Nuovo collegamento aereo tra Roma, Mostar e Sarajevo. Un modo anche questo per avvicinare la Bosnia Erzegovina all'Europa...
Da venerdì 2 agosto è realtà il collegamento aereo diretto tra Sarajevo e Roma. Come già preannunciato un mese fa in occasione del primo volo Sarajevo-Belgrado, con il volo inaugurale di venerdì la Air Bosna ha introdotto nei suoi programmi la nuova tratta Sarajevo-Roma con fermata intermedia a Mostar. Per tre volte alla settimana, mercoledì, venerdì e domenica al prezzo di 276 dollari USA più 50 $ di tasse aeroportuali, il Fokker 50 della compagnia aerea bosniaca aprirà finalmente le vie del cielo dei Balcani verso il centro d'Europa.
Finora il collegamento aereo dall'Italia era invece assai disagiato, mancando una tratta diretta e costringendo perciò sempre a lunghi e costosi scali in altre città europee.
La tappa a Mostar, per quanto singolare data la breve distanza con la capitale, sarà almeno gradita ai molti pellegrini che incuranti dei richiami vaticani si dirigono ogni anno a Medjugorje...
Ma al di là delle ragioni spirituali, questo nuovo collegamento aereo darà forse l'occasione ad un maggior numero di persone di avvicinarsi alla Bosnia Erzegovina, per viverla ed osservarla con l'occhio del turista. Lo ha fatto ad esempio Massimo Merli, un nostro lettore nei Balcani per ragioni di studio. Arrivato a Sarajevo per la prima volta proprio nei giorni del concerto di Manu Chao, ha raccontato all'Osservatorio le sue sensazioni.
"Non è facile descrivere in poche righe quello che si respira, si vede e si assapora camminando per le vie di Sarajevo. Il centro cittadino non è poi molto diverso da quello delle capitali europee, se non per grandezza. Negozi alla moda, agenzie di viaggio, banche, uffici, e ancora ristoranti, bar, panetterie, internet caffè e locali notturni. Continuando a camminare però, si è vittima di uno strano sortilegio e quasi senza accorgersene i negozi alla moda si trasformano nelle basse botteghe di filigrana, i costumi cambiano, gli stessi rumori non sono più gli stessi: dagli squilli dei telefonini e dalle radio che trasmettono musica dance, si passa ad un confuso vociare con un sottofondo di musiche arabeggianti...", ad indicare che Sarajevo è riuscita comunque a preservare la parte vecchia della città e il quartiere tradizionale del mercato. Un mercato che ha mantenuto i suoi tratti caratteristici, dove "è facile incontrare donne con lo chador intente nelle compere mattutine, anziani seduti di fronte alle botteghe occupati a sorseggiare il caffè turco... gli odori diventano più penetranti ed intensi".
"Questa è Sarajevo oggi" continua a raccontare Massimo "una città che si affaccia speranzosa all'Europa, ma che conserva le proprie tradizioni e i propri costumi".
L'occhio non può però evitare di notare i segni di una guerra recente. "Sui palazzi ridipinti di fresco sono ancora visibili i fori dei proiettili sparati dai cecchini... e il palazzo del Parlamento colpito da numerosi colpi d'artiglieria non cede alla tentazione della gravità, ergendosi sugli edifici circostanti come volesse trasmettere un monito, quasi un monumento a quello che è stato e che non scompare certo con una semplice mano di vernice".
Passato e presente, distruzione e ricostruzione si intrecciano quindi in una città "...sicuramente magica e città viva", che vuole dimenticare aprendosi anche alla cultura amata dai giovani d'oggi.
Per cui, conclude Massimo "capita così, girovagando senza meta per i vicoli del centro, di capire nei volti e negli sguardi orgogliosi della gente, il peso di un passato ancora presente e, quasi rapito dall'energia che ti circonda, ti ritrovi, in una bella serata di luglio, a goderti in prima fila il concerto di Manu Chao...".