo si dovrebbero aumentare le quote di assunzione degli stranieri concedendo diverse migliaia di permessi, ma anche rendere più flessibili le procedure. "Le quote non servono a nulla se ci vogliono sei mesi o un anno per sistemare i documenti di un dipendente", conclude.