Secondo alcuni esperti la Bulgaria presto potrebbe divenire da Paese di emigrazione Paese di immigrazione. Vista la vera e propria crisi demografica l'economia bulgara necessita di nuova forza lavoro. Un reportage di Tanya Mangalakova.
Da Sofia scrive Tanya Mangalakova
Il quartiere con il suo nucleo in Via Pirotska, a Sofia, è quello più attivo dal punto di vista commerciale dell'intera città. Un quartiere cosmopolita dove culture occidentali ed orientali si mescolano. All'inizio di Via Pirotska la moschea Banya Bashi costruita nel 1566, sulla sua sinistra la sinagoga. Un po' più giù, al fianco dell'Hotel Sheraton la chiesa ortodossa di Sveta Nedelya.
Nel 1931 il giornalista francese Albert Londres descrisse come i comitadjis - membri di un'organizzazione rivoluzionaria che di batteva per l'indipendenza della Macedonia - proprio da Via Pirotska passavano per raccogliere una sorta di "pizzo rivoluzionario" presso i negozianti della zona, a favore della causa macedone.
Ora lungo Via Pirotska vi sono negozi di lusso ma anche negozi più piccoli, con le iscrizioni in arabo. "Mi piace la Bulgaria. Vi sono alcuni elementi che si assomigliano tra la gente della Bulgaria e quella del Libano", afferma Hasan, macellaio, nato a Beirut ma da circa 12 anni in Bulgaria dove ha aperto la macelleria "Al Maraai". Ha sposato una donna bulgara ed ha un bambino. Nel suo negozio si può trovare esclusivamente carne d'agnello, pane arabo e pietanza arabe come l'hommos e lo shish tauk. Hasan non si interessa di politica, "sono piuttosto concentrato sui miei affari".
"La montagna dell'eterno bianco" è invece il nome suggestivo di un ristorante cinese con l'entrata proprio al fianco della macelleria di Hasan. Le lanterne rosse sembrano essere leggermente smosse dalla musica ad alto volume di un negozietto di cd di fronte. Una canzone zingara suonata dall'orchestra di Goran Bregovic. L'atmosfera è realmente cosmopolita. Anche il proprietario di un vicino Internet Café non è bulgaro ma palestinese, sposato con una ragazza bulgara.
Negozi e ristoranti cinesi, macelleria arabe, negozi dove si vende tabacco profumato e narghilè - molto in votga nei club di Sofia - gestiti da siriani, negozi di spezie dove si può profumare l'Harissa dalla Tunisia, il grits, cardamon, saffron... Durante i 14 anni di transizione dal regime comunista alla democrazia Sofia ha cambiato aspetto, in centro città sono fiorite le attività commerciali gestite da nuove minoranze, in prevalenza provenienti dal Medioriente.
Crisi demografica
Contemporaneamente circa 1 milione di bulgari sono emigrati all'estero. Il Paese sta soffrendo una forte crisi demografica. I bambini rappresentavano, nel 2003, il 15,5% della popolazione a fronte del 21,6% dell'inizio della transizione e del 30% di inizi '900. A partire dal 1990 la crescita naturale dava segno negativo. E c'è qualcuno che inizia a preoccuparsi della mancanza della forza di lavoro. "Nel 2012 il numero di immigrati supererà quello di emigranti" afferma Jordan Kalchev, dell'Istituto Nazionale di Statistica. Nel 2010 secondo gli esperti la popolazione della Bulgaria si attesterà sui 7,3-7,4 milioni di abitanti. Attualmente vivono in Bulgaria circa 7,8 milioni di persone. "Abbiamo bisogno che si dibatta pubblicamente, a tutti i livelli, sulla crisi demografica e sulle sue conseguenze sociali ed economiche" ha scritto Ognyan Minchev, professore presso l'università Sv. Kliment Ohridskidi Sofia, per il quotidiano bulgaro Dnevnik.
Crisi demografica che non è da attribuirsi esclusivamente alle minor nascite od all'alto tasso di emigrazione ma anche ad un deteriorarsi generale delle condizioni di vita e quindi ad un aumento del tasso di mortalità.
Alla ricerca di una strategia sull'immigrazione
Secondo Minchev l'unico modo per evitare un vero e proprio collasso è quello di accettare, nei prossimi 10 anni, almeno 1 milione di immigrati. Volenti o nolenti quindi i bulgari dovranno accettare nuovi vicini di casa. Il probabile e prossimo ingresso della Bulgaria nell'Unione europea inoltre la renderà un Paese di forte attrazione per persone originarie del terzo mondo e dalla Comunità degli Stati Indipendenti.
Non si tratta più quindi di scegliere se accettare o meno immigrati ma di discutere le modalità della loro integrazione. E' necessario promuovere infatti l'immigrazione con un'adeguata strategia. In molti in Bulgaria stanno iniziando a sottolineare come sia necessario accettare soprattutto immigrati provenienti da zone che sono culturalmente e dal punto di vista religioso simili alla cultura e fede professata dalla maggior parte dei bulgari. Preoccupa in particolare l'immigrazione di persone provenienti da Paesi musulmani. La Bulgaria non vuole essere il paese che si prende la responsabilità di conciliare, nell'UE, mondo arabo con quello europeo. Per questo in molti sperano che il prossimo autunno la Turchia avvii effettivamente i negoziati per l'integrazione nell'UE e si assumi il fardello di essere confine dell'Unione a sud est e di trovare un equilibrio tra islam e cristianesimo.
Bulgari dall'ex URSS
La strategia bulgara sembra comunque quella di attirare immigrati originari della Moldavia, dell'Ucraina e, in minor misura, dalla Macedonia. Lo sviluppo in questi Paesi si ritiene sarà più lento che in Bulgaria e per questo la Bulgaria cercherà di attirare giovani con un alto livello di scolarizzazione, in particolare appartenenti alle minoranze bulgare in quei Paesi. Ma il sistema educativo, dei media e delle istituzioni culturali deve al più presto collaborare a creare un humus in Bulgaria favorevole per la multiculturalità. "Ma l'elaborazione di una strategia efficace in merito all'immigrazione necessita dell'impegno di tutti I partiti" afferma Ognyan Minchev.
"Vi sono numerose comunità bulgare in Ucraina, Moldavia, Russia, Kazhakistan, Uzbekistan ed altri Stati dell'ex Unione Sovietica" ricorda Plamen Pavlov, storico presso l'Università di Veliko Tarnovo ed in passato a capo dell'Agenzia statele per i bulgari all'estero "molti di loro, a partire dal 1991 stanno immigrando in Bulgaria. Sino ad ora questo si sarebbe verificato per circa 15.000 persone". Pochi comunque rispetto alle cifre che gli esperti ritengono necessarie a limitare la crisi demografica. Attualmente per strada a Sofia si incontrano macedoni, albanesi, serbi, montenegrini, greci, turchi, arabi, russi ... Tra vent'anni la situazione potrebbe essere ancora diversa e Sofia potrebbe essere la città più multiculturale dei Balcani. I bulgari devono prepararsi all'idea.
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