Vittoria per Borisov, sconfitta per il partito socialista. In Bulgaria le amministrative del 28 ottobre, segnate dalla compravendita di voti dal "turismo elettorale", e importanti per gestire i fondi europei, sembrano indicare la strada per possibili elezioni anticipate in primavera
L'attuale sindaco di Sofia, Boyko Borisov, leader del movimento di centro-destra GERB (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria) è stato rieletto trionfalmente al primo turno, con il 52,6% dei voti, nelle elezioni amministrative del 28 ottobre. Il partito di Borisov ha sconfitto i candidati del Partito Socialista Bulgaro (BSP), oggi al governo, anche a Plovdiv, seconda città in Bulgaria, mentre nel centro portuale di Burgas il loro candidato andrà al ballottaggio da favorito. I socialisti hanno perso posizioni nei consigli comunali di tutto il paese. A Sofia il candidato del BSP, Brigo Asparuhov, ex collaboratore dei servizi segreti di regime, è arrivato terzo, col 13,2%, preceduto da Martin Zaimov, candidato di una coalizione di centro-destra, col 19,6%. Neanche la vittoria al primo turno in città come Smolyan o i buoni risultati a Stara Zagora sono riusciti ad addolcire più di tanto la pillola per i socialisti: secondo molti analisti l'alto tasso di inflazione e il lungo sciopero degli insegnanti sono alla base delle difficoltà del partito di governo.
Queste elezioni amministrative erano viste con particolare interesse visti i sette miliardi di euro che l'Ue ha destinato allo sviluppo regionale in Bulgaria. Una "pioggia di milioni" che verrà gestita soprattutto dalle amministrazioni locali. Anche per questo molte figure del mondo economico hanno sponsorizzato propri candidati a sindaco o consigliere comunale. Secondo voci critiche, molti partiti sarebbero stati fondati al solo scopo di "intascare" i fondi europei.
Voti in vendita
Anche queste elezioni sono state segnate da due fenomeni ormai endemici: la compravendita di voti e il cosiddetto "turismo elettorale". Nonostante appena una settimana fa sia stato votato in parlamento un provvedimento che prevede fino ad un anno di reclusione per chi vende il proprio voto, e tre anni per chi lo acquista, molti casi di questo tipo sono stati segnalati dai media in tutto il paese. Secondo il professor Michail Konstantinov, commentatore del quotidiano Trud, la nuova legge piuttosto che fermare il commercio di voti, ne farà salire il prezzo. Secondo Konstantinov due anni fa, a "Fakulteta", ghetto rom di Sofia, un voto si comprava per 30 leva (15 euro), mentre oggi il prezzo è passato a 100 o addirittura 200 leva (100 euro). Se qualcuno è disposto a spendere tanto per un voto, ha concluso Konstantinov, dobbiamo pensare che stia progettando di rubare molto di più, soprattutto in relazione ai fondi europei.
I voti vengono comprati soprattutto nei quartieri rom. A Stolipinovo, ghetto di Plovdiv, alcuni giornalisti della tv sono stati in grado anche di mostrare una scandalosa "lista dei prezzi" per le preferenze da accordare alle urne. Il fenomeno della compravendita dei voti è stato stigmatizzato da più parti, come un fenomeno estremamente preoccupante. "E' questa la nostra democrazia?" ha chiesto il quotidiano Dnevnik il giorno dopo le elezioni, commentando il reportage proposto dalla tv "Nova televiziya" dalla città di Nasebar, in cui si vedevano molti elettori, soprattutto anziani, che si recavano a votare su una jeep nera, accompagnata da tre robusti giovani con occhiali da sole.
Turismo elettorale
Sui media è stato dato anche largo spazio al cosiddetto "turismo elettorale". Alcune troupe hanno seguito il viaggio di cittadini bulgari di etnia turca, che oggi vivono e lavorano in Turchia, nel loro viaggio per votare nei propri luoghi di origine, in viaggi sponsorizzati dal Movimento per i Diritti e le Libertà (DPS), il partito che rappresenta la comunità turca nel paese. Secondo il ministero degli Interni di Sofia, nel giorno delle elezioni e in quelli immediatamente precedenti, decine di autobus più del solito hanno attraversato il confine provenienti dalla Turchia. I passeggeri di questi autobus hanno dichiarato di venire per poter esercitare il proprio diritto al voto, aggiungendo di non aver pagato per il viaggio, ma di non sapere chi lo aveva organizzato. Secondo il quotidiano Sega, sono almeno 10mila gli elettori venuti dalla Turchia e anche dalla Macedonia che hanno votato in queste elezioni amministrative. In totale, 16mila cittadini bulgari residenti all'estero hanno votato in varie zone del paese.
Il "voto etnico" per il DPS ha fatto salire l'affluenza alle urne nelle zone a popolazione mista, e ha fatto sì che Kardzhali, nel sud-est del paese, rimanesse un caposaldo del partito. Hasan Azis, candidato del DSP è stato riconfermato sindaco al primo turno, con il 56,3% delle preferenze. Una coalizione contro il DPS era stata lanciata dai socialisti e dal movimento nazionalista Ataka, ma sia GERB che i partiti di destra hanno promosso proprie candidature, rendendo così agevole la vittoria del candidato del DPS.
L'incubo dei socialisti
Il grande vincitore di queste amministrative è senza dubbio Boyko Borisov. Molti commentatori definiscono il suo successo come "voto di protesta", ma ormai viene sottolineato il fatto che il suo movimento sia riuscito a diventare un partito vero e proprio. Borisov è il maggiore oppositore dell'attuale coalizione di governo. I suoi avversari, d'altra parte, lo accusano di fare soltanto propaganda, e di non essere riuscito a risolvere i problemi di Sofia, oggi sovrappopolata, sporca, paralizzata dal traffico e dalla speculazione edilizia, così come di aver portato nei posti chiave del suo movimento politico molti dei suoi ex collaboratori del ministero degli Interni.
Critiche a Borisov sono venute anche dall'esterno. Nel marzo 2007, un rapporto pubblicato dal Congressional Quarterly denunciava rapporti del sindaco di Sofia con gruppi criminali. Borisov ha respinto ogni accusa, denunciando il rapporto come un espediente delle forze politiche bulgare per screditarlo. Borisov, ex guardia del corpo del dittatore comunista Todor Zhivkov, ha cominciato una brillante carriera dopo aver iniziato ad occuparsi della sicurezza dell'ex monarca Simeone II dopo il suo rientro in patria. Borisov fu nominato capo della polizia nel 2001, dopo la vittoria elettorale che fece dell'ex re il primo ministro, cominciando subito a guadagnarsi un largo supporto per il suo stile diretto e deciso. La sua decisione di abbandonare l'NDSV, il partito di Simeone, e di creare un suo movimento politico, si è rivelata politicamente fruttuosa. Durante la campagna elettorale Borisov ha fatto intendere che punta ad elezioni anticipate nella prossima primavera. La vittoria schiacciante ottenuta, rischia di trasformare l'ex guardia del corpo nell'incubo del partito socialista, visto che in molti prevedono che in caso di elezioni anticipate il BPS potrebbe perdere molti consensi, e Borisov potrebbe diventare il nuovo premier.