Per protestare contro un nuovo progetto di legge scendono in piazza veterani ed invalidi di guerra. Siamo sopravvissuti a Karadzic e ora è il nostro governo che rischia di ucciderci, affermano i più radicali.
Bosnia-Erzegovina: dieci anni dopo. Il primo marzo può essere considerato il giorno
più importante per la storia del giovane Stato bosniaco. In quel giorno nel 1992 la piccola repubblica autoproclamò la propria indipendenza e le prime barricate iniziarono a vedersi nelle strade di Sarajevo.
Dieci anni dopo nelle vie della capitale vi sembra essere lo stesso fermento. Ma il motivo questa volta è ben diverso. Sono gli invalidi di guerra e le famiglie dei soldati caduti durante i combattimenti usciti in strada per protestare contro un nuovo progetto di legge.
Suada Hadzovic, a capo del ministero che si occupa delle questioni riguardanti i veterani, proporrà in un nuovo disegno di legge che le pensioni concesse ai militari vengano radicalmente riviste. Tra gli elementi più contestati l'eliminazione di benefici per tutti coloro i quali non riuscissero a dimostrare un'invalidità permanente superiore al 50%.
E per protestare migliaia di persone hanno affollato Piazza della BH. Veterani, invalidi di guerra, madri e padri dei caduti. Ai cittadini di Sarajevo la manifestazione ha ricordato quella avvenuta dieci anni prima. I cecchini serbo-bosniaci avevano però allora iniziato a sparare e la gente era fuggita.
Anche alcuni striscioni richiamano pesantemente la guerra. "Suada Hadzovic=Radovan Karadzic" si legge su di un cartellone. "Avete un po' esagerato" chiede il giornalista del Dnevni Avaz (02.03.2002) a chi espone il cartellone. "Per niente", rispondono loro "non abbiamo affatto esagerato, Karadzic voleva ucciderci e la Hadzovc finirà per strangolarci".
Alla manifestazione si sono presentati anche i leader dell'Alleanza, Zlatko Lagumdjija, Halilovic, Behmen, i quali però, fischiati da tutti, non sono riusciti a parlare. Un'infelice uscita di Lagimdjija, in cui aveva dichiarato che l'atmosfera gli ricordava i fatti di Banja Luka in occasione della posa della prima pietra per la moschea Ferhadija (TVF1 04.03.2002), ha provocato le immediate reazioni dei politici dell'SDA che hanno richiesto le sue scuse ufficiali.
La manifestazione si è ripetuta il 4 di marzo, portando questa volta in piazza gli ex soldati dell'HVO e le famiglie dei caduti durante la "guerra patriottica" (si pensa sempre alla Croazia). I manifestanti hanno bloccato le frontiere tra Bosnia Erzegovina e Croazia nel tentativo di attirare l'attenzione pubblica sui problemi da loro sollevati. Bloccat quindi la strada tra Caplina e Metkovic per due ore, con concentramenti di manifestanti anche in altre città come Travnik, Orasje e altri posti meno noti. Il disegno di legge in questione fa discutere molto. Anche se la manifestazione è stata guidata dall'associazione HVIDRA (Savez hrvatshih vojnih invalida domovinskog rata - Unione degli invalidi croati della guerra patriottica) capeggiata da Marinko Liovic che ha sempre fatto parlare di sé, anche in Croazia, per le sue posizioni nazionaliste e che quindi fa pensare ad una strumentalizzazione delle manifestazioni per fini politici. Nonostante questo la gente che ha partecipato si è detta semplicemente preoccupata della propria sopravvivenza. "Lo scopo di questa manifestazione" ha dichiarato Ivan Pekic, presidente di un'associazione di invalidi di guerra "è quella di sollevare l'attenzione dei politici sul problema. Noi vogliamo solo una vita degna, mantenere ciò che abbiamo oggi e quindi che si possa fare conto su di un futuro meno incerto...non è quindi una manifestazione contro l'Alleanza" (TVF1, 04.03.2002).