Nello scavo e la vendita illegale di reperti archeologici sarebbero coinvolte in Bulgaria ben 10.000 persone. Lo Stato risponde con una legislazione da riformare e con un budget del Ministero della Cultura che non supera i 200.000 euro. Il difficile percorso verso la protezione del patrimonio culturale bulgaro.
La Bulgaria è stata una delle più importanti mete turistiche per i cittadini dei Paesi del Patto di Varsavia. Le mete più ambite erano la costa del Mar Nero in estate e le strutture sciistiche montane d'inverno. Non si può però proprio parlare di turismo di massa, visto che i viaggi "all'estero" erano piuttosto rari ed economicamente insostenibili per la maggior parte delle persone.
Si erano sviluppate in ogni caso nell'intera regione alcuni miti sulla Buulgaria. Tre su tutti. La Valle delle Rose, lo yogurt bulgaro, la particolarità della musica tradizionale. Mitologia oramai sfiorita che appartiene "alla vecchia gloria del passato".
Anche in tempi più recenti il turismo in Bulgaria (specialmente sulla costa del Mar Nero) ha continuato a svilupparsi seppure con alti e bassi.
Da diversi anni i bulgari si sentono ripetere dai propri politici che il Paese deve puntare sullo sviluppo del turismo. Ogni governo infatti inserisce nei propri programmi lo sviluppo del settore turistico, ma, a parte la progressiva cementificazione della costa e la crescita a dismisura dei centri sportivi nelle montagne, è stata prestata poca attenzione al patrimonio storico, culturale, artistico e un possibile sviluppo del turismo legato a questa risorsa.
Negli ultimi anni vi sono stati numerosi ritrovamenti e scoperte archeologiche di grande importanza relative alla civiltà dei Traci, e si è riproposta la dolente questione della conservazione del patrimonio da parte dello Stato bulgaro. Non solo, la cronica mancanza di fondi rende difficile persino immaginare un adeguato sviluppo delle infrastrutture stradali, necessarie ad un possibile incoraggiamento dello sviluppo turistico.
L'autorevole settimanale bulgaro Capital, nel Novembre 2004, ha scelto come tema di copertina proprio la difficoltà dello Stato a regolarizzare ed organizzare il proprio patrimonio artistico, nonché a combattere i furti ed il commercio clandestino di reperti archeologici.
La situazione attuale e la politica nel settore lasciano molto a desiderare: lo Stato bulgaro, proprietario per legge dell'eredità storico-culturale, dal 1989 non è mai stato in grado di affrontare organicamente la salvaguardia e valorizzazione del proprio patrimonio, dando inevitabilmente via libera ai tombaroli ed ai cercatori di tesoro. Intorno ai siti archeologici esiste un grande traffico nel quale gli oggetti antichi o vengono venduti all'estero o trovano alloggio presso i "collezionisti" nel Paese. D'altra parte lo Stato attualmente non concede più di 400.000 Lev all'anno (circa 200.000,00 €.) per il bilancio del Ministero per i Beni Culturali.
Le speculazioni e l'esportazioni dei reperti
In Bulgaria la ricerca e il commercio illegale di oggetti antichi può essere considerato un vero e proprio settore dell'economia del Paese, non soltanto per il fatto che è un giro d'affari di milioni di euro ma anche per la mano d'opera impegnata: si parla di quasi 10.000 persone. Questo settore ha le proprie regole e una struttura piramidale ben definita: alla base esistono i tombaroli, poi i commercianti ed infine i collezionisti. E' un'opinione comune che l'esistenza di questo fenomeno sia dovuta a fattori sociali: è tanto più diffuso quanto sono economicamente depresse le aree dove si verifica.
Iovo Nicolov, giornalista del settimanale Capital, ha descritto una realtà nel nord della Bulgaria vicino alla città di Vidin: "L'antica città romana di Rizaria è stata danneggiata dai tombaroli in maniera irreversibile. Questo giro d'affari è nelle mani dei nuovi ricchi e anche di gruppi criminali, che hanno del denaro in contanti che possono investire nei furti, il cui guadagno può superare anche di 4-5 volte gli investimenti iniziali".
La legislazione attuale è poco chiara e lascia tante vie d'uscita basandosi su un ordinamento vecchio ed un'applicazione farraginosa. Viene perseguito chiunque trovi dei reperti ed ometta di denunciarli. La multa varia da 500 a 1000 Lev o un anno di detenzione, ma è molto difficile che venga applicata perché la procedura è lunghissima. Inoltre la legge non prevede delle sanzioni per chi acquista oggetti antichi senza conoscerne l'origine pur essendo gli stessi collezionisti a sostenere il mercato.
Il Direttore del Centro di Ricerca e Riconoscimento dei oggetti con valore storico culturale Kiril Hristoskov ha definito la Bulgaria come appartenente ai Paesi "donatori", insieme a Grecia, Turchia, Romania e Macedonia, che animano il mercato illegale insieme ai Paesi "riceventi", come Inghilterra, Germania, Austria e Svizzera.
Per fermare il saccheggio e l'esportazione degli oggetti antichi occorre innanzitutto una riforma della legge attuale e contemporaneamente le autorità statali debbono decidere cosa intendono fare del proprio patrimonio storico-artistico.
In particolare dopo il boom di scoperte degli ultimi anni anche i cittadini bulgari sono attenti alla questione. Ma cosa fanno le autorità? Le sorprese sono sempre dietro l'angolo e recentemente è arrivata anche una strana proposta.
La proposta del Presidente
Il Presidente Georgi Parvanov ha formato un movimento che ha come scopo la tutela dell'eredità storico culturale. Quest'ultimo è stato chiamato "La memoria della Bulgaria" ed ha cercato di riformulare la maggior parte delle idee riguardo i beni culturali con le seguenti proposte:
1. Regolarizzare la politica dello Stato nei confronti delle persone che si occupano del traffico illegale di oggetti antichi: cercare di evidenziare le relazioni nate tra chi compie reati contro il patrimonio culturale con il mondo della criminalità organizzata. Identificare quale sia il fattore che ostacola la lotta contro questi crimini e queste forme di delinquenza. Assicurare la salvaguardia dei monumenti e garantire una punizione per i colpevoli dei reati nei confronti di essi. Richiedere il possesso di licenza per tutte le organizzazioni che usano metal-detector e geo-scanner. Vietare la vendita ai privati di queste tecnologie.
2. Per quello che riguarda i finanziamenti nella sfera della cultura: incentivare ma allo stesso tempo esigere più trasparenza e chiarezza per tutte le forme di finanziamento non statali sulla ricerca. Legalizzare le concessioni ai privati per la gestione temporanea ai fini turistici delle nuove scoperte archeologiche. Creare una lotteria statale per il sostegno della cultura.
3. Per quello che riguarda le collezioni private la proposta del Presidente è di regolarizzare il regime dei collezionisti tramite una registrazione, e di riflettere sulla possibilità di un'amnistia delle collezioni create illegalmente.
L'ultima di queste proposte lascia perplessi molti studiosi ed anche molti comuni cittadini. Una sanatoria del genere equivarrebbe ad una vera e propria amnistia su reati che altrove sono gravemente sanzionati.
Risolvere il problema orientandosi verso l'incentivazione del turismo culturale, anche con concessioni statali a privati, potrebbe invece essere una buona proposta sia per la valorizzazione del patrimonio sia per lo sviluppo economico di molte aree depresse.
Ultimamente questo argomento sembra stare molto a cuore all'interno dell'opinione pubblica bulgara, e come si sa i politici diventano molto "sensibili" verso di essa nei periodi pre-elettorali. Non ci si dovrà quindi meravigliare se questa materia diverrà molto presente nei programmi dei candidati.
Si spera però che dopo le parole si riesca anche a concretizzare con i fatti questa legittima speranza dei cittadini.
Vedi anche:
Bulgaria: caccia al tesoro