Col governo guidato da Boyko Borisov l'utilizzo di intercettazioni in Bulgaria è diventato sempre più frequente e meno regolamentato. Ora però sono proprio le intercettazioni a provocare uno scandalo che tocca direttamente il premier, accusato di favorire imprenditori amici
Un enorme scandalo legato alle intercettazioni da alcune settimane sta mettendo in subbuglio la politica in Bulgaria. Lo scandalo è scoppiato lo scorso 13 gennaio, dopo le rivelazioni pubblicate dal settimanale “Galeriya”, ritenuto vicino all’ex agente dei servizi di sicurezza (DANS) Aleksey Petrov, poi al centro di indagini giudiziarie che gli hanno valso il soprannome di “Piovra”.
La redazione di “Galeriya”, subito supportata dal partito di opposizione “Ordine, legalità e giustizia”, ha pubblicato registrazioni di conversazioni tra direttore delle dogane Vanyo Tanov e il premier Borisov, il ministro e il vice ministro delle Finanze Simeon Dyankov e Vladislav Goranov e le deputate del partito di governo Iskra Fidosova e Menda Stoyanova, che lascerebbero trasparire protezioni del governo a “imprenditori amici” se non addirittura interessi diretti in attività illegali.
Borisov ha dichiarato che tutte le registrazioni sono contraffatte, anche quella in cui lo stesso premier ordina al direttore delle dogane di sospendere la perquisizione nei confronti del businessman Mihail Mihov, meglio noto come “Misho la Birra”, proprietario tra l’altro della birreria “Ledenika”. Secondo Borisov lo scandalo è stato provocato per contrastare la lotta intrapresa dal suo esecutivo contro i membri dei servizi di sicurezza dell’epoca comunista.
Intercettazioni fuori controllo
Lo scandalo, secondo numerosi analisti, ha riportato all’ordine del giorno il problema della mancanza di controllo delle intercettazioni da parte della magistratura. Secondo l’avvocato Mihail Ekimedzhiev, questo significa che i diritti civili dei cittadini bulgari vengono calpestati, il tutto al servizio di squallidi intrighi politici e regolamenti di conti.
Il 14 gennaio il Partito dei verdi, insieme a numerose organizzazioni non governative, ha organizzato una protesta davanti al parlamento contro le intercettazioni illegali e il loro utilizzo sull’arena politica. I cittadini scesi in piazza hanno manifestato al grido di “Basta con il regime di polizia!” e “Libertà, trasparenza e diritto di scelta!”
Lo scandalo è stato commentato anche dall’ambasciatore americano a Sofia James Warlick, che ha chiesto verità sulle intercettazioni, e soprattutto riguardo la loro legalità. Giornalisti e commentatori hanno ricordato che, nonostante la crisi economica e i pesanti tagli a istruzione, scienza e cultura, lo stato è stato molto generoso con il ministero degli Interni, che ha ricevuto 50 milioni di euro in più nel budget.
Questi fondi sono stati utilizzati anche per aumentare a dismisura le intercettazioni, che oggi sono arrivate a livelli paragonabili soltanto con quelle effettuate durante il regime autoritario di Todor Zhivkov. Ai bulgari di una certa età fa impressione il fatto che, proprio come sotto Zhivkov, lo stipendio di un poliziotto continua ad essere in media il doppio rispetto a quello di un insegnante.
Anche lo humor nazionale, come ai tempi del comunismo, trova terreno fertile nelle azioni dell’attuale esecutivo. “Qual è il maggiore operatore telefonico in Bulgaria? Il ministero degli Interni!”
In questo contesto, lo stesso ministro degli Interni, Tzvetan Tzvetanov ha letto dimostrativamente davanti al parlamento gli stenogrammi di conversazioni registrate senza l’autorizzazione del giudice, ponendosi così al di sopra della legge, che regola nei dettagli in quali occasioni possono essere utilizzate tali intercettazioni.
Nel paese si registra un enorme aumento del numero delle intercettazioni autorizzate dalla magistratura durante il 2010. In una nota dalla procura di Sofia si legge che l’anno scorso sono state richieste circa mille intercettazioni in più rispetto al 2009. A Plovdiv l’aumento è del 70%, a Shumen del 400%.
I partiti della “Coalizione Blu” (centro-destra), che fino ad oggi hanno fornito supporto esterno alla maggioranza, hanno pubblicato una dichiarazione in cui sostengono che è la “Darzhavna Sigurnost” (i servizi segreti del regime) a dettare l’ordine del giorno politico in Bulgaria. “GERB ha creato questa situazione, e ora ne è rimasto vittima”, ha dichiarato Martin Dimitrov, leader dell’Unione delle Forze Democratiche, uno dei partiti membri della coalizione.
Pochi risultati nella lotta a corruzione e mafia
L’utilizzo esasperato di intercettazioni si è rivelato un vero boomerang politico per il governo Borisov, già in difficoltà nella lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata. Il ministero degli Interni ha dato vita ad azioni spettacolari, ma che nella sostanza sembrano indirizzate soprattutto all’opinione pubblica. Non si è arrivato all’incriminazione di nessun ministro, deputato o businessman, e molti degli arrestati sono stati poi liberati dall’autorità giudiziaria per mancanza di prove.
Secondo Borisov la mancanza di risultati dipende dal malfunzionamento del sistema giudiziario e dalla pesante eredità del precedente esecutivo. Molti commentatori parlano invece di tentazione autoritaria da parte di Borisov, con il tentativo crescente di accentrare poteri diversi, mentre altri sostengono che questo è il prezzo che i bulgari devono pagare perché un governo “forte” possa estirpare corruzione e criminalità dal paese.
Lo scorso 17 gennaio lo scandalo intercettazioni è arrivato anche al Parlamento europeo, quando l’eurodeputato Stanimir Ilchev (del Movimento Nazionale Simeone II) ha preso la parola nell’aula di Strasburgo per quanto accaduto. Ilchev ha poi chiesto che la Bulgaria venga aiutata per risolvere i problemi legati all’uso politico dei servizi di sicurezza.
Secondo Ilchev in Bulgaria si è entrati in un vero clima di “psicosi da intercettazione”, e il comune sentire dei cittadini bulgari è che le istituzioni non funzionino e che i diritti umani vengano calpestati, senza che la lotta alla criminalità organizzata sia divenuta più efficace.
Iliyana Ivanova, eurodeputato di GERB, il partito di governo, ha sostenuto a Strasburgo che alla base dello scandalo si nascondono personaggi che hanno interessi legati al mondo criminale. La Commissione europea ha chiesto maggiori informazioni, chiedendo se le intercettazioni fossero state autorizzate dal tribunale.
Lo scandalo delle intercettazioni segna sicuramente l’inizio della campagna elettorale, visto che il prossimo autunno si terranno contemporaneamente le elezioni locali e quelle presidenziali. Date le premesse, sarà una campagna all’insegna dei colpi bassi.