La Bosnia importa i due terzi del proprio fabbisogno alimentare dall'estero. Nel paese è nata una campagna che promuove l'acquisto dei prodotti nazionali
Mentre le compagnie internazionali sono in grado di spendere per la pubblicità più del 20% dei loro ricavi, quelle bosniache riescono a malapena a spedire ai propri clienti gli auguri di buon anno. I soldi per la pubblicità sono pochissimi, e anche le vendite non vanno troppo bene. La produzione locale non riesce a reggere davanti all'attacco degli stranieri. L'importazione è molta, l'esportazione pochissima.
"Compriamo il nostro" è lo slogan della prima campagna pubblicitaria che invita i Bosniaci a comprare la merce prodotta in Bosnia ed Erzegovina e ad aiutare in questo modo l'industria locale. (Slobodna Bosna,08.05.2003)
E` stata la ditta "Klas" (panifici) a promuovere questa campagna. Klas in questi ultimi anni ha avuto un enorme progresso, riuscendo a conquistare non sono la Bosnia ed Erzegovina, ma pure la Serbia. Ora si appresta ad entrare in Slovenia e nel mercato americano. All'idea della Klas si sono associate altre sette ditte alimentari bosniache.
Questa campagna è stata subito appoggiata da alcuni partiti politici. Tra i primi a reagire c'è stato il partito HSS (Partito Bosniaco Croato dei Contadini). In un comunicato stampa, l'HSS dichiara che: "Se le autorità locali insieme all'Alto Rappresentante Paddy Ashdown (il rappresentante della comunità internazionale in Bosnia Erzegovina) non fanno qualcosa per proteggere i prodotti locali urgentemente, la situazione diventerà ancora più difficile con l'inizio del prossimo anno, quando entrerà in vigore l'accordo sul libero commercio con la Croazia e con altri paesi. In base a questo accordo, i prodotti provenienti da quei paesi potranno entrare in Bosnia senza dover pagare le tasse." Anche l'SDA (il Partito Bosniaco Musulmano) ritiene che la campagna sull'acquistare esclusivamente "merce nostra" possa aprire uno spazio per nuovi posti di lavoro. (Oslobodjenje, 12.05.2003)
Per quanto riguarda il solo settore degli alimentari, bisogna dire che la situazione in Bosnia è molto difficile. Più di due terzi di tutti gli alimentari vengono importati. Persino l'acqua minerale viene da altri paesi, soprattutto dalla Slovenia e dalla Croazia, nonostante che la Bosnia ed Erzegovina sia piena di fonti di acqua minerale come Kiseljak, Ilidza e altre. "Bisogna combattere contro queste tendenze - diceva ancora l'anno scorso (Oslobodjenje del 28.03.2002) il rappresentante dei sindacati agricoli della Bosnia, Sead Jelac."
A causa delle importazioni sempre più gravose, solo nel 2002 il deficit della Bosnia ed Erzegovina è aumentato di 10 milioni di marchi convertibili (KM). Secondo i dati relativi al potenziale nazionale, la Bosnia oggi non dovrebbe importare più di un terzo dei prodotti alimentari necessari al fabbisogno interno, mentre ne importa i due terzi. Un altro problema da non trascurare è quello del contrabbando. La merce che viene dai paesi vicini (Serbia, Montenegro, Macedonia...) a volte attraversa tutte le dogane liberamente e per questo finisce per costare meno della merce locale.