Le richieste di aiuto per raccogliere fondi per una persona malata o per sostenere una famiglia bisognosa si stanno moltiplicando in Bosnia Erzegovina. Ma per gli attivisti per i diritti umani queste donazioni via SMS riflettono, soprattutto, i fallimenti dello stato

09/05/2019 -  Milorad Milojević

(Pubblicato originariamente da Radio Slobodna Evropa, selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBCT il 26 aprile 2019)

Snježana Plavšić Đurović, madre single, vive a Maglajani nel comune di Laktaši con il figlio di nove anni. Entrambi hanno un tumore e le loro risorse mensili non sono sufficienti per coprire le spese mediche. Snježana è quindi obbligata a chiedere aiuto intorno a lei. "Non posso garantire a mio figlio le cose più basilari", denuncia. "Non posso nemmeno mostrargli che la vita non è solo sofferenza. Deve saltare i pasti quando non c'è abbastanza da mangiare. Ad esempio, non dovrebbe mangiare cibi conservati ma dal momento che non c'è nient'altro, li mangia ugualmente. Non so come faremmo se non ci fossero alcune persone attorno a noi che ci aiutano”.

Sono state promosse varie iniziative di aiuto per Snježana, come ad esempio una serata di vendita di libri e opere d'arte a cui hanno partecipato circa 50 artisti. Uno degli organizzatori, ben noto a Banja Luka per le sue azioni umanitarie, Danijel Mihić, dell'Associazione Cultura per la Cultura, ha affermato che questo tipo di azioni sono importanti perché sono molte le persone bisognose. "Il problema è che ci sono molte richieste ed inizia ad essere difficile dare delle priorità. Ma in quel caso si tratta di una madre e di un figlio che soffrono di una malattia incurabile. In tutto sono stati raccolti 2500 marchi convertibili [circa 1250 €, NdR]. È meglio di niente e non ci arrendiamo".

L'esempio di Snježana è solo una goccia nel mare. Secondo Vanja Stokić, portavoce e attivista del sito e-trafika , il fatto che siano sempre di più le richieste di aiuto dice molto sullo stato caotico della società bosniaca. "Lo spazio mediatico è saturo di questo tipo di richieste e non rappresenta nemmeno il 10% della situazione effettiva. Sfortunatamente, tutto ciò pesa sulle spalle dei cittadini che si organizzano. Non appena pubblichiamo queste storie le persone ci contattano. Vogliono dare vestiti, pagare bollette, portare cibo, ecc. Ma queste sono solo soluzioni di breve periodo. Gli abiti devono essere cambiati, il cibo viene consumato e arrivano nuove bollette".

Gordana e Željko Gašić sono in affitto nel quartiere di Zalužani, a Banja Luka. Devono nutrire sei bambini e sono una famiglia in grande difficoltà. L'assegno che ricevono mensilmente per i figli è di 140 marchi convertibili. Non è sufficiente, né lo sono i pochi soldi che Zeljko guadagna facendo lavori di manutenzione. "Stiamo facendo il meglio che possiamo, ma vorremmo avere una casa nostra in modo che i bambini possano avere un posto dove imparare, giocare e dormire in buone condizioni", dice Gordana. "Qui tutto trasuda umidità e l'inverno è anche peggio".

Vi sono pochi dati sul numero di campagne umanitarie effettuate e sulle somme raccolte ma per Danijel Mihić, questo tipo di azioni dovrebbero rimanere una soluzione parallela a ciò che propone lo stato, e in nessun modo il principale strumento per combattere la povertà. "Ci sono così tante richieste di aiuto, non sono sicuro che nemmeno lo stato possa estinguere un simile incendio. Le persone dovrebbero essere in grado di lavorare e guadagnarsi da vivere. È un problema senza fine, raccogliamo i cocci, ma ciò non regge. Occorre trovare soluzioni a lungo termine e solo allora la situazione migliorerà. Ma al momento ci sono troppe richieste di aiuto".

Biljana Kotur, presidente della Federazione Republika Srpska per le malattie rare, è favorevole alla creazione di un fondo di solidarietà basato su quello già in atto per il trattamento delle malattie infantili. "Pensavo che la gente avrebbe donato molti soldi grazie a questi numeri di telefono. In realtà donano solo piccoli importi che non riescono a garantire una soluzione al problema. Ci sono sempre più richieste di aiuto, ma i soldi necessari a dare delle risposte vengono raramente raccolti. Per risolvere un problema, occorre parlarne tutto il tempo. Per ottenere un diritto, ci vogliono due o tre anni. Ad esempio affinché le malattie rare fossero registrate presso il Fondo di assicurazione sanitaria della Republika Srpska e quindi curate, ci sono voluti due anni, dal 2015 al 2017. Occorre perseverare".

Per Vanja Stokić, le lacune nel sistema sono il risultato di una mancanza di empatia da parte dei politici che, con il loro stile di vita benestante, non sono consapevoli dei problemi quotidiani in Bosnia Erzegovina. "Vedo solo alcune azioni puntuali da parte di alcuni politici per raccogliere fondi, ma non c'è interesse da parte dello stato. Nessuno si rimbocca le maniche per risolvere questi problemi. I cittadini sono letteralmente affamati. Spesso menziono un graffito che ho visto un giorno per strada. Vi era scritto "Siamo affamati". Sono sicura che se chiedessimo ai nostri leader il prezzo del latte o della benzina, non saprebbero che rispondere. Non si chiedono come pagare l'affitto o le bollette, mentre queste sono le domande che tormentano le persone che li hanno eletti".