Serve molto tempo prima che un Paese riesca a modificare la percezione delle altre nazioni nei propri confronti, e questo accadrà anche alla Bosnia-Erzegovina. Spesso accade si sottovaluti l'importanza dell'immagine che si presenta nel mondo attraverso i propri ambasciatori. Questo è l'errore nel quale si è incorsi anche in Bosnia-Erzegovina: i frequenti scandali riguardanti gli ambasciatori bosniaci nominati in questi ultimi anni sotto forti pressioni dell'Sda, dell'HDZ e del SDS non hanno certo contribuito a diffondere un'immagine positiva e cristallina. Di questa ex-repubblica jugoslava.
Tra le più rilevanti fu la vicenda che coinvolse Muhamed Sacirbegovic, ex-ambasciatore negli USA e fortemente legato ad Alija Izetbegovic. Noto perché amante dei giochi d'azzardo decise di porre fine alla propria carriera diplomatica, iniziandone una da imprenditore, quando vennero alla luce i suoi sprechi di denaro pubblico. Ora al fianco di Milan Panic, ricchissimo imprenditore jugo-americano ed ex-primo ministro dell'ultima Jugoslavia, non diede mai alcuna spiegazione sui buchi di bialncio che gli venivano addebitati.
Al posto di Sacirbegovic divenne ambasciatore Husein Zivalj, braccio destro del ministro degli esteri della BiH, Jadranko Prlic ma anche quest'ultimo sembra destinato ad essere sostituito ed il nuovo candidato verrà a giorni nominato dal governo guidato dall'Alleanza.
Le polemiche riguardanti i diplomatici bosniaci oltre Atlantico colpiscono anche la missione della BiH presso le Nazioni Unite il cui primo segretario, Darko Trifunovic, si è alcune volte espresso con toni che in parte nascondevano le responsabilità serbe nelle operazioni di pulizia etnica durante la guerra ed ha sostenuto l'innocenza di un personaggio come Radovan Karadzic. Contemporaneamente ha accusato Izetbegovic di essere colpevole dei presunti massacri commessi contro i serbi a Sarajevo. A fronte di queste dichiarazioni, che hanno non poco scandalizzato la diplomazia americana, Husein Zivalj non ha espresso alcuna opinione (Slobodna Bosna 23.08.2001).
Altre polemiche coinvolgono Jadranko Prlic che come rappresentante dell'HDZ ha ricoperto la carica di ministro degli esteri della Bosnia-Erzegovina. Attualmente, dopo aver lasciato l'HDZ seguendo un umore politico dell'opinione pubblica in cambiamento, è vice-ministro nel nuovo governo guidato dall'Alleanza. Questo non impedisce che si parli di un possibile suo "viaggio" all'Aja. C'è chi afferma sia stato lui ad ordinare l'apertura di campi di concentramento vicino a Mostar dove tra il 1993 ed il 1994 vennero rinchiusi molti bosniaco-musulmani. 'Su quali siano in merito le mie responsabilità è competente solo l'Aja' ha dichiarato Prlic all'agenzia Onassa (29.08.2001).
Anche in seguito a questi passi falsi il nuovo governo della BiH è ora impeganto in una riorganizzazione del corpo diplomatico. Negli ultimi giorni di agosto sono stati licenziati 33 vecchi ambasciatori e promossi 28 di nuovi. Tra i nomi noti dei nuovi arrivati vi sono Zlatko Dizdarevic, giornalista e pubblicista, che andrà a Zagabria ed il sindaco del comune di Novo Sarajevo, Zeljko Komsic, che andrà a Belgrado. E' stato invece allontanato Todor Dutina, ex-ambasciatore a Ginevra, additato dalla stampa svizzera quale vicino collaboratore di Radovan Karadzic.
Con la caduta del governo dominato dai tre partiti nazionalisti (SDS, HDZ ed Sda) vi è la speranza che il nuovo corpo diplomatico possa dare nel mondo un'immagine migliore della Bosnia-Erzegovina. Già positivo che la presentazione della lista dei nuovi ambasciatori abbia sollevato pochissime polemiche. Tra le poche sorprese forse quella della permanenza di Emina Keco (link notizia fine agosto su rilascio passaporti strannier- archivio Bosnia) a Vienna. Non con lo stesso incarico però. Da ambasciatrice è passata al ruolo di responsabile della missione presso l'OSCE. Si è parlato ultimamente del suo coinvolgimento in una vicenda di riciclo di denaro sporco attraverso l'ambasciata bosniaca a Vienna ma la sua posizione sembra essere totalmente estranea ai fatti.
L'unico nome che invece un po' di clamore ha suscitato è stato quello di Talat Sulejmani, attuale capo della filiale Air Bosnia ad Istambul, e coinvolto in un traffico di clandestini che avveniva proprio grazie ai voli della compagnia bosniaca.
Serve molto tempo prima che un Paese riesca a modificare la percezione delle altre nazioni nei propri confronti, e questo accadrà anche alla Bosnia-Erzegovina. Spesso accade si sottovaluti l'importanza dell'immagine che si presenta nel mondo attraverso i propri ambasciatori. Questo è l'errore nel quale si è incorsi anche in Bosnia-Erzegovina: i frequenti scandali riguardanti gli ambasciatori bosniaci nominati in questi ultimi anni sotto forti pressioni dell'Sda, dell'HDZ e del SDS non hanno certo contribuito a diffondere un'immagine positiva e cristallina. Di questa ex-repubblica jugoslava.
Tra le più rilevanti fu la vicenda che coinvolse Muhamed Sacirbegovic, ex-ambasciatore negli USA e fortemente legato ad Alija Izetbegovic. Noto perché amante dei giochi d'azzardo decise di porre fine alla propria carriera diplomatica, iniziandone una da imprenditore, quando vennero alla luce i suoi sprechi di denaro pubblico. Ora al fianco di Milan Panic, ricchissimo imprenditore jugo-americano ed ex-primo ministro dell'ultima Jugoslavia, non diede mai alcuna spiegazione sui buchi di bialncio che gli venivano addebitati.
Al posto di Sacirbegovic divenne ambasciatore Husein Zivalj, braccio destro del ministro degli esteri della BiH, Jadranko Prlic ma anche quest'ultimo sembra destinato ad essere sostituito ed il nuovo candidato verrà a giorni nominato dal governo guidato dall'Alleanza.
Le polemiche riguardanti i diplomatici bosniaci oltre Atlantico colpiscono anche la missione della BiH presso le Nazioni Unite il cui primo segretario, Darko Trifunovic, si è alcune volte espresso con toni che in parte nascondevano le responsabilità serbe nelle operazioni di pulizia etnica durante la guerra ed ha sostenuto l'innocenza di un personaggio come Radovan Karadzic. Contemporaneamente ha accusato Izetbegovic di essere colpevole dei presunti massacri commessi contro i serbi a Sarajevo. A fronte di queste dichiarazioni, che hanno non poco scandalizzato la diplomazia americana, Husein Zivalj non ha espresso alcuna opinione (Slobodna Bosna 23.08.2001).
Altre polemiche coinvolgono Jadranko Prlic che come rappresentante dell'HDZ ha ricoperto la carica di ministro degli esteri della Bosnia-Erzegovina. Attualmente, dopo aver lasciato l'HDZ seguendo un umore politico dell'opinione pubblica in cambiamento, è vice-ministro nel nuovo governo guidato dall'Alleanza. Questo non impedisce che si parli di un possibile suo "viaggio" all'Aja. C'è chi afferma sia stato lui ad ordinare l'apertura di campi di concentramento vicino a Mostar dove tra il 1993 ed il 1994 vennero rinchiusi molti bosniaco-musulmani. 'Su quali siano in merito le mie responsabilità è competente solo l'Aja' ha dichiarato Prlic all'agenzia Onassa (29.08.2001).
Anche in seguito a questi passi falsi il nuovo governo della BiH è ora impeganto in una riorganizzazione del corpo diplomatico. Negli ultimi giorni di agosto sono stati licenziati 33 vecchi ambasciatori e promossi 28 di nuovi. Tra i nomi noti dei nuovi arrivati vi sono Zlatko Dizdarevic, giornalista e pubblicista, che andrà a Zagabria ed il sindaco del comune di Novo Sarajevo, Zeljko Komsic, che andrà a Belgrado. E' stato invece allontanato Todor Dutina, ex-ambasciatore a Ginevra, additato dalla stampa svizzera quale vicino collaboratore di Radovan Karadzic.
Con la caduta del governo dominato dai tre partiti nazionalisti (SDS, HDZ ed Sda) vi è la speranza che il nuovo corpo diplomatico possa dare nel mondo un'immagine migliore della Bosnia-Erzegovina. Già positivo che la presentazione della lista dei nuovi ambasciatori abbia sollevato pochissime polemiche. Tra le poche sorprese forse quella della permanenza di Emina Keco (link notizia fine agosto su rilascio passaporti strannier- archivio Bosnia) a Vienna. Non con lo stesso incarico però. Da ambasciatrice è passata al ruolo di responsabile della missione presso l'OSCE. Si è parlato ultimamente del suo coinvolgimento in una vicenda di riciclo di denaro sporco attraverso l'ambasciata bosniaca a Vienna ma la sua posizione sembra essere totalmente estranea ai fatti.
L'unico nome che invece un po' di clamore ha suscitato è stato quello di Talat Sulejmani, attuale capo della filiale Air Bosnia ad Istambul, e coinvolto in un traffico di clandestini che avveniva proprio grazie ai voli della compagnia bosniaca.