Gentile direttore Gianni Minà, le scrivo brevemente da collega giornalista e da autore di cinque libri sulla Bosnia Erzegovina.
Gentile direttore Gianni Minà,
le scrivo brevemente da collega giornalista e da autore di cinque libri sulla Bosnia Erzegovina.
Ho avuto modo di leggere l'articolo dal titolo "Dalla Bosnia al Kosovo vent'anni dopo...", a firma E. Vigna, pubblicato su "Latinoamerica"1/2 -2012. L'articolo è sorprendente, ma solo in negativo. Dovendo dare per scontata - non conoscendo l'autore - la buona fede di chi ha scritto il pezzo, non credevo che il suo giornale avrebbe potuto dare simile spazio alla propaganda ultranazionalista (parliamo di estrema destra) serba che fa capo al nuovo presidente Nikolic, assumendo come elementi certi quelle che sono solo fandonie estremistiche messe in giro dalla stessa gente che durante la guerra di Bosnia s'è macchiata dei peggiori crimini, a cominciare dallo stupro sistematico di circa 50.000 donne e dal genocidio di Srebrenica (che ha provocato non poco più di mille morti, come scritto dall'autore dell'articolo, ma non meno di 8.500, alcuni dei quali di 14 o 15 anni d'età).
Poiché frequento quei luoghi da ben oltre un decennio e ho visto con i miei occhi e toccato con mano molte verità ben diverse (tragicamente diverse) da quelle scritte dall'autore dell'articolo, sono da ora disponibile ad accompagnare lei, caro direttore, sui luoghi della guerra e del gonocidio, per farle toccare con mano cose ben diverse da quelle sfortunatamente pubblicare dal suo giornale.
Poiché, infine, conosco anche le persone che hanno lavorato e lavorano seriamente in quei luoghi per raccontare una verità il più possibile oggettiva, ed escludendo il mio nome, che per lei risulterà giustamente sconosciuto, mi permetto di consigliarle, per eventuali futuri articoli sulla Bosnia e sui Balcani, nomi di colleghi seri e indipendenti come Paolo Rumiz e Mario Boccia, oppure di grandi intellettuali ex jugoslavicome Predrag Matvejevic, per raccontare una storia che nelle parole del suo articolista non rasenta neppure in minima parte la verità. Purtroppo. E di questo mi dispiaccio assai, poiché ho sempre avuto massima stima, fino a oggi, nel suo lavoro e nella sua provata serietà.
Con immutata stima ma con molta delusione
Luca Leone
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