Come in molti Paesi dei Balcani anche in Bulgaria il taglio illegale del legname è una vera e propria piaga. Insufficiente il numero e le dotazioni delle guardie forestali che anzi spesso sono vittime di aggressioni.
Lo scorso 27 agosto, nelle foreste nelle vicinanze di Botevgrad, a poco più di 50 km dalla capitale Sofia, si è verificata un'aggressione del tutto particolare. Circa 50-60 taglialegna hanno attaccato con tanto di asce e mazze le guardie forestali responsabili per la tutela di quella specifica area.La scintilla è scoppiata dopo che un'azione congiunta polizia e guardie forestali aveva portato all'arresto di una dozzina di taglialegna accusati di taglio illegale di legname.
Dopo l'azione sono aumentate le intimidazioni contro le guardie forestali: sono state bruciate alcune case, danneggiate le loro macchine ed a volte sparati contro di loro anche alcuni colpi di arma da fuoco.
"E' un miracolo non vi siano stati feriti" ha dichiarato Vassil Vassiliev, funzionario dei corpi forestali, dopo quest'ennesima aggressione. Ma le conseguenze si fanno sentire e 27 guardie forestali hanno rassegnato le loro dimissioni.
Secondo il quotidiano '24 Chassa' le guardie forestali hanno poche possibilità di contrastare il taglio illegale di legname. Quando infatti riescono a cogliere sul fatto qualcuno non possono che sporgere una denuncia a suo carico e sequestrare sia il legname che l'eventuale mezzo utilizzato per il trasporto. Mahmed Dikme, Ministro per l'agricoltura e le foreste ha dichiarato che i taglialegna illegali starebbero uscendo allo scoperto poiché temono quanto annunciato dalle autorità bulgare e cioè che "é l'inizio della fine per il crimine organizzato nelle foreste".
Sono circa 3500 le guardie forestali e 250 i guardiacaccia dediti alla protezione delle foreste della Bulgaria. Ma sono ben di più i taglialegna illegali ed i bracconieri attivi nel Paese.
Minacciose le parole del Ministro per l'agricoltura: "Non possiamo più accettare questi attacchi nei confronti delle guardie forestali. Occorre dotare i nostri dipendenti di pistole, giubbotti antiproiettile, telefoni cellulari, ecc.".
"Se si vuole vincere la guerra occorre aprire il portafoglio" si commenta in un editoriale pubblicato sul quotidiano 'Novinar'.