Privatizzazione, fallimenti di aziende, licenziamenti. I lavoratori 'in lista di attesa' in Bosnia sono più di 30.000. I disoccupati a gennaio, nella sola Entità croato-musulmana, sono 386.397, il 43% della forza lavoro.
E' una strana transizione quella vissuta dalla Bosnia. Senza dubbio le cose cambiano, ma per la gente comune sembra che cambino sempre in peggio.
I processi di privatizzazione e le leggi imposte dalla concorrenza di mercato sono destinati a mietere nuove vittime. Molte delle imprese bosniache sono infatti con l'acqua alla gola.
"Spetta al Governo individuare le misure necessarie a rendere un po' meno difficile la situazione dei 100.000 lavoratori che presto perderanno il lavoro a causa dei processi di privatizzazione e a causa della dichiarazione di fallimento di molte aziende bosniache" - ha dichiarato a Dnevni Avaz Radovan Vognjevic, Ministro federale del lavoro e delle politiche sociali.
Molte imprese non riescono a reggere le nuove condizioni di mercato e dal canto suo il Governo non è più in grado di chiudere un occhio (od entrambi) e permettere loro di non pagare i contributi, le tasse, l'assicurazione sanitaria per i dipendenti, i fondi pensione. L'esistenza di aziende di questo tipo falsa le statistiche, falsa il numero degli effettivi disoccupati. Ma il Governo ancora non sa come rendere effettivi questi fallimenti. Già il precedente Governo aveva annunciato provvedimenti, poi mai effettivamente adottati.
"Chi verrà licenziato sarà tutelato dalla legge. A seconda degli anni in cui hanno versato i contributi, se hanno perso il lavoro non per colpa loro, riceveranno un indennizzo che andrà dai sei ai dodici mesi e che corrisponderà al 30-40% dello stipendio medio del cantone" - ha dichiarato sempre il Ministro Vignjevic. Condizione dell'indennizzo è che i datori di lavoro abbiano versato i contributi per i propri dipendenti negli otto mesi precedenti al licenziamento. Cosa che purtroppo non sempre è avvenuta. In moltissimi casi infatti si é in ritardo sui pagamenti di almeno 20 mesi.
Secondo le statistiche ufficiali, oggi in Bosnia sarebbero più di 30.000 i lavoratori 'na cekanju', in attesa, una sorta di cassa integrazione. Risultano ancora formalmente occupati ma in realtà non lavorano. Se ne stanno a casa accontentandosi di uno stipendio minimo. Ma oramai molte aziende non riescono più a permettersi neppure questi indennizzi.
L'Istituto di statistica della Federazione croato-musulmana ha reso noto che nel gennaio 2003 in Federazione vi erano 386.397 disoccupati. "Il 43% della forza lavoro" - chiarisce Dervis Djurdjevic, Direttore dell'Istituto. Nello stesso mese lo stipendio medio di chi era invece occupato era di 250 euro, la pensione minima era di 70 euro mentre quella massima di 613 euro (Oslobodjenje, 18.03.2003).
E proprio i pensionati sono ritornati a fare sentire la propria voce. "Il nostro tenore di vita é sempre più basso. Più del 70% dei pensionati vive sotto la soglia della povertà con pensioni inferiori ai 100 euro. La pensione media corrisponde al 38% dello stipendio medio. Si è alzata la quota della mortalità degli anziani per malnutrizione e povertà" - ha ricordato Jozo Ljiljanic, Presidente dell'Unione dei pensionati federale - "Ogni anno nella Federazione muoiono 11.000 pensionati" (Dnevni Avaz, 19.03.2003).
Ma le casse statali certo non traboccano di danaro, le tasse vengono ancora pagate da pochi, i ritardi di pensioni e stipendi sono sempre più lunghi. La situazione è senza dubbio complicata ma il Governo ha promesso che si prenderà cura di chi rimarrà senza lavoro ...