Sarajevo (Foto PnP!, Flickr)

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Domenica 3 ottobre si svolgeranno le elezioni politiche in Bosnia Erzegovina. Europa, sviluppo e migliore qualità della vita sono le promesse della campagna elettorale, come nel 2006. Ma in questi 4 anni quasi nulla è cambiato. La lunga onda del passato, i programmi elettorali

24/08/2010 -  Eldina Pleho Sarajevo

Damir Mašić, del partito Socialdemocratico della Bosnia Erzegovina (SDP), principale forza di opposizione nella Federazione bosniaca, è ottimista. Sostiene che il suo partito, alle prossime elezioni non solo otterrà il maggior numero di voti nella Federazione, ma raccoglierà un grande sostegno anche in Republika Srpska.

Mašić ritiene che l’SDP per queste elezioni offra agli elettori un programma che contiene la soluzione ai principali problemi del Paese, tra i quali annovera la situazione del welfare, l'occupazione, la riforma dell’istruzione e del sistema sanitario.

L'esponente socialdemocratico ha dichiarato a Osservatorio Balcani e Caucaso che la campagna dell'SDP ha come punto centrale la persona: “Il nostro motto alle elezioni è 'il Paese al servizio del cittadino'. Il cittadino in quanto tale infatti non è considerato in questo Paese, mentre è compito dello Stato fornirgli servizi adeguati.”

I socialdemocratici affermano che, come nelle tornate precedenti, anche in queste elezioni non si presenteranno ai cittadini con slogan a effetto ma con risposte concrete ai loro problemi.

L'SDP esiste da oltre dieci anni. Dal 2000 al 2002 è stato al governo in coalizione con altre forze politiche, tutto il resto del tempo l'ha trascorso all’opposizione.

Anche il partito che nella Federazione è stato al governo ininterrottamente, dalla sua fondazione fino ad oggi, è ottimista sulle elezioni di ottobre.

Il presidente del Partito di azione democratica (SDA) Sulejman Tihić, nel suo discorso di presentazione [della campagna elettorale], ha dichiarato che in questa campagna i cittadini sentiranno tante promesse e ben poche spiegazioni su come attuare le riforme necessarie: “Prometteranno di fare questo e quello. Come se nessuno prima di loro avesse saputo né voluto farlo. Che basterà soltanto votarli e tutto si sistemerà! Ma non vi diranno né come, né con chi lo faranno. Sappiamo però che nessuno può farcela da solo, perché la Costituzione prevede una stretta collaborazione tra i rappresentanti di tutti i popoli e i cittadini della Bosnia Erzegovina, attraverso il voto delle entità e delle etnie.”

L'SDA, ha dichiarato Tihić, punterà al miglioramento della situazione economica nella società dedicando una grande attenzione a promuovere la costruzione degli impianti elettro-energetici che, secondo Tihić, rappresentano una concreta possibilità di sviluppo per la Bosnia Erzegovina.

Republika Srpska per sempre”

In Republika Srpska, d'altro canto, i principali partiti continuano a basare la propria politica sulla difesa dell'entità dalle ingerenze del governo centrale.

Il Partito democratico serbo (SDS), oggi principale partito di opposizione nell’entità dopo essere stato superato alle elezioni 2006 dall’Alleanza dei socialdemocratici indipendenti di Milorad Dodik (SNSD), ritiene che le prossime elezioni rappresentino la possibilità di mettere fine alla “razzia” messa in atto dal governo dell'attuale premier.

L’SDS è convinto della vittoria alle prossime elezioni, e dichiara di non considerare la competizione elettorale come una gara per accaparrarsi poltrone, ma come un bisogno di confrontarsi per fornire risposte concrete ai gravi problemi economici e sociali.

Nelle sue dichiarazioni pubbliche, il vicepresidente del partito, Ognjen Tadić, afferma che se i cittadini voteranno i partiti attualmente al governo, legalizzeranno la criminalità.

“Sono sicuro della vittoria, perché se i cittadini scelgono il passato, distruggeranno la Republika Srpska. Questa volta i cittadini si trovano a decidere tra ciò che hanno vissuto per 20 anni e il cambiamento. Se optano per la situazione attuale, allora legalizzeranno la criminalità, mentre se votano per il cambiamento significherà la fine della 'razzia', una dura lotta alla criminalità, alla corruzione e all’estremismo dei partiti bosgnacchi'', afferma Ognjen Tadić.

Nell'affermare che i cittadini negli ultimi vent’anni sono stati testimoni di azioni criminali nella Republika Srpska, Tadić dimentica però che l’SDS per quasi 15 anni ha avuto la maggioranza a quasi tutti i livelli di potere in questa entità.

E il partito politico che al momento ha la maggioranza assoluta è proprio l’Alleanza dei socialdemocratici indipendenti, di Milorad Dodik.

Dodik, presidente del partito e attuale premier della Republika Srpska, afferma che l’entità è lo scopo sia della sua politica che della sua vita. Dodik considera come il suo maggiore successo negli ultimi quattro anni il fatto di essere riuscito, attraverso una serie di piccole riforme, a impedire la costruzione di una Bosnia Erzegovina forte a scapito delle entità.

Nei suoi interventi pubblici infatti, Dodik dichiara che il suo obiettivo è la Bosnia di Dayton, non una Bosnia forte, e che la Republika Srpska è l’obiettivo principale mentre la Bosnia Erzegovina quello secondario. Uno degli slogan elettorali dell’SNSD è “Srpska zauvek” [Srpska per sempre, ndt].

Un ottobre senza grandi sorprese?

L'organizzazione non governativa di Sarajevo ACIPS (Asocijacija alumni centra za interdisciplinarne postdiplomske studije), ha condotto un'analisi sulle ultime elezioni politiche svoltesi in Bosnia Erzegovina (2006) confrontando i programmi elettorali di 12 partiti politici e la loro realizzazione attraverso i resoconti dei media locali. Secondo il centro studi, i partiti non hanno affrontato i temi che riguardano le esigenze dei cittadini. Questi, secondo ACIPS, includerebbero la creazione di posti di lavoro, lotta alla povertà, pensione minima di 250 KM (circa 128 €), accesso all’assistenza sanitaria e alla previdenza sociale per tutti i cittadini, tenore di vita nelle zone rurali, pari opportunità per i giovani, riduzione dei costi dell'amministrazione, riforma dell’istruzione, lotta alla corruzione, concessione dello status di paese candidato all’Ue, una migliore e più efficace regolamentazione delle società pubbliche e il raddoppiamento degli investimenti esteri diretti nel Paese.

L’analisi ha confermato che i partiti di governo hanno dedicato solo il 24% dei propri interventi alle questioni citate, mentre il 76% delle dichiarazioni era dedicata ad altri temi. Anche quando i partiti hanno affrontato tematiche importanti per la vita quotidiana dei cittadini, solo l’8% degli interventi ha offerto risposte concrete. Un quadro simile è emerso dall'analisi dei media elettronici.

I partiti politici in Bosnia Erzegovina, inoltre, in questi quattro anni non hanno mantenuto gran parte delle promesse fatte nel 2006: il Paese non ha ottenuto lo status di candidato all’Ue, gli investimenti esteri non hanno registrato una crescita significativa, il tasso di disoccupazione aumenta sempre di più e quasi nessuno degli ambiti menzionati ha visto riforme.

Quattro anni dopo, è logico chiedersi con quali promesse i principali partiti si presenteranno alle elezioni di ottobre, e se i cittadini continueranno a dare il proprio voto a quei partiti che basano i propri discorsi sul radicalismo, l'esclusione degli altri e il rifiuto di ogni compromesso.

Damir Miljević, economista di Banja Luka e candidato all’Assemblea nazionale della Republika Srpska per Naša Stranka [Il nostro partito, ndt], non ha dubbi. Secondo Miljević, a 15 anni dalla fine della guerra, i cittadini della Bosnia Erzegovina continueranno a votare spinti unicamente dalla paura, perché ogni giorno i media e il governo lanciano slogan basati sulla minaccia e la paura dell’altro: “Non si può dire che i cittadini siano ingenui e che si accontentino della stessa retorica anno dopo anno. Basta guardare il telegiornale per capire. Gran parte dell'informazione e delle notizie riguarda il passato. Non stupisce quindi l’orientamento dei cittadini per i partiti nazionali, o per i partiti che utilizzano la retorica nazionale. Noi cercheremo di far superare questa paura, ma sui risultati delle votazioni di ottobre è ancora tutto da vedere”, ha dichiarato Miljević a Osservatorio.

Alle politiche del 2006 in Bosnia Erzegovina i partiti che hanno ottenuto la maggioranza dei voti sono quelli nazionali o quelli che, per quanto di matrice socialdemocratica, hanno basato la propria campagna elettorale sulla retorica nazionale. Per quanto riguarda la Republika Srpska, i sondaggi prevedono per le prossime elezioni un risultato simile. In generale, per ora sembra che a ottobre non ci saranno grandi sorprese nella scena politica bosniaca.