Dal Consiglio d'Europa arrivano moniti alla Bulgaria in merito alla libertà dei propri media. Si accusa il Governo di un indebito controllo su questi ultimi.
L'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha mosso alcune critiche al governo bulgaro accusandolo di effettuare un controllo indebito sui media. Lo scrive il quotidiano "Dnevnik" (18.12.02) specificando che il consiglio d'Europa ha definito il controllo nella programmazione , sulle risorse finanziarie e sulle scelte di personale effettuate da Governo e Consiglio per i media elettronici (CEM) quale un serio problema per la libertà d'espressione in Bulgaria. Le critiche sono state scritte in un documento che annualmente il Consiglio d'Europa redige sullo stato dei media nel vecchio continente. Verrà discusso in sessione plenaria il 28 gennaio 2003.
La mancanza di un vero servizio televisivo pubblico è ancora percepito quale uno dei maggiori problemi in Bulgaria. Viene poi criticata l'attuale legge sulla TV e sulla radio per tre motivi: innanzitutto non garantirebbe l'indipendenza ai media elettronici, in secondo luogo ruolo e struttura del Consiglio per i media elettronici sarebbero perlomeno discutibili ed infine vi sarebbero problemi in merito alle modalità di finanziamento dei media pubblici.
La creazione di due nuovi enti per la regolamentazione del settore è, secondo gli esperti del Consiglio d'Europa, un sensibile passo indietro per la Bulgaria. Nei dettagli viene contestata in particolare una nuova legge promossa da un parlamentare del Movimento di Simeone II accusato dall'opposizione di averla proposto solo per "epurare" Il Consiglio per i media elettronici e per nominare nuovi direttori alle TV e radio pubbliche.
Nel documento del Consiglio d'Europa si afferma inoltre che non è ruolo del Consiglio quello di porsi quale arbitro tra Governo ed opposizione. Si sottolinea inoltre come troppo facilmente la legge preveda la possibilità, con una semplice maggioranza parlamentare, di cambiare il direttore generale della BTA (Bulgarian Telegraph Agency).
Il documento inoltre nomina espressamente una petizione sottoscritta da 4000 persone, tra i quali molti intellettuali conosciuti, contro la "purga" politica effettuata nel settore dei media ed in particolare a favore del giornalista Yavor Dachkov, rimosso dalla TV nazionale bulgara a causa delle sue "posizioni critiche nei confronti del Governo".
In conclusione si nomina anche il rischio di monopolio dei media privati nel sud est Europa, senza però citare in modo esplicito il gruppo Tedesco WAZ che non solo in Bulgaria controlla una grande fetta della carta stampata.