"Terroristi tra i migranti?" - Immagne tratta dal documentario "Patka" prodotto dal Media Centar di Sarajevo

"Terroristi tra i migranti?" -Immagine tratta dal documentario "Patka " prodotto dal Media Centar di Sarajevo

In Bosnia Erzegovina la crisi legata alla presenza di migranti occupa quotidianamente le pagine di cronaca. Ma come ne parlano i media bosniaci? Quali sono le reazioni dei cittadini? Un'analisi dettagliata del Media Centar di Sarajevo

13/12/2019 -  Belma Buljubašić Sarajevo

(Originariamente pubblicato dal portale del Media Centar di Sarajevo , il 5 dicembre 2019)

Uno degli argomenti più discussi sui media bosniaci nel 2018-2019 è stata la crisi di migranti e rifugiati in Bosnia Erzegovina. Negli ultimi due mesi l’attenzione mediatica intorno a questo tema è ulteriormente aumentata, per diversi motivi: la drammatica situazione nel campo di Vučjak nei pressi di Bihać; la mancata volontà e l’incapacità delle autorità bosniaco-erzegovesi di affrontare in modo adeguato la crisi dei migranti; alcune affermazioni controverse sui migranti e rifugiati pronunciate dai politici della Republika Srpska; le ripetute sollecitazioni dei funzionari dell’UE affinché il campo di Vučjak venga chiuso; l’atteggiamento di una parte dei cittadini bosniaco-erzegovesi, secondo cui i migranti e i rifugiati sarebbero colpevoli di diversi atti criminali verificatisi sul territorio della Bosnia Erzegovina.

Abbiamo analizzato una serie di articoli dedicati alla crisi dei migranti in Bosnia Erzegovina per capire come alcuni dei principali media bosniaci hanno trattato questo argomento. Per avere un quadro più completo, abbiamo analizzato anche alcuni commenti dei cittadini bosniaco-erzegovesi a diversi articoli apparsi sui media online.

Dall’analisi dei commenti è emerso che la maggior parte dei cittadini bosniaci è sprovvista delle conoscenze geografiche di base, capisce ben poco della politica internazionale e nutre sentimenti razzisti e islamofobi, spesso mascherati dalla presunta preoccupazione per la sorte della Bosnia Erzegovina. Particolarmente preoccupante è la mancanza di empatia nei confronti dei migranti dimostrata dai cittadini bosniaci, di cui molti furono costretti a cercare rifugio in altri paesi durante la guerra in Bosnia Erzegovina. Al contempo, i cittadini bosniaci non perdono l’occasione per affermare che sono tolleranti e che rispettano le diversità e per sottolineare il fatto che la Bosnia Erzegovina è un paese multiculturale.

La rappresentazione mediatica di migranti e rifugiati nel 2018: da vittime a criminali

Già nel 2018, quando sempre più migranti e rifugiati hanno cominciato ad arrivare in Bosnia Erzegovina, alcuni media locali hanno iniziato a diffondere sentimenti ostili verso i migranti e i rifugiati che si sono trovati sul territorio della Bosnia Erzegovina cercando una vita migliore.

Un altro aspetto problematico riguarda il fatto che molti media bosniaci fanno un uso eccessivo del termine “migranti”, come se volessero ulteriormente spersonalizzare i soggetti rappresentati, sminuire le loro caratteristiche personali e presentare tutte le persone in fuga provenienti da diverse parti del mondo come una massa omogenea di soggetti senza nome e cognome e senza passato. “I migranti si sono picchiati tra loro”, “I migranti hanno rubato”, “Rissa tra migranti”, sono solo alcuni dei titoli comparsi sui media bosniaci che sembrano voler privare i migranti di caratteristiche umane e dignità. Tale omogeneizzazione, che tende a rappresentare un gruppo di individui come una massa indifferenziata di persone con le stesse caratteristiche, gli stessi obiettivi, etc., è un terreno fertile per la diffusione del linguaggio d’odio e per le generalizzazioni di ogni tipo. Ricorrendo costantemente al termine migrante, usato perlopiù con una connotazione negativa o vittimizzante, alcuni media hanno cercato di rappresentare le persone che lasciano i loro paesi per cercare una vita migliore altrove come criminali o come persone da compiangere perché prive dei più elementari mezzi di sussistenza.

Nel 2018 il quotidiano Dnevni avaz si è contraddistinto tra tutti i media bosniaci per il suo atteggiamento negativo verso i migranti e i rifugiati, accusandoli di comportamenti incivili, di fare uso di stupefacenti e di turbare la popolazione locale, causando risse e derubando i cittadini. Molti media bosniaci evitano di usare il termine rifugiato , ignorando completamente il fatto che alcune persone sono costrette a fuggire dal loro paese a causa di violazioni dei diritti umani o perché temono per la propria vita e incolumità.

Una recente ricerca realizzata da Rea Adilagić dell’Associazione dei giornalisti della Bosnia Erzegovina nell’ambito di un progetto intitolato “Izvještavanje o migrantima i izbjeglicama - #TačnoJeBitno” [Riportare notizie su migranti e rifugiati - L’esattezza conta], ha dimostrato che nel periodo compreso tra aprile 2018 e gennaio 2019 molti media bosniaci hanno trattato temi legati ai migranti e rifugiati in modo poco professionale, diffondendo ipotesi azzardate e informazioni non verificate. La ricerca ha preso in esame 100 articoli apparsi su 14 media bosniaci, di cui 3 media cartacei, 5 media radiotelevisivi e 6 media online. Gli articoli sono stati classificati in base all’atteggiamento espresso nei confronti di migranti e rifugiati nelle seguenti categorie: articoli che stigmatizzano i migranti e i rifugiati; articoli che accusano i migranti e i rifugiati di essere criminali; articoli in cui i migranti e i rifugiati sono rappresentati come persone pericolose; articoli in cui sono rappresentati come vittime; articoli scandalistici. In più della metà degli articoli analizzati i migranti e i rifugiati sono rappresentati come persone pericolose che costituiscono una minaccia per la sicurezza dei cittadini bosniaco-erzegovesi.

Di seguito riportiamo altri due esempi emblematici. Nel maggio 2018, in un’intervista rilasciata al portale Nezavisne novine, la procuratrice della Bosnia Erzegovina Gordana Bosiljčić ha dichiarato di essere stata derubata da un migrante mentre si trovava in un negozio situato nel centro storico di Sarajevo. Dal momento che non ha potuto fornire alcuna prova concreta a sostegno di tale affermazione – tra l’altro perché la polizia non è mai riuscita a identificare il responsabile del reato – la procuratrice ha cercato di corroborare la sua storia affermando che l’uomo che l’ha derubata era di carnagione scura. La notizia è subito rimbalzata su altri media bosniaci.

Il secondo esempio riguarda un articolo pubblicato nel luglio 2018 sul portale Dnevni avaz. Nell’articolo vengono riportate alcune affermazioni rilasciate da due cittadini di Bihać – che hanno scelto di rimanere anonimi – secondo cui i migranti provenienti dall’Afghanistan avrebbero trovato un nuovo “hobby” che consiste nel catturare le anatre selvatiche sul fiume Una per poi cucinarle alla griglia. L’articolo abbonda delle più orribili parole d’odio e sembra che l’autore, riportando affermazioni provenienti da fonti anonime, abbia voluto sottolineare il fatto che i cittadini di Bihać hanno talmente tanta paura dei migranti che non osano parlare liberamente, senza ricorrere all’anonimato, per timore di subire ritorsioni.

Escalation della crisi dei migranti

Nell’ottobre di quest’anno, alcuni media bosniaci hanno cominciato a usare toni allarmistici trattando temi legati alla crisi dei migranti, quali la drammatica situazione nel campo di Vučjak, i nuovi arrivi di migranti e rifugiati in Bosnia Erzegovina, la comparsa di scabbia nella città di Tuzla, la decisione delle autorità di limitare la libera circolazione di migranti e rifugiati nella regione della Krajina, l’appello del sindaco di Bihać rivolto alle istituzioni centrali affinché si adoperino più attivamente per risolvere la crisi dei migranti, diverse risse e incidenti che hanno visto coinvolti i migranti e i rifugiati, etc.

Con l’arrivo del freddo la situazione è peggiorata, perché la maggior parte dei campi per migranti e rifugiati è inadeguata per l’inverno. Qualche tempo fa sui media sono comparsi alcuni video girati nel campo di Vučjak, dove diverse centinaia di migranti e rifugiati vivevano in condizioni disumane. Nel frattempo è stata annunciata la chiusura del campo [martedì 10 dicembre circa 350 migranti e rifugiati sono stati trasferiti dal campo di Vučjak nella caserma di Ušivak nei pressi di Sarajevo], mentre il comune di Bihać ha annunciato che avrebbe smesso di finanziare i campi per migranti situati sul territorio comunale in segno di protesta per il mancato sostegno da parte delle istituzioni centrali della Bosnia Erzegovina.

Anche il governo del cantone Una-Sana ha reso noto che avrebbe tolto il proprio sostegno finanziario ai due campi per migranti situati nel comune di Bihać, insistendo sul fatto che i migranti devono essere sistemati fuori dai centri urbani, proponendo una struttura situata a Medeno Polje, che ricade nel territorio del comune di Bosanski Petrovac. I rappresentanti delle autorità cantonali hanno inoltre fatto sapere di aver scritto alle istituzioni centrali di Sarajevo e a quelle dell’UE, chiedendo che i migranti presenti sul territorio del cantone Una-Sana venissero trasferiti in alcuni campi di accoglienza situati nei pressi di Sarajevo e Mostar che – stando alle loro parole – sarebbero semivuoti , e che la linea ferroviaria tra Tuzla e Bihać venisse sospesa.

Dopo le ripetute sollecitazioni delle autorità e dei cittadini del cantone Una-Sana, secondo cui la situazione sanitaria e di sicurezza nel cantone sarebbe stata seriamente compromessa a causa della presenza dei migranti, il ministero dell’Interno del cantone Una-Sana ha introdotto diverse misure volte a limitare la libertà di movimento dei migranti, ai quali è stato impedito di circolare nei centri abitati e di trattenersi nei parchi. Il portavoce del ministero ha dichiarato che le misure adottate sono necessarie per evitare che i migranti compiano atti illeciti come l’accattonaggio, il vagabondaggio e altri reati.

Nei mesi di ottobre e novembre i media bosniaci hanno parlato anche delle proteste dei cittadini contro l’apertura di nuovi centri di accoglienza per migranti. A destare particolare attenzione è stata la proposta, avanzata dal governo del cantone Una-Sana, di trasferire una parte dei migranti dai campi situati nel comune di Bihać nel villaggio di Medeno Polje [abitato dai ritornanti serbi], nei pressi di Bosanski Petrovac. Reagendo a questa proposta, Đorđe Radanović, presidente del Comitato per la protezione dei diritti dei serbi nella Federazione di Bosnia Erzegovina, ha avvertito che i serbi residenti nella Federazione BiH bloccheranno la strada tra Drvar e Bosanski Petrovac per impedire un eventuale tentativo di trasferire i migranti a Medeno Polje. Secondo Radanović, il trasferimento dei migranti nel villaggio di Medeno Polje rappresenterebbe una violazione dell’Annesso 7 degli Accordi di Dayton. Radanović ha annunciato che inviterà tutti i rappresentanti serbi delle istituzioni centrali e quelle della Federazione BiH, ma anche gli ambasciatori accreditati a Sarajevo dei paesi garanti degli Accordi di Dayton (Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia, Germania, Unione europea), a opporsi alla proposta di trasferimento dei migranti a Medeno Polje.

La proposta è stata duramente criticata anche dal membro serbo della Presidenza tripartita della Bosnia Erzegovina Milorad Dodik, il quale ha dichiarato che un eventuale trasferimento dei migranti a Medeno Polje rappresenterebbe un atto politico, finalizzato a costringere i serbi ad abbandonare le terre dove vivono da secoli. Dodik ha approfittato dell'occasione per attaccare i suoi oppositori politici, affermando che la proposta è stata ideata dai politici di Sarajevo e che una parte dell’élite politica bosgnacca è favorevole all’arrivo dei migranti in Bosnia Erzegovina, perché se dovessero rimanerci potrebbero esercitare pressioni sui cittadini di nazionalità diversa da quella bosgnacca. Dodik ha inoltre ribadito che la Republika Srpska non permetterà l’apertura di centri di accoglienza per migranti sul proprio territorio.

Le affermazioni di Dodik hanno suscitato numerose reazioni negative dei cittadini, che hanno ricordato che il villaggio di Medeno Polje si trova nel territorio della Federazione di Bosnia Erzegovina e che Dodik non ha alcun diritto di intromettersi nelle questioni interne della Federazione BiH. È curioso notare come la maggior parte dei commenti negativi non sia stata indirizzata ai migranti bensì a Milorad Dodik. Tuttavia, qualche settimana dopo, lo scorso 15 novembre, circa 300 cittadini di Bihać si sono radunati davanti al centro di accoglienza di Bira, invitando i migranti ospitati nel centro a lasciare Bihać e a tornare nei loro paesi di origine.

I deputati croati del consiglio comunale di Tuzla e di quello di Živnice hanno reagito con veemenza all’annuncio del presidente del Consiglio dei ministri della Bosnia Erzegovina Denis Zvizdić, che ha avanzato l’ipotesi di aprire un nuovo centro per migranti nel villaggio di Ljubače nei pressi di Tuzla, abitato prevalentemente da croato-bosniaci. I deputati croati hanno emesso un comunicato stampa , affermando che i croato-bosniaci sono molto preoccupati perché non sanno come proteggersi da potenziali furti e atti vandalici da parte dei migranti illegali.

Questo comunicato stampa, basato su mere speculazioni, è paradigmatico, perché dimostra come alcuni politici diffondano un panico infondato.

La presa di posizione della Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatović che, durante la sua recente visita in Bosnia Erzegovina, ha affermato che il campo di Vučjak deve essere immediatamente chiuso, ha suscitato molti commenti dei cittadini bosniaci pieni di parole d’odio, che hanno paragonato i migranti alle bestie e invitato Dunja Mijatović a portare i migranti a casa sua.

Dopo la visita di Dunja Mijatović, sui media bosniaci sono apparsi diversi articoli incentrati sull’incapacità delle autorità di affrontare in modo adeguato la crisi dei migranti e sulla drammatica situazione nel campo di Vučjak. Molti cittadini, nei loro commenti a suddetti articoli, hanno chiesto che i migranti venissero deportati nei loro paesi di origine, senza mostrare la benché minima empatia.

Come si crea un’immagine negativa dei migranti

Ogni giorno in Bosnia Erzegovina si verificano risse, furti, incendi, rapine, e tra le notizie più lette dai cittadini bosniaci sono quelle di cronaca nera. Tuttavia, gli episodi di cronaca nera che vedono come protagonisti i cittadini bosniaci suscitano molta meno indignazione rispetto a quelli che vedono coinvolti i migranti. Si ha l’impressione che alcuni media bosniaci cerchino di sfruttare ogni episodio di cronaca nera per alimentare ulteriormente l’ostilità nei confronti di migranti e rifugiati, rappresentandoli come persone incivili, diverse, per le quali non c’è posto in Bosnia Erzegovina. Lo confermano numerosi esempi, di cui riportiamo quelli che hanno suscitato maggiore attenzione dell’opinione pubblica.

Lo scorso 12 novembre su alcuni media bosniaci è apparso un articolo che descriveva un episodio di abuso sessuale su un cane avvenuto nel cortile della casa del suo proprietario a Bihać. La notizia è trapelata dopo che il proprietario del cane ha denunciato l’episodio alla polizia ed è subito rimbalzata sui media di tutta la regione, con titoli sensazionalistici del tipo: “Contenuto disturbante, vi verrà da vomitare”, mentre alcuni titoli suggerivano che il cane sarebbe stato abusato da un migrante. Chi legge solo i titoli è rimasto all’oscuro del fatto che nessun media ha fornito alcuna prova a sostegno dell’ipotesi secondo cui il reato sarebbe stato commesso da un migrante.

L’articolo è stato originariamente pubblicato sul portale USKinfo.ba, accompagnato da un filmato della durata di 4 minuti registrato da una videocamera di sorveglianza. L’articolo inizia con l’affermazione che in Bosnia Erzegovina si assiste all’escalation della crisi dei migranti, poi prosegue sottolineando che, mentre gli agenti della polizia bosniaca trasferiscono i migranti illegali nel campo di Vučjak, i cittadini che vivono nei pressi del centro per migranti di Bira stanno cercando in tutti i modi di proteggersi da irruzioni violente di migranti. Nell’articolo vengono riportate anche alcune affermazioni del proprietario del cane, secondo cui il cane si sarebbe comportato in modo strano, motivo per cui il proprietario e sua moglie hanno deciso di guardare il filmato della videocamera di sorveglianza, dopodiché hanno denunciato l’episodio alla polizia e hanno portato il cane all’ambulatorio veterinario di Bihać. Nonostante nel video non si veda il volto del responsabile del reato, il proprietario del cane ha dichiarato: “So che sarà inutile, ma voglio comunque denunciare quanto accaduto affinché si sappia cosa stanno facendo”.

Il proprietario del cane non li ha nominati esplicitamente, ma è chiaro che si riferiva ai migranti, riecheggiando la retorica usata da molti media bosniaci che parlano di “noi” e “loro”.

L’articolo ha suscitato grande attenzione, ottenendo quasi 10mila like. Molti commenti all’articolo contengono messaggi di odio, ma anche le accuse reciproche tra i cittadini bosniaci di diverse nazionalità. Alcuni cittadini hanno proposto varie punizioni da infliggere al responsabile dell’accaduto.

La notizia è stata ripresa da molti portali in Bosnia Erzegovina, ma anche in Croazia e in Serbia, di cui alcuni hanno affermato già nel titolo che il cane è stato abusato da un migrante (Alo, Paraf, Mondo, Novosti, Espreso, etc.), mentre altri hanno suggerito nel titolo che il reato è stato commesso da un uomo, per poi precisare che si sospetta che il responsabile del reato sia un migrante.

Il portavoce del ministero dell’Interno del cantone Una-Sana Ale Šiljededić ha dichiarato al portale Dnevni avaz che sulla base del contenuto del filmato non si può affermare con certezza che si sia trattato di un migrante, ma che il proprietario del cane sospetta che il reato sia stato commesso da un migrante.

Ogni articolo sulla crisi dei migranti in Bosnia Erzegovina suscita numerosi commenti negativi. Ad esempio, una breve notizia pubblicata lo scorso 20 novembre sul portale Klix sull’aggressione ad un migrante, che è stato trasportato dall’autostazione di Sarajevo al pronto soccorso, ha scatenato un’ondata di commenti ostili.

L’articolo, lungo nove righe, spiega che l’uomo è stato aggredito con un oggetto tagliente, per poi essere trasportato all’ospedale, e che la polizia sta indagando per fare chiarezza sulla vicenda, per capire se l’uomo sia stato aggredito alla stazione o se si sia recato lì dopo l’aggressione, se sia stato aggredito con un coltello o con qualche altro oggetto, etc. Alcuni lettori hanno suggerito nei loro commenti che i migranti dovrebbero essere cacciati dalla Bosnia Erzegovina, oppure arrestati e rispediti in Serbia, o ancora che dovrebbero mettere insieme i soldi sufficienti per acquistare un volo charter e tornare nei loro paesi.

Alla fine di ottobre, Dnevni avaz ha pubblicato una drammatica testimonianza di un cittadino di Sarajevo, che sostiene di essere stato aggredito nel suo appartamento da alcuni migranti. Tuttavia, le sue affermazioni lasciano intendere che non abbia visto i volti degli aggressori. “Sotto di me, al piano terra, abita un poliziotto, un agente speciale. Lui dormiva, era appena tornato dal turno di notte. Io ero sveglio. Loro hanno forzato la porta e sono saliti per le scale nel mio appartamento. Non nel suo, ma direttamente nel mio, nonostante abbiano visto la luce accesa, la tv accesa, è questo che non capisco. Io ero a casa malato; ho avuto un infarto, anzi tre, e anche un tumore, da solo a casa. Li ho sentiti, ma pensavo che quel vicino avesse ospiti e che facessero casino. Ho abbassato il volume della tv per sentire cosa stava accadendo. All’improvviso hanno cominciato a battere sulla porta d’ingresso del mio appartamento, cercando di forzarla. A quel punto sono uscito. Dietro al vetro ho visto una silhouette, ma era buio e non ho capito chi fosse. Ho urlato e sono scappati giù per le scale. È caduta una bottiglia di birra, vedo che l’hanno lasciata giù”.

Da quanto sopra esposto emerge che i cittadini bosniaci hanno cominciato a incolpare i migranti e i rifugiati di tutti i problemi che affliggono la Bosnia Erzegovina, e di accusarli di tentativi di furto e di molti altri reati.

Tra i tanti media bosniaci che negli ultimi due anni hanno contribuito alla diffusione del linguaggio d’odio nei confronti di migranti e rifugiati spicca il portale Antimigrant.ba, che pubblica notizie false e interpreta le informazioni in modo distorto, alimentando atteggiamenti ostili verso i migranti.

Recentemente il Consiglio per la stampa della Bosnia Erzegovina ha accolto il ricorso presentato dalla coalizione Mreža za izgradnju mira [Rete per la costruzione della pace] riguardante il contenuto di tre articoli pubblicati sul portale Antimigrant.ba tra agosto e settembre 2019. Il ricorso è stato presentato anche all’ufficio dell’ombudsman per i diritti umani, e ai responsabili del portale è stato chiesto di rimuovere i contenuti controversi e di scusarsi alle persone i cui diritti sono stati violati e a tutti i cittadini della Bosnia Erzegovina. Nella decisione del Consiglio per la stampa si afferma che il portale dovrebbe scusarsi anche per aver risvegliato, con intenzioni malevole, i traumi di guerra dei cittadini bosniaci, abusando di certi termini come genocidio, campi di concentramento, invasori, etc.

Dai contenuti analizzati emerge che molti media bosniaci parlano negativamente di migranti e rifugiati, rappresentandoli come criminali o vittimizzandoli. Sono molto rari gli articoli che presentano i migranti e i rifugiati sotto una luce positiva, come ad esempio alcune storie educative che parlano delle culture e dei paesi di provenienza dei migranti. Altri esempi positivi riguardano alcuni laboratori educativi e creativi per migranti e diverse iniziative di socializzazione tra i migranti e la popolazione locale, ma i media ne parlano poco.

L’analisi ha inoltre dimostrato che molti cittadini bosniaci sanno poco dei paesi di provenienza dei migranti, indicano i migranti con termini come “arabi”, “persone provenienti dal Medio Oriente”, e spesso definiscono i loro paesi come “incivili”. Una constatazione assurda, soprattutto se ricordiamo che molti migranti provengono dai paesi come Iran, Marocco, Siria. Inoltre, è evidente che i cittadini bosniaci hanno paura dell’altro, una paura che emerge soprattutto dai commenti in cui vengono descritte “le nostre” e “le loro” tradizioni, per sottolineare le presunte differenze tra noi e loro. I cittadini bosniaci nei loro commenti spesso affermano di non avere nulla contro le donne e i bambini migranti, sottolineando però che la maggior parte dei migranti sono maschi, in età militare, che avrebbero potuto combattere per i loro paesi, invece di fuggire. Tali affermazioni dimostrano che gran parte dei cittadini bosniaci non sa perché i migranti lasciano i loro paesi, né tanto meno sa che non tutti i paesi di provenienza dei migranti sono afflitti da guerre.

This publication has been produced within the project European Centre for Press and Media Freedom, co-funded by the European Commission. The contents of this publication are the sole responsibility of Osservatorio Balcani e Caucaso and its partners and can in no way be taken to reflect the views of the European Union. The project's page