Bulgaria, una ragazza viene rapita. Dopo due mesi di indagini inconcludenti viene ritrovato il corpo. Uno dei presunti assassini muore suicida mentre è in custodia della polizia. E il premier Boyko Borisov chiede alla famiglia della vittima di scusarsi per le critiche rivolte "ingiustamente" alla polizia. Sembra la trama di un film, ma è una storia fosca che da criminale diventa politica
Il rapimento di una ragazza di 17 anni che si trasforma in un omicidio. Il ritrovamento del corpo a due mesi dalla scomparsa, dopo indagini inconcludenti. La sorella della ragazza che parla di una telefonata in cui la vittima avrebbe parlato di “coinvolgimento di agenti di polizia”. Uno dei presunti assassini che riesce in modo inspiegabile a suicidarsi, sparandosi, mentre si trova sotto la custodia delle forze dell'ordine.
E il premier bulgaro Boyko Borisov che, a poche ore di distanza dall'annuncio del ritrovamento chiede alla famiglia della vittima di scusarsi per le “ingiuste” critiche fatte agli organi di polizia, condito dal cinico invito rivolto (davanti alle telecamere) al ministro degli Interni Tzvetan Tvetanov a comprare “tre o quattro bistecche di vitello” al cane che ha ritrovato il cadavere per premiarlo del “buon lavoro svolto”. Una storia davvero brutta, da qualunque lato la si guardi. E che rischia di diventare da criminale a politica.
Il rapimento di Miroslava
Miroslava Nikolova, diciassettenne di Pernik, città mineraria a circa 30 chilometri da Sofia, era scomparsa la sera dello scorso 7 novembre, mentre tornava a casa dal suo allenamento di taekwondo. La famiglia ha fin da subito sostenuto che si trattasse di un rapimento ma, nel corso delle indagini, la polizia ha più volte sostenuto di non credere a questa versione, propendendo invece per la fuga volontaria all'estero in cerca di una vita migliore. La settimana scorsa Stanimir Florov, direttore della direzione antimafia, aveva dichiarato ai media: “Non parliamo di rapimento, indipendentemente da quanto si dice o si scriva. La versione che vorremo essere vera, è che a [Miroslava] non piaceva la propria vita qui, e che ha deciso di andare a vivere fuori dai confini della Bulgaria”.
Ieri, però, sono arrivate quasi contemporaneamente le notizie che il corpo senza vita della ragazza era stato ritrovato, che due sospetti erano stati arrestati, e che uno di loro si era suicidato sotto la custodia della polizia. L'uomo, Stoycho Stoev, secondo informazioni non confermate guardia del corpo di un “businessman” locale, era ben conosciuto alla famiglia della vittima, e in questi mesi avrebbe più volte offerto il proprio aiuto per facilitare le ricerche. Dell'altro accusato, la polizia, estremamente laconica sui dettagli dell'operazione, ha reso noto solo il nome di battesimo, Mario.
Secondo quanto riferisce la polizia, Stoychev avrebbe confessato il proprio coinvolgimento nel rapimento e nell'omicidio, aiutando poi la squadra di ricerche a ritrovare il cadavere. Il piano criminale avrebbe dovuto fruttare 500mila leva (250mila euro): a pagare doveva essere il ragazzo della sorella di Miroslava, che da poco aveva ricevuto un'ingente eredità. La ragazza sarebbe però stata uccisa solo poche ore dopo il rapimento, e sepolta in una località di montagna non lontano da Pernik.
Il suicidio sospetto dell'accusato
Incredibilmente, però, durante un ulteriore controllo in casa dell'accusato Stoychev, nonostante le manette ai polsi, sarebbe riuscito a spararsi in testa con una pistola precedentemente nascosta in bagno. Almeno due gli errori gravi e grossolani commessi dalla polizia: gli agenti che dovevano custodirlo gli avrebbero dato tempo e modo di usare l'arma, quelli incaricati di effettuare le precedenti perquisizioni non sarebbero stati capaci di trovare la pistola nascosta.
Nonostante la lentezza delle indagini, le accuse della famiglia di Miroslava, che parlano di polizia poco o per nulla propensa a prendere in considerazione le preoccupazioni espresse (ma ora le forze dell'ordine sostengono di aver snobbato pubblicamente l'ipotesi di rapimento solo per favorire le indagini) e il gravissimo episodio del suicidio di un sospetto sotto custodia, il premier Boyko Borisov si è dichiarato pienamente soddisfatto del lavoro svolto dal ministero degli Interni.
“Da due mesi i servizi e la polizia lavoravano giorno e notte su questo caso”, ha dichiarato ieri Borisov, chiedendo poi che dalla famiglia della vittima (il corpo era stato da poco ritrovato) arrivassero scuse all'indirizzo della polizia. “Mi dispiace che siano state dette dai parenti [di Miroslava] parole così negative verso la polizia. Spero che si scusino, e che ora le indirizzino a persone loro vicine, che hanno preso parte a questo processo”.
Le parole sibilline del premier, che sembrano quasi voler rovesciare la responsabilità del delitto sulla famiglia, visto che il (presunto) assassino sarebbe stato loro conoscente, ha scatenato centinaia di commenti oltraggiati sulla rete. Come se non bastasse, poco dopo Borisov ha mostrato (per usare un eufemismo) pochissima sensibilità, quando ha chiesto un premio “di tre o quattro bistecche” per il cane che ha ritrovato il cadavere della ragazza. “Il cane ha fatto un ottimo lavoro. Anche lui merita, come tutti noi, un premio”, ha detto sorridente alle telecamere Borisov.
Le stonate del premier Borisov
Il caso avrà sicuramente strascichi, difficile dire di quali dimensioni e conseguenze. Nel frattempo, però, alcune considerazioni sono necessarie.
Boyko Borisov, ex capo della polizia, e il suo ministro degli Interni Tzvetan Tzvetanov (anche lui poliziotto) erano usciti trionfatori dalle elezioni politiche grazie ad una promessa: ripristinare la supremazia della legge nel paese. Una specie di “governo dei poliziotti”, che avrebbe dovuto eliminare una volta per tutte le piaghe della corruzione e della criminalità organizzata.
In questi anni le azioni spettacolari della polizia si sono moltiplicate, ma di risultati concreti se ne sono visti pochi. Restano invece troppi gli episodi in cui la polizia agisce in modo inadeguato, superficiale, inspiegabile, attirandosi le critiche o peggio i sospetti da parte della società civile. Il caso di Miroslava non è isolato, ma data la sua dinamica potrebbe avere un'eco più ampia di quelli che l'hanno preceduto. La sorella della vittima ha parlato di una telefonata in cui Miroslava raccontava di “agenti coinvolti”. Difficile valutare questo dato. Una cosa però è certa: il responsabile indicato dalla polizia è morto mentre si trovava sotto la custodia della polizia. Non potrà più raccontare la propria verità, ma le domande aperte restano molte e gravi.
Borisov è arrivato al potere anche per la sua capacità di “sentire” il popolo bulgaro, di parlare sulle corde del cittadino medio, dell'uomo della strada, utilizzando in modo efficace e sistematico i media, che gli offrono amichevolmente spazio e visibilità. Ultimamente, però, forse per eccesso di sicurezza, il premier sembra abusare di questa sua capacità innata, finendo sempre più spesso per stonare.
L'improponibile richiesta di scuse a chi aveva appena subito un terribile lutto e l'autocompiacimento mediatico sfociato nell'infelice battuta su cani e bistecche (una tardiva rettifica non è stata sufficiente a calmare gli animi) sono le sue peggiori stecche da quando è diventato il padre-padrone della politica bulgara.