Il Governo bulgaro va avanti per la propria strada e conferma l'appoggio agli USA. L'opinione pubblica bulgara è contraria alla guerra ma pochi partecipano alle manifestazioni di protesta.
In Bulgaria si respira sempre più aria di guerra. "A giorni la guerra a Bagdad" titola sabato il quotidiano "Trud". Il loro corrispondente da Belgrado ha riportato come il Ministro iracheno responsabile dell'informazione abbia invitato tutti i giornalisti stranieri ad abbandonare il Paese non potendo più garantire la loro sicurezza. "Tra poche ore la guerra" fa eco 24 Chassa.
La Bulgaria, che fa attualmente parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite quale membro a rotazione, ha già dichiarato la propria disponibilità a votare una seconda risoluzione che possa fornire la copertura giuridica all'attacco all'Iraq, votazione che sembra però oramai lontana. Se il governo è a favore della guerra l'opinione pubblica resta decisamente contro. Ma nonostante l'ampia opposizione dei bulgari contro una soluzione militare alla crisi in Iraq non si è verificata nel Paese nessuna manifestazione pacifista di rilievo.
Intanto, lo riporta sempre Trud, nella base militare di Sarafovo, sul Mar Nero, sarebbero già pronti sei aerei americani per il rifornimento di carburante e circa 380 soldati americani sarebbero alloggiati nei pressi della base, in parte in edifici messi a disposizione dalle autorità bulgare ed in parte in tende.
"Poco convincenti le proteste della gente" titola Monitor, altro quotidiano bulgaro, che riporta un'analisi di una manifestazione pacifista tenutasi a Sofia domenica scorsa. Sulle strade della capitale si sono ritrovate solo 200 persone in maggioranza pensionati nostalgici del regime comunista ed immigrati arabi in Bulgaria. "Non moriremo per l'Americana" scandivano i pensionati. Presenti anche alcuni rappresentanti dei gruppi di sinistra "Che Guevara" e "24 settembre", che hanno deciso per una presenza silenziosa. E Monitor sottolinea come il Governo non si sia lasciato impressionare dai dimostranti.
Più rilevante invece la protesta che si è tenuta il venerdì precedente quando 251.000 lavoratori appartenenti alla Confederazione indipendente dei sindacati bulgari hanno, per un'ora, incrociato le braccia.
Il 98,26% degli abitanti della regione di Sarafovo teme che la base possa divenire strategica nell'attacco all'Iraq e che questo comporti l'arrivo di altre truppe statunitensi ed un possibile coinvolgimento diretto nell'oramai imminente conflitto. Lo ha dichiarato Lilia Ressel, leader del neo-costituito Comitato d'iniziativa dei cittadini di Sarafovo. "La gente ha soprattutto paura delle conseguenze di possibili attacchi biologici ad opera di gruppi terroristi".
Il 15 marzo il quotidiano Sega ha invece preferito concentrarsi su una manifestazione tenutasi nella città di Provadia, nel nord-est del Paese. 70 cittadini hanno risposto all'invito del comitato di cittadini "Non alla guerra". "Mi chiedo perché la gente della capitale stia zitta" ha affermato Marta Radeva, tra le promotrici dell'iniziativa "le compensazioni in denaro non serviranno a guarire le nostre coscienze".
"Pochi dei bulgari vedono Saddam come un esempio di democrazia ma sempre più persone hanno difficoltà a vedere Bush nello stesso ruolo" ha commentato Kolio Kolev, sociologo, al settimanale Bunker. Kolev ha poi sottolineato come a suo avviso il destino politico di Simeone II é legato al successo o meno della guerra in Iraq. "Una guerra lunga avrebbe conseguenze negative sul livello dei prezzi del carburante e quindi andrebbe direttamente ad intaccare il budget delle famiglie bulgare. E questo rappresenterebbe la fine per l'attuale Primo ministro che sino ad ora ha fatto della politica estera una delle sue carte vincenti".
L'impressione è però che la società bulgara sia poco coinvolta sulla questione. Può sembrare desolante ma i bulgari in seguito ad una transizione dolorosa, a riforme laceranti, ad una miseria diffusa sembrano disposti per la promessa di un tozzo di pane ad accettare altre sofferenze, danni collaterali e possibili instabilità. Nonostante questo la popolarità dell'attuale Governo è in caduta libera. Il partito di maggioranza, il Movimento nazionale di Simeone II, se si affrontasse le urne secondo i sondaggi raccoglierebbe solo l'8,20% dei consensi e verrebbe superato sia dai socialisti, al 13,7% che dall'Unione delle forze democratiche al 9,20%. Allarmante il dato sull'astensionismo. Il 57,9% dei bulgari ha infatti dichiarato a "Mediana poll", autrice del sondaggio, che in caso di elezioni non si recherebbe alle urne.
Intanto il Presidente bulgaro Paravanov ha dichiarato, in seguito ad uno suo incontro con il Consiglio consultivo sulla sicurezza nazionale che "la Bulgaria non parteciperà in azioni militari dirette contro l'Iraq". Paravanov ha chiarito come la decisione del Parlamento risalente al 7 febbraio scorso, quando la Bulgaria ha garantito pieno supporto logistico agli USA, non implica per la Bulgaria alcun obbligo politico nel caso la guerra venga scatenata al di fuori della copertura giuridica delle Nazioni unite.