Si è tenuta a Banja Luka dal 6 al 13 ottobre la seconda settimana della cultura italiana, organizzata dall'Associazione 'Marco Polo'. L'Osservatorio sui Balcani ha intervistato il fondatore dell'associazione, Daniele Capasso.
"Ho fondato la associazione 'Marco Polo' insieme ai miei studenti del corso di lingua italiana all'università di Banja Luka. Il nostro obiettivo è quello di contribuire alla diffusione della cultura italiana in Bosnia e viceversa di quella bosniaca in Italia. Nel marzo di quest'anno lo scultore Dusan Pasic, il gruppo rock Revolt e i fotografi dell'associazione Cebudal, insieme a un buon numero di giovani dell'Accademia di Belle Arti di Banja Luka, si sono recati in Italia. Oggi, dopo un primo evento organizzato nel maggio dell'anno scorso, abbiamo realizzato in città la seconda settimana della cultura italiana."
OB: quante persone sono intervenute?
DC: "Circa 60 artisti provenienti da Milano, Torino, Bari e Roma. Tra loro c'erano il chitarrista Giorgio Mirto, insegnante al Conservatorio di Torino, il pedagogo Carmelo Calo Cardaci, pittori e fotografi. La gente di Banja Luka ha partecipato moltissimo a tutte le iniziative, sia ai concerti che agli incontri e alle mostre. L'aspetto per noi più significativo è che attraverso queste manifestazioni si allacciano legami di conoscenza e di amicizia, non solo tra gli artisti ma tra tutti quelli che vi prendono parte."
OB: avete avuto un sostegno dalle autorità cittadine o da altre istituzioni?
DC: "Ci hanno sostenuto l'Ambasciata italiana in BiH e quella bosniaca in Italia, insieme ad alcune ditte di Banja Luka che hanno rapporti commerciali con l'Italia."
OB: quali sono i vostri programmi per il futuro?
DC: "Stiamo già organizzando la seconda settimana della cultura bosniaca in Italia 'Balkan Art II', che si terrà nel marzo del 2003. Come associazione, parteciperemo anche alla biennale dei giovani artisti ad Atene. Infine stiamo lavorando molto sulla pubblicazione di testi bilingue, in italiano e bosniaco."
OB: quali sono le difficoltà che incontrate nel vostro lavoro?
DC: "Il problema principale è quello degli spazi. Tutta la nostra attività si concentra in una stanzetta. Quando è venuto a visitarci l'ambasciatore italiano in Bosnia Erzegovina non sapevamo neppure dove riceverlo. Inoltre possediamo la più grande raccolta di testi in lingua italiana che ci sia in Republika Srpska. Per ora si trova presso la Facoltà di Scienze e Matematica, dove io lavoro come docente di lingua italiana. Abbiamo scritto al sindaco di Banja Luka richiedendo uno spazio adeguato per la nostra sede e per la libreria. Ci serve almeno un ufficio..."