All'avvicinarsi di elezioni europee e parlamentari, l'Unione delle Forze Democratiche (SDS), partito simbolo della transizione, resta in bilico tra voglia di rinascita e rischio di definitiva scomparsa. Storia di un movimento segnato negli anni da divisioni interne e lotte intestine

19/05/2009 -  Tanya Mangalakova Sofia

A meno di un mese dalle elezioni europee (e con le parlamentari che si avvicinano) l'Unione delle Forze Democratiche (SDS), partito di destra oggi all'opposizione e simbolo della transizione dal regime comunista alla democrazia all'inizio degli anni '90 rischia di scomparire dalla vita politica della Bulgaria.

A fine aprile è andata in scena l'ennesima lotta intestina all'interno del partito. Il SDS è ancora rappresentato de jure dal suo ex leader Plamen Yurukov, uomo d'affari divenuto segretario nell'estate del 2007 con l'obiettivo di mettere fine alle continue guerre di correnti e di leadership, divenute tratto distintivo del partito. Nel dicembre 2008 Yurukov è stato però sostituito dopo elezioni interne da un nuovo leader, Martin Dimitrov, che però a tutt'oggi non ha ancora ricevuto la registrazione in tribunale della sua carica.

L'ennesima "guerra intestina" è cominciata con la creazione della "Coalizione azzurra", un'alleanza elettorale tra il SDS e i Democratici per una Forte Bulgaria (DSB), formazione dell'ex premier ed ex leader del SDS Ivan Kostov. Parte della dirigenza e dei membri del SDS, guidati da Yurukov, sono però contrari alla coalizione con Kostov, nella quale vedono il rischio di essere fagogitati dall'ex premier. Yurukov e compagni hanno quindi registrato il SDS come forza indipendente presso la Commissione elettorale centrale.

Dopo una seduta al calor bianco, Plamen Yurukov e la sua corrente sono stati estromessi dal partito. In una lettera aperta, Martin Dimitrov ha definito Yurukov e compagni "giannizzeri" del premier e leader del Partito socialista bulgaro Sergey Stanishev. "Dopo essersi appropriati del denaro e del futuro della Bulgaria, oggi chi è al potere cerca di mettere le mani anche sul partito simbolo della democrazia nel paese", recita un passaggio della lettera.

Secondo Dimitrov le firme con cui Yurukov ha iscritto il SDS alla Commissione elettorale non sono state raccolte dalle strutture del partito, bensì da quelle dei socialisti e dei partner di governo del Movimento per le Libertà e i Diritti (DSP), per ostacolare la creazione di una coalizione di governo tra il SDS e il grande favorito di tutti i sondaggi, il movimento GERB (Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria) dell'attuale sindaco di Sofia Boyko Borisov.

Nella serata del 12 maggio è quindi arrivata la decisione del Tribunale amministrativo superiore di annullare l'iscrizione alla Commissione elettorale del SDS "di Yurukov", nel frattempo accusato da più parti di tradimento da parte degli (ex) compagni di partito. Yurukov a sua volta è difeso, motivando la sua iniziativa con la volontà di evitare che il SDS finisse nelle mani di Kostov attraverso suoi "cavalli di Troia".

Per quanto drammatiche, le ultime evoluzioni all'interno del SDS non rappresentano certo una novità, visto che nel corso degli anni accuse e divisioni sono divenute un "marchio di fabbrica" per il partito.

Negli ultimi giorni la guerra interna al SDS si gioca su tutti i fronti: nelle trasmissioni televisive della mattina dedicate agli approfondimenti, alla radio, sui giornali, per arrivare ad internet e perfino su facebook.

Teorie della cospirazione ed epurazioni

Dopo il 10 novembre 1989, quando il leader comunista Todor Zhivkov venne rimosso, il SDS ricevette appoggio da milioni di bulgari, uniti sotto gli slogan di lotta al regime, introduzione di un'economia di mercato e di un sistema multipartitico. Dalle fila del SDS sono emersi i leader che hanno segnato la transizione. Il suo primo leader, Zhelyu Zhelev è stato il primo presidente della nuova Bulgaria democratica. Membri del SDS sono stati anche il secondo presidente, Petar Stoyanov, Ivan Kostov e il ministro degli Esteri Nadezhda Mihaylova.

Oggi però la parola "sedesar" (membro del SDS) è divenuta sinonimo di attivista di destra dedito soprattutto alla ricerca di traditori, e quindi teso a restringere sempre di più il proprio cerchio di persone fidate attraverso "epurazioni" fatte a colpi di offese e scandali a mezzo stampa.

Il SDS nasce il 7 dicembre del 1989 come coalizione di organizzazioni non governative e riammessi partiti politici, tesa al definitivo rovesciamento del sistema totalitario. Tutti i membri professano un'ideologia anticomunista, e durante quei mesi si battono per la revisione del primo articolo della costituzione allora vigente, che assegnava al Partito comunista bulgaro il ruolo di guida, e per lo scioglimento della Darzhavna Sigurnost, i servizi segreti del regime. Con manifestazioni di piazza e grazie al supporto della cosiddetta Tavola rotonda, dopo alcuni mesi di trattative tra i comunisti e l'opposizione vengono indette elezioni per il parlamento allargato (Veliko Narodno Sabranie) perché voti una nuova costituzione.

Le consultazioni del giugno 1990 sono vinte dagli ex-comunisti, che hanno cambiato nome e che ora confluiscono nel Partito socialista. Il 1 agosto dello stesso anno il filosofo dissidente Zhelyu Zhelev, primo leader del SDS, viene eletto presidente. Con manifestazioni, meeting e scioperi nel tardo autunno del 1990 il governo degli ex-comunisti viene fatto cadere, e viene nominato un esecutivo di transizione che accoglie anche rappresentanti dell'opposizione.

Il primo scandalo all'interno del SDS è legato al dossier del suo leader Petar Beron, che si scopre essere stato agente della polizia politica al tempo del regime. Il segretario successivo, Filip Dimitrov, si rivela grande cultore delle "teorie della cospirazione". Alle elezioni del 1991 il SDS vince "di poco, ma per sempre", e forma un governo guidato proprio da Dimitrov. I molti fallimenti politici del gabinetto Dimitrov vengono giustificati attraverso il cosiddetto piano "cuneo", secondo il quale il KGB e la Darzhavna Sigurnost avrebbero inserito propri uomini nelle fila del SDS per sabotarlo.

Nel 1992 il presidente Zhelev critica in una conferenza stampa gli errori del governo Dimitrov. Il SDS comincia allora a combattere il presidente e il 29 ottobre 1992 Zhelev viene privato del supporto politico dal Consiglio nazionale di coordinamento del SDS ed "epurato" dal partito. Un anno dopo il partito si spezza in più tronconi. Ventitré deputati eletti nelle sue fila, e ribattezzati "formiche azzurre" escono dal partito. Il governo Dimitrov cade, per ironia della sorte, dopo un voto di fiducia chiesto dallo stesso premier in modo avventato.

Alle elezioni del dicembre 1994 il SDS subisce una dura batosta, mentre i socialisti (BSP) ottengono la maggioranza assoluta e creano il nuovo esecutivo. Il SDS torna però al potere nel 1997, in seguito alla crisi bancaria ed economica drammaticamente apertasi durante il governo del socialista Zhan Videnov.

L'allora leader del SDS, Ivan Kostov, guida il governo che riesce a stabilizzare l'economia del paese. Il successo è però accompagnato da casi di corruzione e privatizzazioni di massa di carattere partigiano, che vedono parte del patrimonio statale finire nelle tasche di politici e personaggi vicini al SDS. Tutto questo porta alla disillusione di molti elettori del partito, e nel 2001 gli "azzurri" perdono le elezioni, vinte dal sorprendente ex monarca Simeon Sakskoburggotski.

Fino a quando all'opposizione?

La disgregazione del SDS continua dopo che Kostov, pur avendo dato le dimissioni da segretario tenta di controllare il partito da dietro le quinte. Gli "azzurri" vengono guidati prima da Ekaterina Mihaylova, e più tardi da Nadezhda Mihaylova. Molti elettori però si allontanano definitivamente dal partito, che da allora è rimasto sempre all'opposizione. Nel 2003 Ivan Kostov lascia definitivamente il partito e crea il DSB.

Nel 2005 a capo del SDS è l'ex presidente Petar Stoyanov. Nonostante questo fosse il capolista alle elezioni europee dello stesso anno, il SDS non ottiene neppure un mandato. Stoyanov rassegna quindi le dimissioni, lasciando il posto a Plamen Yurukov.

La visione strategica di Yurukov di un conservatorismo di nuova concezione non riesce però a riportare armonia nelle stanze del SDS. Nell'estate del 2008 il nuovo segretario viene attaccato dal deputato Yane Yanev, espulso in precedenza dalla coalizione conservatrice per un caso di compravendita di voti. Yanev accusa Yurukov di contrabbando.

Lo statuto del partito viene cambiato, così come la dirigenza. Nuovo segretario viene eletto Martin Dimitrov. L'ambizione di Dimitrov e far sì che attraverso la "coalizione azzurra" torni al potere in Bulgaria la "vera" destra, in alleanza al movimento GERB.

La questione, però, è un'altra. E cioè, capire se le scenate, condite da accuse e insulti, che si ripetono ormai da 20 anni all'interno del partito, non siano in realtà conseguenza di un'analisi critica di quanto successo negli ultimi decenni.

Secondo l'ex presidente Zhelyu Zhelev è necessario un cambiamento nel direttivo del SDS, e va dato spazio a giovani non legati agli errori della transizione. "Le organizzazioni politiche e le coalizioni anticomuniste analoghe al SDS sono scomparse da tempo dalla scena politica, sostituite da partiti politici maturi. Da noi, invece, si assiste al tentativo di mandare indietro le lancette della storia, ma questo non è possibile".

Il 12 maggio scorso la Corte costituzionale ha cassato la norma che prevedeva una soglia di sbarramento all'8% per le coalizioni che si presentano alle elezioni parlamentari, riportandola all'originale 4%. Questo aumenta le possibilità di riuscita della "coalizione azzurra". Resta da vedere se gli elettori, confusi dagli ultimi scandali interni al SDS, non finiranno per guardare con scetticismo all'alleanza tra Ivan Kostov e Martin Dimitrov.