Il Ministero degli Interni della Repubblica Serba di Bosnia ha condotto una operazione che ha portato all'arresto di tre persone
PRIJEDOR - Milorad Milakovic (54), proprietario dell'Hotel 'Sherwood' e del night club 'Maskarada', è stato arrestato giovedì scorso nel corso di una azione diretta dal Ministero degli Interni della Republika Srpska (RS) di Bosnia. L'arresto è stato effettuato dal Dipartimento di Polizia di Banja Luka, che ha confermato l'operazione nella giornata di venerdì.
Il dottor Mladenko Rosic (45), impiegato della sanità pubblica a Omarska presso Prijedor, e il tecnico sanitario Niko Arsenovic, impiegato nella sezione trasfusioni dell'ospedale 'S. Apostolo Luka' di Doboj, sono stati arrestati nel corso della stessa operazione.
Milakovic è sospettato di aver diretto un traffico di esseri umani, in particolare di donne da avviare al mercato della prostituzione, mentre Rosic e Arsenic sono incriminati anche per falsificazione di documenti.
I tre sono stati fermati nelle proprie case e non hanno resistito all'arresto. Il fermo è stato confermato nella giornata di sabato, quando sono state formulate le accuse.
Secondo dati non ufficiali, gli arresti sono avvenuti dopo che membri del dipartimento di polizia di Banja Luka avevano trovato sei cittadine straniere (provenienti da Russia ed Ucraina) nel night club 'Maskarada', sito in località Urije presso Prijedor. Nessuna delle donne era in possesso di permessi di lavoro da parte delle competenti autorità della RS, mentre avevano regolari visti di ingresso per la Bosnia Erzegovina. Secondo alcune testimonianze tre delle donne si erano appena trasferite dal night club 'Crazy Horse', di proprietà della famiglia Milakovic, al 'Maskarada'.
Dopo l'operazione le donne sono state accompagnate alla sede della organizzazione internazionale di aiuto alle vittime del trafficking 'Lara', a Bijeljina. Da lì saranno deportate nei paesi di origine.
Due anni fa, Milakovic aveva bloccato con uomini della sua sicurezza un grosso incrocio stradale nei pressi di Banja Luka in segno di protesta, affermando che un membro dell'IPTF (la polizia internazionale delle Nazioni Unite) lo ricattava chiedendogli denaro in cambio del permesso di poter svolgere la propria attività. (Nezavisne novine, 10.5.2003)