I funerali di Milan Jelic

In Bosnia con la necessità isterica di trasformare tutto in politica, persino là dove la politica proprio non c'entra nulla, si è sfiorato l'assurdo: addirittura i funerali diventano luogo di manipolazioni politiche, dove non c'è più rispetto né per le persone né per le consuetudini

11/10/2007 -  Zlatko Dizdarević Sarajevo

A Sarajevo circola un detto che in condizioni normali suonerebbe come una semplice barzelletta, e che invece oggi, purtroppo, è la verità: "Qui da noi persino mangiare i cevapcici è fare politica!". Gli igienisti della politica già due anni fa avevano iniziato a fare l'elenco dei luoghi dove insieme coi cevapcici si può bere la birra o un bicchiere di vino, cosa contraria ai rivenditori dei cevapi dove ciò è impossibile a causa della "ortodossia religiosa" dei proprietari. A quel punto anche i clienti hanno iniziato a distinguersi fra quelli che coi cevapi prendono la birra da quelli per i quali la birra è più o meno un crimine. Ovviamente, non serve ricordare che non sono pochi quelli che si sono vantati di evitare i chioschi di cevapi "con la birra" alla mattina ma che poi barcollano per le strade mezzi ubriachi nel pomeriggio. La vera religione in nome della quale tutto questo, apparentemente, è stato fatto non ha niente a che vedere con l'intera storia. A dire il vero l'obiettivo è una pura manipolazione in nome della "politica" e a vantaggio dell'adulazione politica. Ringraziare la religione è IN.

L'intera vicenda, nei villaggi e nelle città bosniache a maggioranza bosgnacca si è ulteriormente radicalizzata nel mese del ramadan. In quei luoghi il problema non è solo la birra o il bicchiere di vino, piuttosto il fatto che gli elenchi adesso vengono fatti in un modo ancora più pedante: in quali ristoranti si prepara del cibo durante il giorno quando si sa che durante il ramadan i fedeli devono digiunare? Oppure, in quali rivenditori di cevapcici e ristoranti gli "infedeli" violano le regole islamiche e preparano il cibo e servono i clienti che non digiunano?. Ciò che fino a poco tempo fa era un diritto elementare di ogni cittadino di scegliere la propria relazione personale rispetto i costumi religiosi, oggi è diventato un affare "politico".

Si è creato un ambiente tale che si suggerisce alla massa di persone cosa è "ortodosso" e cosa è "scorretto da un punto di vista politico-religioso" nel comportamento in pubblico. Il diritto alla scelta individuale è stato ridotto al minimo livello possibile.

Più volte qui è stata ribadita la nota verità sul conto della Bosnia Erzegovina, alla quale pochi prestano attenzione: il fatto più dannoso per questo stato - benché di certo significativo e doloroso - non è lo sfacelo costituzionale e istituzionale di cui tutti oggi si occupano. Compresa la comunità internazionale e le forze politiche completamente eterogenee di questo paese. Il dramma della Bosnia Erzegovina è soprattutto nella terribile erosione della società e delle relazioni sociali costruite nei secoli. A dire la verità, per gli abitanti di questi luoghi (la Bosnia come stato viene nominata in documenti scritti risalenti al X secolo) lo stato come istituzione non è mai stato più importante delle relazioni sociali presenti in esso. Il vicino è sempre stato più importante del funzionario del comune, del sindaco, del ministro o del governatore. Su questa sostanza si è costruita la specificità della Bosnia, su di essa si è basato un sistema di valori del tutto particolare.

Il mescolamento nella religione, nella nazionalità, nella cultura e in ogni altra cosa è una realtà che esiste da sempre e non una politica imposta. A questo proposito un significato particolare lo hanno avuto anche i valori quali la tolleranza, il dialogo, la predisposizione ad ascoltare e a capire l'altro del cortile accanto, la prontezza a rispettare l'altro come diverso, la coscienza del compromesso e dell'accordo. Per la gente di uno stato del genere "il bivio" è stato, in senso psicologico, il luogo in cui si incontrano e si incrociano strade differenti e non il luogo dove le strade si dividono. Il senso della politica era quello di saper trovare il punto di incontro e non di saper insistere sulla differenza delle direzioni in cui le strade si svolgono.

La politica odierna, pensata e realizzata come violenta politica-surrogato per cui il potere è degli individui e dei gruppi, e non l'interesse della maggioranza, ha completamente rivoltato l'intera storia. Ecco perché i signori del male della Bosnia sanno molto bene che prima di tutto devono sradicare alla base l'ex matrice di vita comune. Oggi, in questa operazione, i loro leader sono persone che non riconoscono il dialogo, che non desiderano sentire l'altro, che non prendono in considerazione la differenza e che non sono pronti al compromesso. Gli attuali leader politici sono del tutto incompatibili con i valori che da sempre sono stati i fondamenti della società bosniaco-erzegovese. L'apice dei valori degli attuali politici dei Balcani è la manipolazione delle persone, suscitare la paura e ingannare. Su questa base si creeranno differenti omogeneizzazioni e si formeranno i clan alla ricerca dei capi. Non si rispetta l'uomo come valore e come individuo nemmeno nella morte.

Lo scorso mercoledì (3 ottobre) a Modrica, una piccola città della Bosnia Erzegovina, nell'entità che si chiama Republika Srpska, è stato sepolto Milan Jelic, il presidente di questa entità. È morto giovane, di un attacco di cuore. Il funerale era organizzato come per un grande presidente di un grande stato. Migliaia di cittadini, decine di uomini religiosi, centinaia di funzionari, il corpo diplomatico, i leader politici locali e il presidente dello stato confinante, i plotoni d'onore, il complesso musicale, bandiere, macchine da ripresa, fiori e candele. È una delle cose più tristi guardare i genitori che seppelliscono il proprio figlio. Di per sé è sempre un dramma. Acanto alla tomba di marmo eretta velocemente, erano presenti i collaboratori politici più vicini a Jelic. E due di questi tre, hanno dedicato la maggior parte del loro discorso rivolto al defunto padre, figlio, consorte, amico e presidente, alla riforma della polizia in BiH! L'ultima frase pronunciata sulla cassa funeraria prima che venisse sepolta è stato un giuramento a voce alta: "Ti prometto che la tua casa e la tua tomba saranno per sempre protetti dalla polizia della Republika Srpska e da nessun altro...!".

Spontaneamente le teste di molti, in quel momento, si sono girate verso l'alto rappresentante della comunità internazionale, lo slovacco Miroslav Lajcak, tra i funzionari in prima fila. Proprio in quei giorni Lajcak aveva faticosamente e un po' drammaticamente trattato sulla riforma della polizia in BiH con quell'oratore che sulla tomba di suo "fratello" ha fatto la promessa sulla "eterna esistenza della polizia della Republika Srpska". Nel luogo dove i genitori hanno sepolto il figlio, il figlio il padre e la moglie il marito, in modo triste e brutto si decidevano le posizioni negoziali delle trattative politiche.

Avremmo potuto dire che ciò non è che la misura della cosiddetta politica odierna in BiH. Penso che tutto questo insieme, compresa la storia sull'elenco "politico" dei rivenditori di cevapcici e dei ristoranti in cui c'è o non c'è la birra, sia la misura dell'etica di coloro i quali si occupano di queste cose, e ce ne sono parecchi. E se anche ci fosse l'intenzione di far sì che il domani sia migliore, che saremo più vicini, tolleranti, pronti al compromesso e alla ricerca di un interesse comune, non ci sarebbero problemi né per quel che riguarda la birra né per la riforma della polizia. Esiste una buona soluzione per tutto. Ma la domanda è semplice: a chi serve una tale soluzione, e a chi serve l'altra in cui la politica è solo il male lungo la strada per la realizzazione del potere sia sui vivi che sui morti?