Un ricordo del professore di storia medioevale bosniaca, recentemente scomparso. Una figura che si è sempre distinta dal nazionalismo imperante nel proprio paese. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Il mondo accademico e i cittadini bosniaci piangono l’inaspettata morte di Dubravko Lovrenović, avvenuta lo scorso 17 gennaio. La morte di un cittadino che da anni si era impegnato non solo negli studi del mai abbastanza esplorato medioevo del Regno bosniaco, ma anche di un uomo che si era schierato con quei pochi del mondo politico e accademico che si opponevano e si oppongono ancora all’abuso della storia per finalità revisioniste e per giustificare azioni di bassa politica.
Le “manovre” dei numerosi pseudo storici e pseudo esperti-ricercatori del complesso passato della storia bosniaco-erzegovese erano, e sono ancora, ottimi strumenti per impossessarsi del passato dei popoli. Falsificazioni che nascono “timidamente” ancora all’inizio del secolo scorso ma che vedono una svolta proprio negli anni novanta, durante il conflitto, e negli anni successivi.
Il suo collega, il professor Esad Bajtal, descrive Lovrenović in modo semplice ed inequivocabile: “Dubravko ha servito il proprio paese nel miglior modo possibile, da vero cittadino in ogni istante”.
Dubravko Lovrenović nasce il 30 agosto del 1956 a Jajce (Bosnia centrale). Si laurea all’università di Sarajevo nel 1979 presso la Facoltà di filosofia e storia dove già nel 1980 lavora come assistente. Nel 2001 è invitato dall’Università di Yale come professore ospite e dal 2001 al 2003 ricopre l’incarico di viceministro del ministero di Cultura, Istruzione scolastica e Sport della FBiH. Nel 2005 è professore all’Università dell’Europa Centrale a Budapest.
E' stato membro dell’ANU, “Accademia delle scienza e arti della Bosnia Erzegovina” e per molti anni membro della “Commissione per la tutela e la salvaguardia dei monumenti nazionali della Bosnia Erzegovina”.
E' autore di diverse pubblicazioni scientifiche divenute punti di riferimento per qualsiasi ricerca seria sulla storia bosniaco-erzegovese del periodo medievale, sia per i ricercatori dell’area della ex Jugoslavia che per quelli del resto del mondo. Alcune sue pubblicazioni sono dedicate ai cosiddetti "Steçci" e senza dubbio - glielo riconoscono anche i “nemici” nel mondo scientifico e storiografico - è proprio grazie a lui che le lapidi medievali, i cosiddetti “marmi” ovvero “steçci”, siano diventate patrimonio dell’Unesco. Un patrimonio dell'umanità che non era facile identificare e classificare come patrimonio di un passato comune - quindi di tutti e di nessuno - in un paese tanto diviso come la Bosnia Erzegovina.
Il professor Lovrenović verrà ricordato come uomo di grande umanità e disponibilità. Amatissimo dagli studenti di varie generazioni. Temuto da tutti coloro i quali cercavano di “servirsi” del ricchissimo passato della Bosnia per costruire miti e alimentare mitologie.
Il nostro professore alzava anche la voce, spesso anche cercando di scherzare e ridicolizzare i numerosi tentativi dei finti scienziati, servitori della politica quotidiana, di strumentalizzare i fatti storici e mutilare la ricca storia della propria patria. Lui si batteva in primis per difendere il mestiere e la professione. Gli riusciva con facilità, presentando sempre argomenti in abbondanza a suo favore. A volte bastava una frase per “inchiodare” qualche autoproclamato storico e rendere le sue revisioni scritte quello che realmente erano, carta straccia.
Il suo ultimo anno di vita sarà anche profondamente segnato dalla perdita del figlio. Anche se non era suo figlio biologico questo fatto non impediva al giovane Mahir, tragicamente scomparso nel dicembre del 2015, di chiamarlo padre e nemmeno al professore di considerare Mahir il proprio e amato figlio. Una tragedia che fu utilizzata dall’establishment “ferito” come un’occasione per colpirlo come padre, come marito e come cittadino.
Per fortuna anche in questa battaglia non è mai stato solo. Oggi, tanti cittadini onesti sono pronti a portare a termine il lavoro iniziato da lui e dalla madre di Mahir.
Purtroppo ancora una volta la Bosnia Erzegovina ha perso uno dei propri figli migliori. Resta un grande vuoto dopo la perdita di Dubravko Lovrenović ma anche dei segni indelebili. Abbiamo salutato l’ultima volta il nostro professore sabato scorso a Sarajevo.
Ciao caro amico!