Inaugurazione del padiglione della Bosnia Erzegovina alla Biennale di Venezia (foto “Studio Rio”)

Inaugurazione del padiglione della Bosnia Erzegovina alla Biennale di Venezia (foto “Studio Rio”)

Presente più volte a partire dal 1993, la Bosnia Erzegovina torna alla Biennale di Venezia dopo cinque anni di assenza. Il ritorno è affidato al progetto dello scultore Stjepan Skoko, con il suo “Mjera mora” (La misura del mare), espressione di "libertà, incertezza, possibilità ed eternità"

26/04/2024 -  Anna Lodeserto

È un ritorno molto significativo quello della Bosnia Erzegovina alla Biennale di Venezia in occasione della sessantesima edizione della più antica rassegna internazionale di arte, organizzata ogni due anni nella città lagunare. La rassegna si sviluppa principalmente nel sestiere Castello, con estensioni negli spazi collaterali e nei padiglioni disseminati in tutta l’isola principale, pronti a ospitare opere provenienti da 90 Paesi da tutto il mondo.

La rappresentanza del paese balcanico, che ha partecipato ufficialmente soltanto sei volte nel corso della sua storia, mancava dal 2019 quando Danica Dakić portò in scena la “Zenica Trilogy ” dedicata all’eredità del modernismo jugoslavo a partire dalla città simbolo dell’idea di progresso industriale di declinazione socialista come incarnata all’epoca di Tito.

In quella occasione, l’opera consisteva principalmente in una installazione audiovisiva sulla transizione dallo spazio urbano reale a quello immaginato proiettata nelle sale del Palazzo Francesco Molon, a Ca’ Bernardo, dunque al di fuori della cerchia rappresentata dagli spazi espositivi permanenti, generalmente ospitati all’interno del complesso dei Giardini e dell’Arsenale.

Oggi lo scenario è cambiato radicalmente e la scelta dei curatori è dettata principalmente dalla volontà di far emergere una visione meno nota, legata della propensione mediterranea del Paese, in particolare attraverso le caratteristiche geografiche intrinseche della componente erzegovese, incarnata a livello artistico nel lavoro dello scultore Stjepan Skoko.

Il suo progetto, intitolato “The Measure of the Sea” o, in lingua originale, “Mjera mora” (letteralmente: la misura del mare), rappresenta ufficialmente il Padiglione della Bosnia Erzegovina e mira ad accompagnare idealmente anche il processo di adesione all’Unione europea, in questo caso attraverso l’esaltazione dell’anima mediterranea del Paese in una proiezione verso il futuro che si allontana, per quanto possibile, dall’eco costante della memoria e della storia ampiamente associate a uno dei contesti geopolitici più complessi degli ultimi decenni.

Giunte a Venezia da qualche settimana, le opere realizzata Stjepan Skoko per l’allestimento veneziano sono state presentate in anteprima lo scorso 18 aprile presso la sede dell’UNESCO di Palazzo Zorzi Galeoni a San Severo, nel sestiere di Castello (Castello, 4930), dove saranno esposte fino a domenica 24 novembre 2024.

Furono proprio le sale di Palazzo Zorzi Galeoni a ospitare il primo padiglione bosniaco-erzegovese nel 1993, in pieno conflitto, quando iniziò a far parlare di sé quello che all’epoca era un embrione dell’istituzione simbolo di una coraggiosa idea proiettata verso un futuro immaginato, anche grazie alla salvezza delle opere d’arte nel momento in cui quella delle vite umane sembrava pura utopia: Ars Aevi.

Concepito nella Sarajevo assediata dal suo visionario ideatore, Enver Hadžiomerspahić, l’originale progetto di museo dedicato all’arte contemporanea quale frutto di una intensa cooperazione tra artisti e curatori museali internazionali, è cresciuto e ha viaggiato negli ultimi 30 anni proprio a partire dalla decisione di Achille Bonito Oliva di supportare la pionieristica iniziativa con l’invito alla Biennale di Venezia da lui diretta nel 1993, la prima edizione a essere definita realmente “multimediale, multiculturale e transnazionale” e a sfidare la tradizionale “territorialità” dei padiglioni.

Il ruolo dell’UNESCO e il rilievo internazionale

Il connubio con l’Organizzazione delle Nazioni Unite rappresenta un ulteriore rafforzamento della presenza del Padiglione bosniaco-erzegovese alla Biennale di Venezia, e questo non soltanto sul piano simbolico, dato che l’Ufficio Regionale UNESCO per la Scienza e la Cultura in Europa di Venezia è l’unica sede in Italia, nonché la sola con mandato specifico di dimensione europea e il compito specifico di promuovere la cooperazione scientifica e culturale a livello continentale, con particolare attenzione ai paesi dell’Europa sud-orientale e al bacino del Mediterraneo.

In occasione dell’inaugurazione, la direttrice Magdalena Landry ha aperto la cerimonia ricordando l’importanza della cooperazione con la sede di Sarajevo, denominata “Antenna”, e i costanti scambi da e verso la Bosnia Erzegovina negli ambiti della creatività e della cultura che culminano proprio nel periodo della Biennale.

Landry ha, inoltre, introdotto il messaggio dell’artista Skoko - sposato dall’UNESCO - nella rappresentazione del mare come espressione di “libertà, incertezza, possibilità ed eternità, cosi come grande simbolo della vita sul pianeta” e, al tempo stesso, come appello alla “necessità di azione per la protezione dello stato di salute del patrimonio oceanico” del globo, un’urgenza ricordata costantemente nel corso Decennio delle Nazioni Unite per la scienza oceanica per lo sviluppo sostenibile (2021-2030).

Inaugurazione del padiglione della Bosnia Erzegovina alla Biennale di Venezia (foto “Studio Rio”)

Inaugurazione del padiglione della Bosnia Erzegovina alla Biennale di Venezia (foto “Studio Rio”)

La cooperazione universitaria e quella transregionale

Un’altra novità importante per la Bosnia Erzegovina è rappresentata dalla collaborazione per la prima volta di un’istituzione universitaria sia per il lavoro preparatorio che per quello espositivo. Presente all’inaugurazione anche il Rettore dell’Università di Mostar, Zoran Tomić, per rafforzare il ruolo dell’accademia e del Museo di Arte Moderna, che in tre anni e mezzo di esistenza ha organizzato 14 esposizioni in diversi paesi europei ed extraeuropei.

Per l’Università di Mostar, la scelta di supportare il progetto di Stjepan Skoko testimonia l’importanza del Mediterraneo sia in Bosnia Erzegovina sia a livello globale dato che – ricorda Tomić – “migliaia di migranti ogni anno cercano una vita migliore in Europa attraversando il Mediterraneo”.

Le opere di Stjepan Skoko possono dunque simbolizzare la ricerca costante di un “futuro migliore e il mare è quello che prende ma anche restituisce amore, speranza e desiderio di miglioramento”.

Pronto a rievocare il mito di tale centralità geografica e culturale celebrato in particolare da Predrag Matvejević, originario proprio di Mostar, in “Breviario mediterraneo” ricordandone la celebre espressione “il Mediterraneo arriva fin dove cresce l’ulivo”, è anche il curatore del Padiglione, Marin Ivanović, che lo annovera tra i riferimenti culturali sui quali poggia il concetto espresso attraverso il progetto bosniaco-erzegovese, insieme al lavoro di Fernand Braudel del quale ricorda il richiamo alla continuità mediterranea nell’entroterra in contrasto con l’instabilità delle coste.

L’artista Skoko sottolinea l’importanza della cooperazione regionale evidenziata nella sinergia tra istituzioni simili con sedi a Mostar, Banja Luka, Sarajevo e Zagabria, come il Museo d’Arte Contemporanea della Republika Srpska, il Museo Nazionale di Arte Moderna di Zagabria e la Galleria Nazionale della Bosnia Erzegovina.

L’accento sulla cooperazione transregionale e sulla valorizzazione dell’identità mediterranea è evidenziato anche nell’intervento della Presidente del Consiglio dei ministri della Bosnia Erzegovina, Borjana Krišto, la quale ricorda anche che “questa esposizione viene inaugurata proprio nel momento in cui il paese dal quale proveniamo sta affrontando un nuovo capitolo proiettato al futuro.

La Bosnia Erzegovina ha, infatti, finalmente avviato il processo verso i negoziati per l’adesione all’UE, e l’allestimento del nostro padiglione esprime pienamente la nostra identità europea. Per quanto siano veramente pochi i chilometri dalla nostra costa adriatica, Neum e l’entroterra dell’Erzegovina sono pienamente mediterranei.”