La Corte suprema amministrativa della Bulgaria blocca la chiusura di due reattori della centrale nucleare di Kozloduy. Si rimette in discussione il capitolo 'energia' che nei negoziati Bulgaria-UE era già stato chiuso.
Il 28 marzo scorso la Corte suprema amministrativa della Bulgaria ha abrogato un'ordinanza del Governo relativa allo smantellamento, nel 2006, delle unità 3 e 4 della centrale nucleare di Kozloduy. La vicenda si trascina da mesi e vede contrapposti da una parte la maggioranza delle forze politiche bulgare, che vedono come strategico e fondamentale per il proprio Paese mantenere in funzione due dei quattro reattori di cui è fornita la centrale. Dall'altra vi è l'Unione europea che in chiave di processo di integrazione non può accettare che reattori vetusti e non 'a norma' rispetto agli standard europei restino attivi. La Corte suprema ha individuato una contraddizione tra l'ordinanza del governo, approvata dopo forti pressioni UE, ed una legge sulla strategia energetica bulgara approvata dal Parlamento.
"La Bulgaria non smantellerà le unità 3 e 4", titola il quotidiano 'Monitor'. "La Corte salva le unità 3 e 4", risponde 'Sega', che cita il portavoce del Ministro degli esteri Lyubomir Todorov che ricorda come nei negoziati con l'Unione europea il capitolo energia era già stato chiuso e che non ci si può permettere di "ritornare al punto di partenza". Ha comunque fatto presente che gli esperti legali del Ministero stanno studiando le argomentazioni date dalla Corte suprema.
"Il Governo deve ora affrontare nuovamente la questione" - ha dichiarato Lyuben Kornezov, parlamentare socialista, il cui partito è stato promotore dell'istanza presso la Corte suprema amministrativa - "il Governo deve ammettere il proprio errore nel voler smantellare parte della centrale di Kozloduy". "Non vi è nessun motivo per riaprire con l'UE il capitolo energia", dichiara invece il Ministro degli esteri Solomon Passy, mentre il Ministro per l'energia si ripara momentaneamente in un cavillo legale "la sentenza della Corte non significa che si debba riaprire il capitolo energia poiché non ha valore retroattivo". Forse della stessa opinione non saranno i funzionari della Commissione europea.