Cambiare una città distrutta dalla guerra, trasformarne l'animo con l'arte di strada. Da sei anni a questa parte - e quest'anno con una doppia edizione - si tiene a Mostar il Festival della Street Art
Sono ormai sei anni consecutivi che Mostar, città al sud della Bosnia Erzegovina, ospita lo Street Arts Festival. Il gruppo di persone che organizza questo festival è riuscito a trasformare una città che molto spesso sui media compare sotto l’etichetta di “caso speciale”, in una galleria d’arte di strada. Esprimendosi artisticamente con colori e disegni, queste persone stanno lentamente trasformando la narrativa dei palazzi distrutti e mai ristrutturati, dando loro un nuovo valore e significato.
I lavori eseguiti dai numerosi artisti internazionali, dal lontano Uruguay fino ai più vicini artisti regionali, e locali sono visibili ovunque: sulle facciate distrutte, l’intero palazzo della Banca di Vetro, l’ex caserma militare Konak, fino ai palazzi ristrutturati di Via Šantić.
"La nostra attività e il lavoro al festival sono stati fatti con grande passione ed entusiasmo e ciò è stato riconosciuto dagli artisti di tutto il mondo. Lo Street Arts Festival è un’energia speciale che da un anno con l’altro si espande sempre più e unisce autori eccezionali", sottolinea Marina Mimoza, l’organizzatrice del festival.
Ad ogni nuova edizione gli organizzatori cercano di superare quella precedente, includendo ulteriori palazzi distrutti ai quali cambieranno l’aspetto e quindi anche l’identità; nuove attività e artisti desiderosi di cambiare la narrazione di Mostar con colori e pennelli. Durante l’edizione primaverile di quest’anno, l’ex caserma militare Konak è stata ribattezzata dagli organizzatori e dagli artisti "distretto artistico": il luogo dove vengono tenute le mostre e i laboratori, dove vengono creati i nuovi murales.
E che l’arte di strada stia diventando una espressione artistica particolarmente benvista a Mostar, lo dice anche il fatto che per l’edizione primaverile di quest’anno i cittadini di Mostar hanno spontaneamente offerto le facciate dei loro palazzi per i murales. "Se parliamo di cultura urbana, i graffiti e i murales hanno dato una nuova identità a questa città. E tenendo presente che al momento in città ci sono oltre un centinaio di murales, possiamo dire che la città stessa è diventata una galleria dell’arte di strada", dice Marina.
Nuova edizione autunnale
A differenza degli anni passati, oltre al tradizionale festival che si tiene ogni primavera, con l’aiuto dell’ambasciata degli Stati Uniti, dell’Agenzia della Democrazia Locale di Mostar e dell’immancabile Consiglio dei giovani della Città di Mostar e del Centro giovanile culturale Abrašević, gli organizzatori sono riusciti a mettere in piedi una doppia edizione del 6° Street Arts Festival e dei programmi StreetArtur di intervento urbano.
L’edizione autunnale del festival, che è iniziata alla fine dell’estate e terminerà col mese di novembre, ha introdotto anche nuove attività come laboratori per i giovani dell’Orfanotrofio di Mostar, la collaborazione con l’artista di Sarajevo Rikardo Druškić e concerti.
"Dall’inizio del festival stiamo organizzando le mostre in diversi spazi e gallerie della città. Andiamo fieri della mostra di Alija Kamber (Tuzla), di Semir Avdić (Sarajevo), di Vildana Hrnjić (Banja Luka) e di Isabella Randolph di Los Angeles, come anche del concerto della band InTheRoom", spiega Mimoza.
"Abbiamo rinnovato la collaborazione con l’artista di Lubiana Lo Milo e abbiamo inoltre ospitato Erik Burke dal Nevada. A noi si sono uniti anche giovani artisti come Dino Primorac, Marko Zadro Zakky, Antonije Zlatić Tonka e Luka Tomić. Abbiamo ospitato poi un gruppo di artisti di Zagabria composta da Nikolina Majdak, Mane Mei e Chezz, e poi Srđana Dimić di Belgrado. Ci sono inoltre i giovani artisti di Sarajevo Smirna Kulenović, Vedran Poročanin e Armin Zimić, poi Nikola Karadaglić di Trebinje, Darko e Adna di Tuzla", continua Mimoza.
Artisti e giovani da tutto il mondo
E che Mostar e il festival attirino anche artisti di paesi lontani lo testimonia il fatto che uno dei murales di primavera, che si trova in via Šantić, è stato fatto dall’artista di strada Jorge Pomar proveniente dall’Argentina. Il fatto che Jorge sia arrivato a Mostar su invito di un suo amico dell’Uruguay, anch’egli tra gli artisti che hanno dipinto i murales di via Šantić, indica che la scena urbana di Mostar pian piano inizia a prendere corpo.
"In una piccola città come questa, serve molto tempo prima che questa forma di espressione inizi a svilupparsi. Ho visto molti graffiti, messaggi politici. E credo che questa attività di strada sia più che sufficiente per una piccola società come la vostra", spiega Jorge.
Anche se il fenomeno dell’arte di strada non è completamente sviluppato e nemmeno riconosciuto in Bosnia Erzegovina, il lavoro del festival di Mostar inizia a cambiare lentamente anche questo. Mimoza sottolinea che i murales e i graffiti hanno un significato di gran lunga superiore a quello puramente estetico: "Noi in un modo sottile e non convenzionale offriamo un contributo alla scena culturale della città e costruiamo una piattaforma urbana che ha come base lo spazio pubblico, perché anche se di primo acchito non sembra è il riflesso della libertà e come tale è d’ispirazione per un’attività artistica". Mimoza poi aggiunge che anche lei stessa si meraviglia ogni volta di quante persone giovani e talentuose vi siano in Bosnia Erzegovina.
Numerosi turisti oggi visitano i palazzi distrutti, ad esempio la Banca di Vetro, e si fanno fotografare davanti alle opere artistiche. "Solitamente passeggiamo per la città e basta, ma quando vediamo qualcosa che ci interessa ci fermiamo per osservare meglio. E così è stato per i palazzi con i graffiti, ora sembrano molto più belli di quando erano solo rovine”, sottolineano due turiste norvegesi davanti alla Banca di Vetro.
"Abbiamo ancora molte idee. Questa energia creativa a volte sembra non finire mai. Questo festival è una forza motrice speciale e lo si sente. Molte cose sono sorte in modo spontaneo e per caso: perché quando fai una cosa in modo sincero e con molto amore i pezzi si incastrano da soli", conclude Mimoza.