Nelle pagine del libro di Ranko Risojević la guerra è lasciata fuori dalla finestra. Ma c'è. Rumore è un'opera che presenta per la prima volta in italiano lo scrittore bosniaco
Brevi prose, frammenti, lampi in cui l’attenzione si accende su un dettaglio, su una frase udita per sbaglio e rimasta impigliata nella mente, episodi del folclore popolare che riaffiorano icasticamente. Non sono che il brusio, il rumore, della coscienza durante i tre anni tragici della guerra in Bosnia Erzegovina. La guerra, in queste pagine, non c’è direttamente, è lasciata fuori dalla finestra. L’angoscia che essa genera compete con il brusio della penna che verga il foglio e che annota i frammenti di una mente che è necessariamente a brandelli, che si accende e si illumina solo per pochi attimi fugaci. La guerra è negli spazi bianchi lasciati sulla pagina da questi tasselli di poche righe.
Rumore è l’unico libro pubblicato in italiano di Ranko Risojević (1943), autore altrimenti molto prolifico e molto conosciuto in patria, erede idealmente del grande Ivo Andrić. Rumore è un testo difficile da catalogare, fatto di istantanee, scorci di un diario. Le introduzioni di Danilo Capasso, che inframezzano i testi, fanno luce solo in parte sul posto che quest’opera assume all’interno dell’opera dello scrittore. I circa cinquanta brevi racconti, note, riflessioni contenuti in questo libro forse non sono sufficienti per dare un’idea completa dello spessore di Risojević, ma viene da essere curiosi a immaginare a come questo pensiero che si accende a lampi possa diluirsi nel passo lungo del romanzo o del saggio. Matematico, fisico, editore, traduttore, scrittore, poeta: la biografia di Risojević è poliedrica e desta curiosità.
Le prose brevi che sono qui raccolte sono in realtà una selezione dall’opera originale compiuta dal traduttore ed inoltre sono catalogate in quattro sezioni: In guerra, Vite incrociate, Cosmogonie e altre minuzie e infine Incursioni. La scansione in quattro momenti diversi segnala la labile traccia di un percorso, di un processo interiore che parte dalla guerra, passa per i segni lasciati dentro di noi dagli “incroci” con gli altri, abbozza timidi tentativi di palingenesi (“non sarebbe meglio ribaltare il tutto, tramutare la preoccupazione in spensieratezza […] lavorare e vivere come la flora?”) e che arriva sul finale a convocare personaggi storici letterari (come Kafka, Baudelaire, Borges) o classici e mitologici (Prometeo, Zenone, Euclide) o musicali (Chopin) come una sorta di essenziale pantheon umano cui attingere per ridare conforto alla speranza, per ricostruire una minima cartografia della salvezza o della ricostruzione.
Per noi lettori italiani questo non è che un assaggio della qualità letterarie di Ranko Risojević. Non ci resta che aspettare che altri suoi titoli arrivino nella nostra lingua.