Da mesi nel settore pubblico non si ricevono gli stipendi. E molte categorie sono pronte a scendere in piazza. "Non prima delle elezioni" dichiarano "non vogliamo che le nostre lotte sindacali vengano strumentalizzate".
Coma sarà la Bosnia dopo le prossime elezioni politiche? Una cosa è certa, a prescindere da chi vinca il Paese sarà colpito da un'ondata di scioperi. Molti hanno minacciato disordini sociali nei giorni passati posponendoli però a dopo le elezioni per non "rischiare di essere strumentalizzati".
Il malcontento si trascina oramai da molto tempo e la povertà si fa sentire sempre più. Il primo sciopero "in calendario" è quello degli insegnanti. In realtà occorre dire che in alcune regioni della Bosnia, come ad esempio nella parte bosniaca del Cantone Erzegovina-Neretva, l'anno scolastico non è neppure cominciato visto che non è stato risolto il contenzioso tra insegnanti ed autorità competenti. A loro sembra si riuniranno presto anche i colleghi della parte croata del Cantone.
Agli insegnanti seguiranno gli impiegati del Ministero della giustizia. Non ricevono lo stipendio da mesi. Hanno annunciato uno sciopero anche i sindacati che tutelano gli interessi degli impiegati del Ministero degli interni. Tra questi i poliziotti che denunciano che a causa della difficile situazione materiale non sono in grado di svolgere in modo regolare i propri compiti.
Ma è da mesi che anche i camici bianchi, medici ed infermieri, non ricevono lo stipendio. Quindi c'è da aspettarsi che in tempi brevi scendano in strada a protestare.
E, cosa del tutto particolare, le stesse autorità locali si sono dichiarate intenzionate a manifestare. Il Governo del Cantone dell'Erzegovina-Neretva ha infatti annunciato che si prepara ad andare a protestare davanti al palazzo sede del Governo federale per ottenere finanziamenti promessi anni fa ma mai concessi.
Paradossalmente sembra che in questa situazione i più privilegiati siano i pensionati. Le loro pensioni infatti arrivano con un solo mese di ritardo. Peccato si tratti di somme simboliche che li spingono in uno stato di vera e propria povertà. Anche questi ultimi sono quindi pronti a prendere cartelloni e megafoni in mano (Vecernji List, 1 settembre 2002).