Il processo e la sentenza Oric hanno rafforzato i nazionalisti, eroso il rispetto per il Tribunale dell'Aja, allontanato l'accertamento della verità su Srebrenica. Nell'undicesimo anniversario della strage, proponiamo il commento del direttore del sarajevese DANI sugli ultimi avvenimenti
Di Senad Pećanin, Dani, 7 luglio 2006 (tit. orig. Naser Orić - moneta za potkusurivanje)
Traduzione per osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak
Una cosa è certa: la giustizia non ha vinto, come affermano gli entusiasti compagni di Oric. Se fosse colpevole, Naser Oric avrebbe dovuto essere punito molto più severamente, perché non era accusato di aver danneggiato un'edicola o di aver causato involontariamente un incidente stradale, ma di pesanti crimini di guerra, inclusi assassinii, trattamenti atroci dei prigionieri... ed è stato condannato, per la responsabilità di comando, in base a due punti dell'accusa. D'altra parte, se fosse innocente, anche la condanna a due anni di prigione sarebbe ingiusta in modo stridente.
Sia i nazionalisti serbi che i nazionalisti bosgnacchi hanno usato la decisione di questa condanna di Oric per un'ulteriore omogenizzazione dei propri popoli.
I leader serbi su entrambi i versanti della Drina trovano nella condanna a Oric una nuova "prova" del carattere anti serbo del tribunale dell'Aja. Già da anni usano l'accusa contro Oric in modo estremamente immorale - come pareggio con il genocidio di Srebrenica o quantomeno come sua giustificazione. Non ci sono state condanne "di principio" nella prassi di questo stesso tribunale, secondo le quali sarebbe stato possibile che Drazen Erdemovic, che in base alla propria confessione ha ucciso 75 persone, prendesse cinque anni di prigione oppure quella secondo cui Dragan Kolundzija, il capo del campo di Keraterm nella notte in cui furono uccise 180 persone, fosse condannato a tre anni di prigione. Per Vojislav Kostunica, Tomislav Nikolic, Milorad Dodik e altri attuali capi del nazionalismo serbo, la sentenza Oric è arrivata per approvare una cospirazione mondiale anti serba. E proprio questa "cospirazione" è "il motivo di una ingiusta punizione dei serbi" - dalle pressioni per la consegna di Ratko Mladic alla Risoluzione del Consiglio d'Europa sui cambiamenti costituzionali in BiH, attraverso la "perdita" del Montenegro, fino alla futura indipendenza kosovara.
Dall'altra parte, all'aeroporto di Sarajevo, Oric è stato accolto da oltre duemila ammiratori, festeggiato come un grande eroe bosgnacco. La cosa interessante è che i media sarajevesi, gli stessi che, a ragione, criticavano simili scenari nei ritorni dall'Aja dei condannati "cavalieri croati", questa volta hanno tralasciato di commentare questo festeggiamento inopportuno. In questo modo l'opinione pubblica bosgnacca - a ragione ipersensibile alla prassi serba e croata dei festeggiamenti dei propri criminali - ha mostrato la stessa faccia che li offende così tanto quando la usano i serbi e i croati.
Mi sembra importante notare altri due dettagli rilevanti.
Il primo è la politica penale del Tribunale dell'Aja. Diventa del tutto evidente che uno dei problemi più grossi del suo funzionamento sia il fatto che lo Statuto del Tribunale non contiene una norma sulle condanne minime per quegli atti che sono definiti come i più gravi da tutte le legislazioni penali del mondo. E' possibile infatti che anche per crimini contro l'umanità, stupri, uccisioni di massa... vengano pronunciate condanne ridicolmente leggere, di soli pochi anni di prigione. Questo fatto insidia in modo rilevante il rispetto per il Tribunale, e il contributo di quest'ultimo allo scopo più importante - l'estensione della responsabilità collettiva per i crimini commessi e un confronto estremamente necessario sulla verità di questa guerra sanguinosa.
La seconda questione è legata allo stesso Naser Oric. Il fatto che a seguirlo all'Aja ci fosse anche un ufficiale bosgnacco per le relazioni con il Tribunale, Amir Ahmic, è importante per due motivi: questo rivela il rapporto dell'attuale governo bosgnacco rispetto al condannato Oric, ma rivela anche il rapporto di questo stesso governo verso le decine di gravi atti penali che ha commesso Naser Oric, e di cui le vittime erano le persone di Srebrenica nel periodo in cui Oric aveva il potere supremo nella "enclave protetta". I servizi di sicurezza, sia militari che statali, hanno decine di chili di documentazione sulla criminalità di Oric sia durante che dopo la guerra, e la persona che ha guidato la maggior parte dell'ampia operazione segreta di raccolta delle prove è stato proprio Amir Ahmic. Invece che nelle procure competenti, però, tutte le prove sono finite negli archivi segreti di determinati servizi in cambio del silenzio di Oric sulla responsabilità del vertice politico e militare bosgnacco di lasciare Srebrenica in mano ai carnefici di Mladic, come anche della manipolazione post bellica degli abitanti di Srebrenica non inclini a soddisfare i bisogni elettorali del Partito d'azione democratica (SDA).
La possibilità che Oric scopra quella parte di verità ancora non scoperta sulla tragedia di Srebrenica o che risponda davanti agli organi d'inchiesta locali, per le accuse di cui il Tribunale dell'Aja non si è occupato, è pari a quella secondo cui la sentenza di condanna del Tribunale dell'Aja per Oric contribuirà alla costruzione del consenso bosgnacco-serbo sulla tragedia di Srebrenica.