La Bachvarova nel documentario "In modo particolarmente efferato"

Svoboda Bachvarova, 84 anni, scrittrice e sceneggiatrice, nome centrale nella cultura bulgara del '900, ha presentato al pubblico "In modo particolarmente efferato", opera che è al tempo stesso riflessione personale e racconto di un'intera generazione dalle illusioni perdute

06/10/2008 -  Tanya Mangalakova Sofia

Svoboda Bachvarova, 84 anni, è uno dei grandi nomi della letteratura e del cinema bulgari. A settembre la scrittrice ha presentato la trilogia "In modo particolarmente efferato", un lavoro di circa duemila pagine pubblicato dalla casa editrice "Zhanet 45". I tre tomi sono stati scritti nell'arco di mezzo secolo, e sono stati completati in Brasile, dove la Bachvarova vive, insieme alla figlia, dal 1989. Il titolo della trilogia ricalca quello del documentario realizzato sulla vita della scrittrice dallo scenografo Vladimir Ganev e dal regista Rosen Elezov uscito sugli schermi nel 2006.

La trilogia racconta i fatti drammatici della vita del padre dell'autrice, Todor Angelo "Bozhanata", combattente per la libertà della Macedonia, anarchico, brigatista internazionale durante la guerra civile spagnola, rifugiato prima a Vienna e quindi a Bruxelles, membro del partito comunista belga, membro della resistenza, ucciso dalla Gestapo nel 1943 e dichiarato eroe nazionale in Belgio. Nel 1982, nel quartiere Schaerbeek di Bruxelles è stato scoperto un suo busto commemorativo.

"In modo particolarmente efferato" è un libro sul crollo delle illusioni di un'intera generazione di naufraghi della storia: quelle sulla libertà della Macedonia e quelle legate all'infernale bugia dell'ideologia stalinista. Nell'introduzione la Bachvarova elenca le domande che l'hanno tormentata dopo la morte del padre: cosa sapeva della terribile realtà dell'Unione Sovietica e dell'incarnazione criminale dei suoi ideali, fino a che punto credeva e fino a che punto ha servito le menzogne del partito comunista, e fino a che punto ha ingannato non solo se stesso, ma anche la figlia e molti altri.

Svoboda Bachvarova è uno degli emblemi della cultura bulgara, con i suoi libri e scenari cinematografici. Dal suo romanzo "Liturgija za Ilinden", è stato tratto lo scenario di "Mera spored mera", film e serial televisivo diretto negli anni '80 dal regista Georgi Dyulgerov sulla lotta di liberazione della Macedonia dalla dominazione ottomana, tutto girato nel dialetto macedone dell'epoca.

La Bachvarova è sceneggiatrice di film come "Opasen Char", "Ne znam, ne chuh, ne vidjah", "Na vseki kilometar". E' stata poi curatrice dei dialoghi di capolavori come "Avantazh", "Lachenite obuvki na neznanija voyn", "Mazhki vremena", "Koziyat rog", "Gospodin za edin den". La sua raccolta di racconti "Pour la merite" racconta degli anticomunisti dei paesi baltici o ucraini impiccati ai lampioni di Leningrado. Il libro venne messo all'indice su esplicita richiesta dell'ambasciata sovietica in Bulgaria.

"La Macedonia è ostaggio di Stalin"

Il titolo della trilogia "In modo particolarmente efferato" è tratto da uno dei paragrafi del codice di procedura penale, riferito al reato di omicidio, in vigore in Bulgaria durante il regime comunista. La Bachvarova segue nel suo racconto la lunga serie di tragedie che hanno colpito generazioni di bulgari a partire dalla liberazione dal dominio ottomano, passando per guerre balcaniche, due guerre mondiali e lotte di classe e di partito. "In modo particolarmente efferato una parte del popolo bulgaro è stata costretta ad emigrare, altri sono stati eliminati nel senso letterale del termine. Tra i miei ricordi più terribili, ci sono i racconti di mia nonna, della loro fuga dal villaggio di Gorni Poroy, in Macedonia, fuga a cui ha preso parte anche mia madre, che all'epoca aveva solo dieci anni. Per strada, quasi tutti i miei zii sono morti di colera", racconta la scrittrice. Il primo tomo dell'opera racconta delle sofferenze dei profughi dalla Macedonia in Bulgaria, tra i quali la stessa Bachvarova è cresciuta. Alcuni capitoli sono dedicati alla politica di terrore condotta contro comunisti, anarchici e attivisti di sinistra, in altri si descrivono i crimini del VMRO nella Macedonia del Pirin. Il padre dell'autrice fugge allora dalla Bulgaria e diventa un esiliato, perché non venga "morso dal tritacarne", nelle parole colorite di Mitra, nonna dell'autrice.

Ma come guarda all'ideale della Macedonia la Bachvarova a distanza di tanti anni? "La Macedonia è un'epoca, è come una canzone popolare che ci racconta dei rivoltosi dell'epoca, che non possono essere confrontati con nessuno dei giorni nostri. Tutta la questione macedone è stata ostaggio di Stalin. Senza lo stalinismo, non sarebbe mai esistita la Repubblica di Macedonia così come la vediamo oggi. Ma questo è un tema molto vasto, che rientra nel campo dei tipici crimini dello stalinismo", ha dichiarato all'Osservatorio l'autrice.

La lunga strada verso la redenzione

"In modo particolarmente efferato" non è il solito testo documentale sulle lotte del secolo passato. Negli ultimi anni in Bulgaria sono stati pubblicati molti volumi di memorie, che la Bachvarova ha utilizzato in alcuni passaggi. Nel libro non ci si sofferma più di tanto sugli avvenimenti storici più noti, quanto sulla "testimonianza viva" di chi a quegli avvenimenti ha preso parte, e in particolare sulle personalità legate alla resistenza antifascista.

Uno dei capitoli del primo tomo comincia con il famoso motto staliniano "Eliminato l'uomo, eliminato il problema". La Bachvarova si è scontrata con la terribile verità del Gulag negli anni dell'università, frequentata in Unione Sovietica dopo il 1946. Alcuni dei suoi professori vengono arrestati e deportati. I suoi amici allora l'aiutano a riconoscere il volto disumano dello stalinismo, un volto di cui suo padre non ha avuto sentore.

A Sofia, di fronte ai suoi amici e ai suoi lettori, la scrittrice ha voluto condividere i suoi sentimenti. "Mi sono sentita tradita, perché stavo seguendo le tracce di mio padre, nel suo grande amore per la Russia di Stalin... Per sei mesi sono rimasta come pietrificata alla scoperta della verità. Allora i miei amici, lì in Urss, si sono dati il cambio per prendersi cura di me, darmi coraggio per superare il dolore provato. Quando mi sono scontrata con la realtà di questo 'sogno realizzato' ho iniziato a dialogare mentalmente con mio padre, chiedendogli come fosse possibile che lui, insieme ad un'intera generazione, non avesse capito la sua vera natura. La mia risposta è sempre stata, che questo è successo perché erano degli idealisti. Gli idealisti non sempre riescono a comprendere la verità, perché si sforzano di raggiungere un bene superiore, fatto di umanità e nobiltà".

La strada della Bachvarova verso la redenzione è lunga. Comincia col suo lamento "Papà, perché mi hai mentito?". L'autrice ha coraggio a sufficienza per guardare la verità negli occhi. "Io porto la mia colpa per la mancanza di critica verso idee e pratiche ideologiche. Prima di abbracciare un'idea, bisogna sempre chiedersi dov'è la verità, che è la più importante delle cose".

La trilogia della Bachvarova è una cronaca del secolo scorso, e della sua redenzione personale, vissuta "in modo particolarmente efferato".