La Bosnia Erzegovina conta sempre meno studenti iscritti nelle scuole primarie e secondarie del paese. L’anno scorso, erano iscritti 93.000 studenti in meno di 10 anni fa e il fenomeno è destinato ad amplificarsi ulteriormente
(Pubblicato originariamente da Radio Slobodna Evropa , selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBC Transeuropa)
Le classi si svuotano. Narcisa Hotović-Gluhačević è insegnante e vede l'evolvere del fenomeno ogni giorno. 21 anni fa, la sua scuola, nei pressi di Goražde, nell’est del paese, contava il doppio degli allievi di oggi. All’inizio dell’anno scolastico, sono arrivati solo due nuovi bambini. “Tutti vanno a vivere altrove. Risultato: le scuole chiudono, temo che questo porterà alla scomparsa di interi villaggi” afferma, precisando che gli istituti della regione sono stati ristrutturati e dispongono di buone attrezzature e personale competente.
Secondo i dati dell’Agenzia di statistica della Bosnia Erzegovina negli ultimi dieci anni il numero di alunni negli istituti scolastici è diminuito del 20%. Per Esmina Isaković, impiegata di una scuola primaria di Sarajevo, questo declino è osservabile da circa tre decenni, ma solo recentemente ha preso proporzioni inquietanti. L’istituto dove lavora contava più di mille studenti prima della guerra, mentre ora sono solamente un po’ più della metà. “Malgrado i progressi tecnici e tecnologici, ho l’impressione che stiamo regredendo”.
Il governo impotente
Secondo Nadija Bandić, sottosegretaria all’Educazione e alle scienze della Federazione BiH, le principali cause di questo declino sono il basso tasso di natalità e l’esodo di massa della popolazione. “Quelli che se ne vanno sono dei giovani attivi che partono con figli che sarebbero in età scolare”, spiega. Altri studenti interrompono il loro percorso di studi per problemi economici, di distanza dagli istituti e matrimoni precoci ecc… Secondo gli ultimi dati della Republika Srpska, l’entità serba della Bosnia Erzegovina, 258 alunni non hanno terminato le scuole medie e il liceo durante l’anno scolastico 2020/2021. Il 30% di questi ultimi sono andati all’estero, la metà ha invece smesso “per ragioni personali, sociali e finanziarie”.
Per fermare questa tendenza, il governo assicura di aver adottato alcune misure, come libri di testo gratuiti per gli alunni delle scuole primarie, il cofinanziamento del trasporto degli studenti che vivono a più di 4 chilometri dalla scuola, o la costruzione di mense e sale studio per gli studenti che hanno genitori che lavorano. Misure che però variano a livello dell’entità Republika Srpska, e dei cantoni in Federazione. “Non c’è concertazione tra questi istituti, mentre noi avremmo bisogno di un approccio globale del problema, avremmo bisogno di mettere in atto delle soluzioni coordinate" afferma Nadija Bandić.
Sono senza dubbio misure non sufficienti a rassicurare i numerosi genitori che fanno abbandonare la scuola ai loro figli e partono per l’estero, convinti che non ci sia alcun futuro in Bosnia Erzegovina. Tassista e proprietario di una casa a Sarajevo, Haris Helać prevede di lasciare il paese con sua moglie, impiegata nel settore pubblico. “A causa della situazione politica, del sistema sanitario precario e la misera pensione che si prospetta, è difficile immaginare che la mia famiglia potrà vivere o persino sopravvivere qui”, afferma.
Secondo i dati dell’Agenzia statistica della Bosnia Erzegovina al settore dell'istruzione vengono assegnati 1,4 miliardi di marchi (720 milioni di euro), circa il 4,1% PIL. Secondo uno studio dell'Unione per un ritorno e un’integrazione sostenibile della Bosnia Erzegovina, circa 170.000 persone hanno lasciato il paese nel 2021, che corrisponde circa alla popolazione di Banja Luka, la seconda più grande città del paese. In totale, dal 2013, è emigrato quasi mezzo milione di cittadini.