Dopo la protesta di piazza di migliaia di persone, la Bulgaria ha annunciato di aver sospeso il processo di ratifica dell'Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), accordo anti contraffazione, visto come strumento di censura e controllo della rete da parte di settori importanti della società civile. Un successo significativo, nato da aggregazione spontanea tramite social network
Lo scorso 14 febbraio, la Bulgaria ha deciso di congelare la propria ratifica all'accordo anti-contraffazione ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement). Il ministro dell'Economia e dell'Energia Traicho Traykov ha annunciato che Sofia non intraprenderà alcuna iniziativa a riguardo finché non diventerà chiaro l'orientamento generale europeo sul trattato.
Le proteste dei giovani
Tutto sembrava far presagire l'adesione dalla Bulgaria all'ACTA, ma il governo ha deciso di fare marcia indietro dopo i meeting spontanei riunitisi l'11 febbraio nella capitale Sofia e in altre 15 città bulgare, organizzati soprattutto attraverso i social network.
Le proteste di massa, a cui hanno partecipato soprattutto giovani, durante le quali si sono sentiti molti slogan contro il premier Boyko Borisov, hanno spinto l'esecutivo a bloccare la ratifica.“Già controllano le comunicazioni telefoniche, perché devono spiarci anche su internet?”, dice ad OBC Elena, 16 anni, mentre si appresta ad entrare con i suoi compagni nel Liceo di lingua spagnola di Sofia.
L'11 febbraio davanti al Palazzo nazionale della cultura (NDK), nel centro di Sofia, nonostante il freddo pungente si sono riunite più di 8mila persone. “Internet è l'unico spazio libero dove ancora non ci fanno il lavaggio del cervello”, ci dice Gergana, 20 anni. Una settimana prima delle manifestazioni il Partito socialista bulgaro (BSP), principale forza di opposizione, ha tentato di cavalcare l'ondata di protesta contro l'ACTA. Dopo alcuni giorni, il governo Borisov, preoccupato per la reazione dell'opinione pubblica, ha deciso di rimandare la ratifica a data da destinarsi.
L'opposizione cavalca le proteste
Il ministro Traykov ha deciso di assumersi in toto la responsabilità dell'iniziativa politica, dichiarando ai media di aver sottovalutato l'entità della questione, e ammettendo che la necessaria discussione con tutte le parti interessate non era stata condotta.
“Nella tradizione politica bulgara, nessuno si assume le responsabilità di quanto fatto. Nel caso della ratifica dell'ACTA, però, voglio rompere la tradizione, e assumo totalmente davanti a voi questa responsabilità”, ha dichiarato Traykov.
L'8 febbraio una discussione era stata effettivamente intrapresa in parlamento, con la partecipazione sia di Traykov che del ministro della Cultura Vezhdi Rashidov. L'intero dibattimento, però, si è rivelato una mera recita pro forma, visto che la decisione di ratificare con riserva l'ACTA da parte del governo era già emersa in modo evidente. I rappresentanti del settore non governativo, portatori di istanze critiche rispetto all'accordo, sono stati emarginati in posizione periferica, mentre i sostenitori dell'ACTA occupavano gli scranni centrali dell'aula.
In aula si sono sentite anche voci politiche contro la ratifica. Secondo il deputato del Movimento per i Diritti e le Libertà (DPS) Chetin Kazak, l'ACTA difende i diritti delle grandi corporazioni. Contro l'accordo si sono espressi anche il leader della destra liberale (SDS) Martin Dimitrov, e il leader dei socialisti Sergey Stanishev.
Il ministro Traykov nel suo discorso in aula ha accusato l'opposizione di un atteggiamento meramente strumentale nel mostrarsi come difensori della libertà di espressione e contro la ratifica dell'ACTA. Le accuse di ipocrisia erano rivolte soprattutto a Stanishev.
Lo stesso Stanishev, da alcuni mesi leader del Partito socialista europeo, ha mobilitato gli eurodeputati del proprio gruppo a esprimersi contro l'ACTA, nella votazione a Bruxelles che dovrebbe avvenire il prossimo maggio.
Socialisti bulgari ed europei contro l'ACTA
La linea anti-ACTA è stata votata all'unanimità dalla direzione dei socialisti europei a Bruxelles, proprio dopo l'appello di Stanishev. L'ACTA “è un accordo profondamente sbagliato, sia nei contenuti che nel processo di ratifica”, è scritto nel documento approvato dal partito.
Stanishev ha ribadito che il Partito socialista europeo non consentirà che, con l'approvazione dell'Anti-Counterfeiting Trade Agreement venga “privatizzata la rete” e vengano limitati i diritti civili. Secondo il leader socialista bisogna trovare una sistemazione alla questione dei diritti d'autore, ma l'ACTA serve solo gli interessi delle grandi multinazionali, e non garantisce alcuni diritti fondamentali, come la libera corrispondenza e la libertà di informazione.
La posizione dei socialisti bulgari contro l'ACTA è coincisa con un momento di grande dinamismo politico per Stanishev. “Attraverso l'accordo, si obbligano i server a controllare cosa fanno i singoli internauti. Esistono serie apprensioni su possibili abusi. Non voglio vivere in una società che somiglia a quella descritta da George Orwell nel suo 1984”. Il Partito socialista europeo ha già annunciato iniziative e conferenze con i rappresentanti della società civile, per elaborare una visione in grado di salvaguardare i diritti d'autore insieme a quelli di tutti i cittadini.
Secondo Stanishev, invece, l'ACTA porterebbe ad una forma sostanziale di censura, perché garantisce alle società che forniscono l'accesso ad internet poteri troppo grandi di controllo, andando a ledere il diritto alla privacy degli utilizzatori finali della rete.
Riserve sugli effetti dell'ACTA arrivano anche dal mondo accademico. Secondo aa professoressa Violeta Tzankova, che presiede la cattedra di “Diritti d'autore” all'Università di Economia nazionale di Sofia, “l'accordo può rivelarsi pericoloso per la mancanza di chiare garanzie contro abusi e possibili utilizzi di controllo delle norme previste”.
In attesa di ulteriori sviluppi, si registra un'importante vittoria della società civile bulgara, organizzatasi in modo autonomo dalle forze politiche. Un aspetto colto solo marginalmente dai media e dai commentatori su quotidiani e in televisione.