Il difficile rientro della comunità bosniaco-musulmana nella cittadina a trenta chilometri da Mostar. Anche in questi giorni nuovi e preoccupanti incidenti.
La cittadina di Stolac, ad una trentina chilometri da Mostar, è di nuovo al centro dell'attenzione. La convivenza tra croati e musulmani che hanno fatto ritorno alle proprie case non va come dovrebbe, come è cioè previsto dagli Accordi di Dayton, e da successivi accordi sottoscritti da rappresentanti della comunità croata e della comunità bosniaco-musulmana.
La settimana scorsa, dopo una rissa tra ragazzi, un genitore croato ha sparato con una pistola contro un gruppo di ragazzi musulmani. Si era appena calmata la situazione che il fuoco si riaccende: un gruppo di croati ha tagliato con una sega circolare il recinto di una moschea in ricostruzione. La ricostruzione di questa moschea, denominata come Moschea dello Zar, aveva già fatto scattare le polemiche. La comunità croata non voleva infatti rivedere la moschea in centro città ma, grazie anche alle forti pressioni internazionali, i lavori sono stati iniziati.
Anche la notte precendente a quest'ultimo incidente vi erano stati altri scontri. Una trentina di persone si lanciavano bottiglie da un bar "musulmano" ad un bar "croato", dall'altra parte della strada. "A volte ho l'impressione che questa cittadina sia un aggregato di folli" ha dichiarato Stefo Lehman , portavoce delle NU in Bosnia (Oslobodjenje 07.12.2001).
Questi incidenti sono preoccupanti e dimostrano che molti sforzi devono essere fatti per ricostruire un tessuto sociale che possa garantire la convivenza tra le varie comunità. All'inizio della guerra tra musulmani e croati da Stolac sono stati cacciati 8.100 musulmano-bosniaci. Grazie ad un programma pilota iniziato nel 1997 ne sono rientrati 3.700 dei quali 1.700 proprio nel centro storico della cittadina (Dnevni Avaz, 8.dicembre 2001).
Da quel periodo sono però iniziate le minacce, le bombe, gli incendi dolosi di case, le violente proteste della comunità croata. A volte vi sono stati inoltre errori o poco controllo anche sugli aiuti internazionali. Un'organizzazione norvegese ha ad esempio ricostruito la scuola elementare, investendo risorse ingenti ed occupandosi anche della fornitura delle attrezzature più moderne. Tutto ciò viene però utilizzato esclusivamente dai bambini e ragazzini croati mentre quelli bosniaco-musulmani sono stretti in due classi al pianterreno della scuola.