Fahrudin Radončić (foto CIN)

Fahrudin Radončić (foto CIN )

Fahrudin Radončić, leader politico bosniaco, già ministro e magnate dei media bosniaci, dopo la cessione formale delle aziende di sua proprietà alla ex moglie si è lanciato nell'acquisto di immobili nella lussuosa marina di Porto Montenegro

(Originariamente pubblicato dal Centro per il giornalismo investigativo di Sarajevo il 13 dicembre 2017)

Fahrudin Radončić, leader politico e magnate dei media di Sarajevo, ha investito, nell’arco di soli due anni, oltre 11 milioni di marchi convertibili (circa 5,6 milioni di euro) in immobili e partecipazioni societarie in Montenegro, acquistando quattro appartamenti di lusso nella marina di Porto Montenegro (a Tivat) e un cospicuo numero di azioni della Telekom Montenegro.

Radončić ha ottenuto la maggior parte del denaro investito dalla cessione delle aziende “Avaz” e “Avaz-roto press”, con sede a Sarajevo, alla sua ex moglie Azra, dalla quale si è separato verso la metà del 2012. Uno degli immobili lo ha invece acquistato grazie a un prestito di svariati milioni di marchi ottenuto da una banca montenegrina.

I documenti raccolti dal Centro per il giornalismo investigativo (CIN) dimostrano che, anche dopo aver formalmente cessato di essere titolare di suddette aziende, Radončić ha continuato ad avere voce in capitolo nelle principali decisioni aziendali, comprese quelle relative alla scelta del personale e alla politica redazionale del quotidiano “Dnevni avaz”, edito da “Avaz-roto press”.

Fahrudin Radončić non ha voluto rilasciare dichiarazioni ai giornalisti di CIN.

Radončić ha iniziato a investire in Montenegro poco dopo le elezioni generali in Bosnia Erzegovina del 2014, dalle quali è uscito sconfitto, come candidato nella corsa per la carica di membro bosgnacco della presidenza tripartita del paese dell’Alleanza per un futuro migliore (SBB) di cui è leader. Si è mostrato particolarmente attratto dall’acquisto di beni immobili nella marina di Porto Montenegro a Tivat, nelle Bocche di Cattaro.

Questo resort di lusso è sorto sul sito del vecchio Arsenale di Tivat, che ospitava una delle più grandi basi della Marina jugoslava. Il governo montenegrino ha dato l’area in questione in concessione per un periodo di 90 anni ad investitori stranieri, che vi hanno costruito una moderna marina, sette palazzi residenziali e un albergo, intorno ai quali sono sorti circa 50 ristoranti, bar e negozi. Gli appartamenti, costruiti secondo alti standard qualitativi, venivano venduti a clienti benestanti, alcuni dei quali hanno ormeggiato nella marina i loro mega yacht e altre imbarcazioni di lusso, che navigano sotto bandiere ombra, come quelle di Gibilterra e Isole Cayman.

Gli alti prezzi degli immobili nella marina di Porto Montenegro non sono l’unica spesa che spetta a chi vuole diventarne proprietario. Una volta acquistato un appartamento, il proprietario è tenuto a contribuire alle spese di manutenzione degli edifici e delle piscine, nonché a quelle relative all’impiego del personale addetto alla sicurezza. Stando ai dati delle agenzie immobiliari di Tivat, queste spese ammontano fino a 3000 marchi mensili (circa 1500 euro) per appartamento.

In compagnia dei miliardari

Radončić ha comprato il primo appartamento a Porto Montenegro nel dicembre 2014, nella residenza “Teuta”, una delle più lussuose dell’intero complesso, dove possiedono immobili alcuni degli uomini d’affari più ricchi del mondo, come l’imprenditore britannico Simon Murray e il miliardario canadese Peter Munk, fino a poco tempo fa proprietario dell’intera marina.

L’appartamento di 96 mq, con garage di 13 mq, è costato a Radončić 1,33 milioni di marchi (680mila euro). Verso la fine del febbraio 2015, Radončić ha regalato questo immobile a suo figlio Irhad, e pochi giorni più tardi, all’inizio di marzo, ha acquistato un altro appartamento a Porto Montenegro, nella villa residenziale “Ksenija”.

Questo appartamento di 153 mq, completo di tre posti auto nel garage interrato, è costato circa 2,1 milioni di marchi (poco più di 1 milione di euro).

Nel corso del 2015, Radončić ha continuato a spendere denaro per l’acquisto di immobili in Montenegro, iniziando a investire anche in azioni societarie.

Nel settembre 2015 è diventato proprietario di uno dei più grandi appartamenti nella marina di Tivat. Ha scelto nuovamente la residenza “Teuta”, solo che questa volta si è deciso per un appartamento di ben 351 mq, completo di garage, che gli è stato ceduto da Nathaniel Rotschild, membro di una delle più potenti famiglie del mondo, per un corrispettivo di circa 4,2 milioni di marchi (circa 2,1 milioni di euro).

Radončić ha acquistato questo appartamento con un mutuo ipotecario ottenuto da “Hipotekarna banka” di Podgorica, impegnandosi a restituire la somma erogata entro il settembre 2016.

La banca ha cancellato l’ipoteca sull’appartamento più di anno dopo la scadenza del termine per la restituzione del mutuo, con la spiegazione che Radončić aveva adempiuto a tutti gli obblighi contrattuali. Non è dato sapere con quali soldi Radončić abbia rimborsato questo prestito.

Otto giorni prima della cancellazione dell’ipoteca la stessa banca ha erogato a Radončić un nuovo mutuo, per un importo di 2 milioni di marchi (1,022 milioni di euro), con l’obbligo di restituzione entro novembre 2020. Anche questa volta l’ipoteca è stata iscritta sul grande appartamento con garage nella residenza “Teuta”.

Sempre nel settembre 2015, Radončić ha acquistato 250mila azioni della Telekom Montenegro per un importo complessivo di 1,95 milioni di marchi (poco meno di 1 milione di euro), versato sul conto della società di brokeraggio “CG Broker-Diler” con sede a Podgorica, che ha svolto l’attività di intermediazione nella vendita.

Dopo aver acquistato tre appartamenti nella marina di Porto Montenegro, di cui alcuni già usati, sul finire del 2016 Radončić ha deciso di comprarne un altro, del tutto nuovo, nella lussuosa struttura residenziale “Regent Pool Club Acqua”, all’epoca ancora in fase di costruzione. Questo complesso occupa un’area di oltre 9.500 mq e comprende giardini, piscine, un centro benessere e molti altri servizi di cui possono usufruire esclusivamente i proprietari degli appartamenti.

Mentre stava per procedere al nuovo acquisto, a Radončić si è presentata l’occasione di ricavare un guadagno da uno degli immobili precedentemente acquistati a Porto Montenegro. Il 7 dicembre 2016 ha venduto l’appartamento di 153 mq, con posto auto, situato in villa “Ksenija” a un cittadino russo, Andrey Enin, al prezzo di quasi 2,4 milioni di marchi (1,22 milioni di euro). I restanti due posti auto che Radončić aveva acquistato con questo appartamento sono invece rimasti di sua proprietà.

Poco tempo dopo, il 26 dicembre 2016, Radončić ha acquistato, per l’importo di 1 euro, l’azienda “PM 1.25” fino ad allora di proprietà della società “Adriatic Marinas” che gestisce la marina di Porto Montenegro. Nello stesso giorno, “PM 1.25” ha acquistato un appartamento di quasi 140 mq, completo di garage, nella residenza “Regent Pool Club Acqua”. Il prezzo dell’immobile, stabilito nel contratto di compravendita, era di 2,083 milioni di marchi (1,065 milioni di euro), di cui 1,56 milioni sono stati versati dall’acquirente al momento della sottoscrizione del contratto. La residenza è stata completata nel luglio di quest’anno.

Una volta terminato l’acquisto, Radončić ha modificato lo statuto di “PM 1.25”, registrandola come società operante nel settore immobiliare e in quello dei giochi e delle scommesse. Il 28 febbraio 2017 ha trasferito la proprietà dell’azienda a suo figlio Irhad.

Stando al rendiconto finanziario relativo al 2016, in quell’anno l’azienda “PM 1.25” non ha registrato alcun profitto, mentre il suo capitale immobilizzato ammontava a 1,56 milioni di marchi (circa 800mila euro) e quello liquido a 200mila marchi (circa 100mila euro). Impiegava un solo dipendente.

Divorzio congiunto

Due anni e mezzo prima che iniziasse a investire in Montenegro, Radončić ha formalmente ceduto il suo impero mediatico all’ex moglie Azra, dalla quale ha divorziato (consensualmente) il 22 maggio 2012, dopo quasi vent’anni di matrimonio.

Subito dopo il divorzio, Azra ha presentato richiesta di divisione dei beni comuni presso il tribunale di Sarajevo, e una volta raggiunto l’accordo tra ex coniugi, il 19 giugno 2012 il giudice ha emesso il provvedimento di assegnazione dei beni, stando al quale l’ex moglie di Radončić ha ottenuto l’azienda “Avaz srl”, 372.266 quote dell’azienda “OKO srl” operante nel settore della grafica e dell’editoria, nonché un appartamento di 166 mq disposto su due livelli, situato nel centro “Importante” di Sarajevo e acquistato poco prima del divorzio. Radončić ha invece ottenuto l’azienda “Avaz-roto press”, editrice di diverse testate, tra cui il quotidiano “Dnevni avaz”, nonché due case e una grande proprietà terriera situate nel territorio del comune di Vogošća, nel cantone di Sarajevo.

Tuttavia, a soli 15 giorni dalla divisione dei beni, Radončić ha venduto “Avaz-roto press” alla sua ex moglie, ovvero all’azienda “Avaz”, per 200 milioni di marchi (circa 102 milioni di euro). Il contratto di compravendita è stato sottoscritto nello stesso giorno in cui è stata formalizzata la cessione di “Avaz srl” all’ex moglie di Radončić.

Stando al contratto di compravendita di “Avaz-roto press”, sottoscritto il 6 luglio 2012, “Avaz” era tenuta a versare a Radončić mezzo milione di marchi (circa 255mila euro) al momento della stipula del contratto, e un altro mezzo milione entro il 1 ottobre 2012. Il pagamento della seconda tranche non è stato effettuato entro il termine previsto.

I restanti 199 milioni di marchi dovevano essere versati entro la fine del 2015, in tre rate annuali, una da 67 e due da 66 milioni. Tuttavia, secondo i dati disponibili, alla scadenza del termine fissato Radončić ha ricevuto solo 8,5 milioni, ovvero meno del 5% dell’importo pattuito.

Gli obblighi stabiliti nel contratto di cessione di “Avaz-roto press” si sono dimostrati difficilmente eseguibili perché, nel periodo compreso tra il 2012 e il 2015, le due aziende in questione non realizzavano profitti sufficienti per poter provvedere al pagamento dell’importo dovuto a Radončić, pari a 200 milioni di marchi.

Nel periodo in questione, “Avaz-roto press” e “Avaz” potevano infatti permettersi di versare a Radončić solo 71 milioni di marchi (36,3 milioni di euro), sempre che non abbiano fatto altri investimenti. La terza azienda di proprietà dell’ex moglie di Radončić, “OKO srl”, registrava perlopiù perdite.

Il contratto di cessione di “Avaz-roto press” ha consentito a Radončić di ritirarsi formalmente dall’azienda, senza dover rinunciare a quasi nessuno dei poteri di cui godeva come proprietario.

Con questo contratto, “Avaz srl”, in qualità di acquirente, si è impegnata – finché non avrà provveduto al pagamento dell’intera somma pattuita – a non trasferire o vendere quote di partecipazione di “Avaz-roto press”, effettuare cambiamenti ai vertici dell’azienda, fare investimenti né prendere prestiti, senza previo consenso scritto di Radončić.

Cedendo le aziende “Avaz” e “Avaz-roto press” alla sua ex moglie, Radončić ha evitato di trovarsi in una situazione di conflitto di interesse, perché nel novembre 2012 è stato nominato ministro della Sicurezza della Bosnia Erzegovina. Nel 2014, dopo essere stato destituito dalla carica di ministro, è stato eletto membro della Camera dei popoli del parlamento federale, incarico che ricopre a tutt’oggi.

Tuttavia, Radončić non solo ha mantenuto il potere di controllo sugli affari economici di “Avaz-roto press”, ma ha continuato ad avere voce in capitolo nella scelta del personale e nella politica redazionale delle testate edite dall’azienda. Quattro mesi dopo la stipula del contratto di cessione di “Avaz-roto press” ad “Avaz”, le parti contraenti hanno firmato un annesso con cui Radončić si è impegnato, per i cinque anni successivi alla sottoscrizione del contratto, a fornire a “Avaz-roto press” consulenza gratuita su questioni editoriali, nonché su quelle inerenti al mantenimento della competitività, l’organizzazione interna e la conduzione degli affari aziendali.

Nel 2014, in un’intervista rilasciata a CIN, Radončić ha dichiarato di non possedere più alcuna azienda: “Che me ne farei?! Ho 200 milioni”.

Pagamenti mirati

Nonostante “Avaz” non avesse rispettato i termini stabiliti per il pagamento dell’importo dovuto a Radončić, quest’ultimo non ha rescisso il contratto, ma ha stipulato con la sua ex azienda un altro annesso, datato 9 marzo 2015, con il quale il termine per il pagamento della somma pattuita è stato prolungato di dieci anni.

Questa volta, però, non è stata fissata la tempistica dei versamenti, lasciando ad “Avaz” la facoltà di effettuare pagamenti in base alle sue possibilità.

Stando ai dati disponibili, nei tre anni successivi al divorzio l’ex moglie di Radončić, pur essendo diventata proprietaria di due aziende che realizzano un fatturato annuo di svariati milioni di marchi, non guadagnava grosse somme di denaro. Radončić le pagava l’assegno alimentare di 4000 marchi mensili (circa 2000 euro), mentre come proprietaria di “Avaz” percepiva intorno ai 1500-2000 marchi al mese. Azra non ha accettato di parlare con i giornalisti di CIN.

Durante lo stesso periodo, Azra non si è mai avvalsa del diritto di percepire dividenti dalle aziende di cui è proprietaria, a differenza del suo ex marito che, nel periodo compreso tra il gennaio 2013 e il novembre 2014, ha incassato dividenti da “Avaz-roto press” per un importo complessivo di poco più di un milione di marchi. Nel giorno della stipula del contratto di cessione di “Avaz-roto press”, Radončić e “Avaz” hanno firmato un annesso, in base al quale al cedente spettavano dividendi pari al 50% dell’utile netto registrato dall’azienda nel 2012.

Altri dati dimostrano che i versamenti (delle rate) dell’importo dovuto a Radončić in virtù del contratto di cessione di “Avaz-roto press” venivano effettuati in base alle sue esigenze. Benché fosse previsto che entro la fine del 2013 a Radončić venissero versati 68 milioni di marchi (34,7 milioni di euro), sul suo conto a quella data risultava accreditato solo un importo di 550mila marchi (circa 280mila euro).

Le cose cambiano con la decisione di Radončić di iniziare a investire in immobili nella marina di Porto Montenegro. Nell’arco di una decina di giorni, tra il 18 e il 29 dicembre 2014, “Avaz” ha versato a Radončić una somma di 1,52 milioni di marchi (777mila euro), quasi il triplo di quanto versato nei 15 mesi precedenti. Radončić ha usato la maggior parte di quel denaro per l’acquisto del primo appartamento a Porto Montenegro. Il successivo versamento cospicuo sul conto di Radončić è stato effettuato in coincidenza con la sua decisione di acquistare il secondo appartamento nella marina di Tivat.

Nel corso del 2015, gli investimenti di Radončić in Montenegro andavano crescendo e venivano puntualmente accompagnati da versamenti effettuati a suo favore in virtù del contratto di cessione di “Avaz-roto press”. Contemporaneamente all’acquisto del secondo appartamento a Porto Montenegro, situato in villa “Ksenija”, “Avaz” ha versato sul conto di Radončić, nell’arco di meno di due settimane, quasi 2 milioni di marchi (circa 1 milione di euro), e qualche mese più tardi, tra il 31 agosto e il 1 settembre 2015, altri 2 milioni, usati da Radončić per acquistare azioni della Telekom Montenegro.

I pagamenti effettuati da “Avaz” in favore di Radončić erano sempre mirati a rispondere alle sue esigenze, sia che si trattasse di investimenti o di altri tipi di spese. Ogni volta che il saldo del suo conto corrente si riduceva a qualche migliaia di marchi, giungevano i versamenti da “Avaz” per importi che andavano da qualche centinaia di migliaia a oltre un milione di marchi.

La maggior parte del denaro ricevuto da “Avaz” Radončić lo ha investito nell’acquisto di beni immobili in Montenegro, ma gli è servito anche per coprire altre spese, tra cui vari costi legali, compresi elevati compensi corrisposti agli avvocati; donazioni in favore di persone bisognose di cure mediche; finanziamenti di borse di studio, ecc.

A seguito del divorzio, Radončić ha prelevato dai suoi conti correnti anche una somma di circa 3 milioni di marchi in contanti. I prelievi venivano effettuati da Radončić personalmente o da un’impiegata dell’azienda “Avaz” da lui appositamente autorizzata.