Il Presidente Sarovic rientra da una visita a Mosca e dichiara che le autorità russe sostengono la posizione della Republika Srpska contraria ad una revisione degli Accordi di Dayton. Ed intanto invita la comunità internazionale a "farsi da parte".
Rivedere o meno gli Accordi di Dayton? In un documento recentemente pubblicato dall'ICG si optava per la prima soluzione. La divisione della Bosnia in due Entità è infatti vista come un limite forte al futuro di un Paese che si vuole unito ed integrato. Per questo si proponeva un dopo Accordi di Dayton senza aver timore di rivedere anche profondamente le istituzioni sorte nel dopoguerra e dando, se ce ne fosse bisogno, un nuovo e maggior ruolo alla comunità internazionale.
Questa soluzione preoccupa chi invece ha puntato sulla divisione della Bosnia in due Entità come modo per continuare ad affermare i risultati della pulizia etnica. Innanzitutto le autorità della Repubblika Srpska che in passato, come ora, non hanno mai nascosto troppo bene il desiderio di mettere in dubbio l'integrità territoriale bosniaca per promuovere un congiungimento della Republika Srpska alla Serbia. E questi progetti politici non direttamente espressi, ma radicati in una parte dell'élite serba in RS, poi emergono in maniera più esplicita nei dettagli: ad esempio in alcuni libri di testo per le scuole elementari dove la Republika Srpska viene raffigurata come parte della Serbia, cancellando l'esistenza di uno stato unitario bosniaco. E non si tratta di un errore del tipografo.
La revisione degli Accordi di Dayton nella direzione di diminuire radicalmente il potere di Entità e Cantoni preoccupa chi attualmente governa le Entità come fossero Stati a sé.
E tutte le occasioni sono buone per prendere posizione contro questa possibile futuro. A fine novembre Mirko Sarovic, Presidente della RS, guidava una delegazione di alto livello in visita a Mosca. "Anche la Russia è contraria ad una revisione degli Accordi" ha dichiarato Sarovic "e non si potrà arrivare ad una modifica degli Accordi di Dayton con la scusa dell'integrazione in Europa". "Se vi saranno delle mediazioni e dei compromessi questi dovranno essere inseriti all'interno della struttura generale degli Accordi e con l'adesione di tutte le parti in causa" ha ribadito ai giornalisti che lo attendevano al suo ritorno all'aeroporto di Banja Luka.
Il Presidente della RS ha inoltre toccato anche l'argomento della presenza internazionale in Bosnia Erzegovina: "durante la visita abbiamo anche chiarito come a nostro avviso occorra che i fattori esterni contino meno sul nostro Paese e che è arrivato il momento per i politici locali di prendersi carico di complete responsabilità di governo, del futuro della Republika Srpska e della Bosnia Erzegovina" (SRNA, 23.11).
In un contesto balcanico nel quale è tutt'ora incerto il futuro istituzionale di molti Stati e regioni (in primis Kossovo, Macedonia, e rapporti tra Serbia e Montenegro) anche i dubbi sul futuro della Bosnia Erzegovina, nonostante i più di sei anni di massiccia presenza internazionale, certo non contribuiscono a semplificare la situazione.