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Amir Alagić © foto David Selovin/Ronzani Editore

Un noir ambientato a Pola, che attraverso la saga familiare dei due protagonisti traccia cent'anni di storia di questa magnifica città. Pubblichiamo la post-fazione di Silvio Ferrari al libro dello scrittore bosniaco-erzegovese Amir Alagić, selezionato per il Premio Latisana per il Nord-Est

17/07/2024 -  Silvio Ferrari

A poca distanza dalla pubblicazione in lingua italiana di alcuni suoi significativi racconti, frutto di un apprezzabile lavoro di traduzione compiuto da studenti e studentesse di Ca’ Foscari sotto l’attenta guida della professoressa Marija Bradaš, ora lo scrittore Amir Alagić offre ai lettori italiani il suo romanzo Un’infanzia lunga cent’anni nella traduzione di Marijana Puljić.

Non sempre è strettamente necessario collegare il prodotto letterario che si presenta con le caratteristiche personali e persino con le vicissitudini dell’autore, ma nel caso di Amir Alagić e della sua storia di bosniaco (Banja Luka, 1977), prima nella Jugoslavia federata e ancora socialista e poi, durante e dopo la bufera (1991-1995), nella storica e variegata Istria croata (a Pola), appare invece utile e perfino determinante.

Innanzitutto sul piano linguistico, poiché l’impasto di termini e la ricchezza descrittiva con cui Alagić affronta fin dall’inizio e conduce il diramarsi della sua storia tutta umana e socialmente marittimo-costiera – arricchita da una toponomastica rivelatrice del lungo passato di una città romana rimasta in vita fino al tempo dei mercatini e dei telefonini – si reggono anche sulla convivenza di un linguaggio di provenienza pluriterritoriale. Una lingua ancora federata.

Dunque, si diceva della storia, anche fra le strade, le abitazioni, le piazzole e i giardini di Pola si agitano e s’incrociano i pochi protagonisti di piccole ‘tragedie’ quotidiane concentrate sui rapporti tra due generazioni – padri e figli – uscite dall’ennesima prova storica subita da quel territorio. Rivissuta e narrativamente ricordata da molti richiami, ma fondamentalmente pulsante nella testa e nelle vene di ‘residui’ umani degli ultimi cinquant’anni.

Non si tratta di ingolosire il lettore anticipando qualche passaggio più promettente della trama, se si accenna al fatto che tutto (almeno molto) in queste pagine ruota attorno alla condizione di due donne che muoiono in circostanze cronachisticamente classiche: una dentro la propria decorosa casa e l’altra fra gli scogli di una spiaggia deserta, lasciandosi annegare.

Del resto sono i due fuochi di questa narrazione che coinvolgono e riuniscono dopo molto tempo i due principali soggetti maschili dell’intreccio, trasformando le loro diverse solitudini in un patetico team investigativo, alla caccia di un esito che non sconvolgerà comunque la rassegnata condizione personale di due deboli personaggi che, ispezionando il loro passato, credono di venire a capo della loro tensione esistenziale.

Su questa semplice impalcatura, Alagić, da autore già consumato, colloca lo stratagemma narrativo del suo romanzo: la scomparsa, la dispersione urbana grottesca e il ritrovamento dei gioielli di una delle due donne, come una sorta di parabola simbolica dei valori, degli affetti, ma anche degli equivoci di cui è farcita la quotidianità del presente.

E questa metafora gli consente di ripercorrere davvero un secolo di immagini e di comportamenti umani che, in una città come Pola (ma certo anche altrove) ha accompagnato un secolo di storia, nel succedersi dei regimi e dei poteri – sullo stesso territorio – come la sostituzione dei monumenti sugli stessi tracciati dei nostri percorsi individuali.

Perciò sotto questo aspetto, il romanzo di Alagić offre un’aggiornata raffigurazione: ma del paesaggio umano di una regione europea così vicina e sensibile alla nostra realtà, nella quale il presente croato svela, a ogni pagina, il substrato ancora recente anche se sostanzialmente rimosso, di quei cent’anni d’infanzia che si sono consumati “... presso del Quarnaro”.

Amir Alagić

Amir Alagić, nato a Banja Luka (Bosnia Erzegovina), vive e lavora a Pola. Autore di racconti e poesie pubblicati su alcune riviste e antologie; nel 2010 pubblica la sua prima raccolta di racconti: Pod istim nebom. Ha pubblicato alcuni romanzi con Durieux a Zagabria, tra i quali Stogodišnje djetinjstvo (2017) che Ronzani Editore propone in prima edizione italiana. Alcuni suoi testi sono stati tradotti in inglese e francese, nel 2022 Libreria Editrice Cafoscarina pubblica la raccolta Oltre la collina e altri racconti, a cura di Marija Bradaš.