Il sindaco di Sofia approfitta della visita del Papa per promuovere la "pulizia" della città. "60.000 cani in pericolo" denunciano le associazioni ambientaliste.
Giovanni Paolo II visiterà nei prossimi giorni la Bulgaria. Indubbiamente un avvenimento storico nei 14 secoli di esistenza dello Stato balcanico. E' la prima volta infatti che un Pontefice visita questa terra ortodossa. Wojtyla sara', inoltre, il primo Pontefice a incontrarsi con un Patriarca bulgaro, Maxim, nonostante i rapporti fra le due Chiese abbiano una loro storia secolare.
Il Sommo Pontefice arriva in un Paese che sta attraversando la fase finale del passaggio all'economia di mercato, con la privatizzazione delle Telecomunicazioni, dell'Istituto nazionale per le assicurazioni, del monopolio della produzione e della lavorazione del tabacco (Bulgartabak) e di alcune altre grosse imprese. Dal punto di vista macroeconomico, il Governo di Simeone di Sassonia Coburgo-Gotha ha continuato il processo di risanamento del Paese mantenendo un quadro positivo. Ma i buoni risultati macroeconomici non si sono ancora trasferiti nella vita quotidiana dei bulgari: la disoccupazione ha raggiunto livelli preoccupanti toccando il 18 % nel 2001. Particolarmente alta e' la percentuale fra i giovani, pari al 40%. Il salario medio mensile si aggira ancora intorno ai 150 dollari. Secondo i dati dell'Istituto nazionale di statistica l'inflazione in Bulgaria a partire dall'inizio dell'anno e' arrivata al 5,2% e invece nel bilancio previsionale per il 2002 e' previsto un tasso medio di inflazione del 3,5% (ANSA Balcani, 22.05.02).
La visita del Papa è stata accompagnata da forti polemiche da parte di gruppi ambientalisti bulgari e non solo. Il sindaco di Sofia, Stefan Sofianski, avrebbe infatti approfittato dell'occasione per risolvere in modo definitivo il problema dei cani randagi nella capitale.
Con una ordinanza datata marzo 2002 il primo cittadino ha deciso una maxi operazione di "pulizia" che ha subito sollevato la protesta della maggiore associazione animalista tedesca che conta in tutta Europa 800 mila membri. Il presidente Wolfgang Apel, il 26 aprile scorso, ha deciso di prendere carta e penna per appellarsi direttamente al Pontefice per "mettere fine al genocidio". Nella lettera che ha inviato ha pregato Wojtyla di intervenire presso le autorità bulgare per bloccare il crudele massacro.
Per eliminare il fenomeno del randagismo erano state "arruolate" otto squadre di accalappiacani per raccogliere gli animali abbandonati. Cani e gatti dovevano essere poi portati in una località chiamata Lozenetz, dove si trova una sorta di "lager", come viene definito dagli animalisti. Lì, ogni giovedì, si provvedeva a fare una iniezione d'aria nel cuore per provocarne il decesso (Animali e Animali).
Non è ancora chiaro ad oggi quanti cani siano stati effettivamente eliminati. Ma non è la prima volta che una capitale dell'Europa dell'est diviene famosa per vicende di questo tipo. Basti considerare la città di Bucarest dove, ogni giorno, i cani randagi della città vengono catturati ed uccisi con iniezioni di solfato di magnesio.
"Fermate la strage!": era stato l'appello rivolto dalle associazioni animaliste italiane ed internazionali al Sindaco di Bucarest e alle autorità rumene in occasione della visita a Roma del presidente Iliescu, nel dicembre scorso. "Nonostante le tantissime proteste - sostiene la nota del Movimento ecologico nazionale Uomo/natura/animali- per i cani della capitale non c'e' pietà e gli animali continuano ad essere catturati con ogni mezzo e uccisi in maniera crudele".