Doveva essere la ''Davos'' dell'energia ma a Sofia il forum sulla sicurezza energetica è stato minato dall'assenza del premier russo Putin e di altri grandi esportatori. L'incontro si è presto trasformato nell'arena in cui si sono confrontati i due maggiori progetti messi in campo nel settore della fornitura di gas naturale
A Sofia il forum "Gas naturale per l'Europa. Sicurezza e collaborazione", tenuto il 24 e 25 aprile è stato segnato dall'assenza a sorpresa del premier russo Vladimir Putin, dalle divergenze tra Bulgaria e Russia sul gasdotto "South Stream" e dal relativo inasprimento dei toni tra le due parti, che si sono resi visibili soprattutto nella seconda giornata dei lavori del summit.
Il tema centrale del forum, a cui hanno partecipato 28 paesi, tra cui Federazione Russa, Stati Uniti e rappresentati dello spazio Ue, dei Balcani, del Caucaso, dell'Asia centrale e del Mar Nero, è stata la sicurezza energetica dell'Europa e dei Balcani, e le possibilità di creare un mercato energetico europeo unico.
Nonostante le ambizioni degli organizzatori, che puntavano a fare dell'incontro a Sofia una "Davos dell'energia", il peso del forum è stato limitato dal fatto che ad esservi rappresentati erano soprattutto paesi importatori, mentre i grandi esportatori erano sottorappresentati con alcune eccezioni eccellenti come quella dello sceicco del Qatar Al Tani.
Presente all'incontro anche il presidente della Commissione europea José Barroso, che durante i lavori ha dichiarato: "L'Ue non permetterà che i suoi paesi membri siano nuovamente colpiti da una crisi di forniture come quella cha ha segnato l'inizio del 2009".
Gazprom sotto i riflettori
Il forum di Sofia è iniziato e si è concluso sotto il segno della Russia. Alcuni giorni prima del suo inizio il premier russo Putin ha annullato la sua presenza nella capitale bulgara. Ma la vera sorpresa è arrivata quando il direttore del compartimento internazionale del gigante energetico "Gazprom", Sergey Ciganov, ha chiesto l'esclusione della società statale bulgara "Bulgargaz" dallo schema di distribuzione del gas in Bulgaria.
Il quotidiano Trud ha commentato scrivendo che secondo alcuni esperti bulgari questa è la risposta di Mosca al desiderio di Sofia di escludere i vari intermediari che gestiscono la distribuzione di gas in Bulgaria. Tra questi c'è l'"Overgaz", ditta controllata dalla "Gazprom". Secondo l'attuale legislazione bulgara sull'energia, la "Bulgargaz", è responsabile dell'effettiva distribuzione del gas ai consumatori finali sul territorio bulgaro.
Dopo la crisi dello scorso gennaio, quando i bulgari sono rimasti al freddo per l'interruzione del flusso di gas dalla Russia, durante una visita del presidente Parvanov a Mosca venne presentata da parte bulgara la richiesta di un accordo sulle forniture, da firmare alla scadenza di quello attualmente in vigore, che escludesse la presenza di società intermediarie.
Nella conferenza stampa del forum di Sofia, tenuta il 25 aprile, Parvanov ha intimato alla "Gazprom" di non interferire negli affari interni della Bulgaria, ricordando che in occasione della sua visita a Mosca venne raggiunto col presidente Medvedev un accordo che prevedeva proprio accordi diretti tra "Gazprom" e "Bulgargaz".
"Prego i rappresentanti della "Gazprom" di non dire con chi deve dialogare o meno il nostro paese, di rispettare la nostra sovranità e di non interferire nelle nostre decisioni politiche", ha affermato Parvanov. Lo stesso presidente bulgaro ha sottolineato i suoi contatti con la leadership russa, dichiarando di essere pronto a discutere apertamente con questa, ma che non intende prendere in considerazione le richieste di una società privata, quale essa sia.
"Nabucco" contro "South Stream"
Il forum di Sofia si è presto trasformato nell'arena in cui si sono confrontati i due maggiori progetti messi in campo nel settore della fornitura di gas naturale, il "Nabucco" e il "South Stream", in uno scontro interpretato da alcuni osservatori come "Est contro Ovest".
Mosca è la principale promotrice del "South Stream", che dovrebbe collegare la Russia all'Europa occidentale attraverso i fondali del Mar Nero, aggirando il territorio dell'Ucraina. Il "Nabucco" si pone invece come obiettivo principale la diminuzione della dipendenza energetica europea dalla Russia, facendo arrivare gas centro-asiatico attraverso il Caucaso e la Turchia.
Al forum di Sofia a favore di "Nabucco" si sono dichiarati i rapprentanti di Romania, Egitto, Austria e Repubblica Ceca, d'altra parte il "South Stream" è stato caldeggiato non solo dai rappresentanti russi, ma da parte di tutti i paesi che dovrebbero esserne attraversati.
Il ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola ha dicharato a Sofia che "è difficile immaginare una politica energetica europea senza la Russia. Il gas russo è la spina dorsale delle forniture verso l'Europa, e lo sarà anche in futuro".
Nella sua dichiarazione finale il presidente Parvanov ha sottolineato la necessità di una chiara volontà politica per attivare i grandi progetti energetici messi sul tavolo in questi anni citando, oltre al "Nabucco" e al "South Stream" anche il gasdotto integrato Italia-Grecia-Turchia e i terminali di rigassificazione.
In conferenza stampa Parvanov si è rivolto anche a Bruxelles: "E' tempo che l'Unione capisca che il 'South Stream' deve assumere il posto che gli spetta nell'ordine del giorno dell'Ue. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte al fatto che sempre più paesi membri prendono parte al progetto, e che questo verrà realizzato con la partecipazione di società europee".
Parvanov ha dichiarato che il gas in questione sarà diretto ai consumatori europei, chiedendo di mettere da parte ogni ideologizzazione del dibattito.
Inasprimento dei toni
Parvanov ha reagito duramente ai tentativi russi di modifica degli accordi sul "South Stream". Sofia e Mosca sono su posizioni distanti su vari punti. Da una parte, come scrive il quotidiano "24 Chasa" la Bulgaria vuole vengano mantenuti gli accordi sul gasdotto firmati il 18 gennaio 2008 da Parvano e Putin. Questi prevedevano la creazione di una nuova rete di distribuzione, gestita da una società mista russo-bulgara a partecipazione paritaria del 50%.
"Gazprom" chiede però ora una revisione, insistendo perché la società mista gestisca la rete di distribuzione già esistente in Bulgaria, col diritto di utilizzare le condutture che arrivano in Grecia. I rappresentanti russi chiedono poi che venga annullata la condizione che prevede che la "Gazprom" assicuri una fornitura di 31 miliardi di metri cubi di gas l'anno. Parvanov ha spiegato che l'accordo sul "South Stream" sarà firmato nel momento in cui verranno appianati tutti i contrasti ora esistenti tra le due parti.
Le conseguenze dell'inasprimento dei toni tra Sofia e Mosca sono state avvertite già nel giorno seguente alla chiusura del forum. Mentre durante la conferenza stampa dell'evento Parvanov, sotto il cui patronato il forum è stato tenuto, spiegava ai giornalisti che la firma su "South Stream" tra "Gazprom" e "Bulgargaz" "deve avvenire in fretta, ma senza eccessiva frenesia", e che "Gazprom deve rispettare la nostra sovranità", il 27 aprile il suo omologo russo Medvedev ha annullato l'incontro previsto col premier bulgaro Sergey Stanishev, durante la visita di quest'ultimo a Mosca.
Durante una lezione all'Istituto diplomatico presso il ministero degli Esteri russo, Stanishev ha sottolineato che i rapporti tra Russia e Bulgaria poggiano su basi solide, e che sono migliorati da quando il paese balcanico fa parte dell'Unione europea, aggiungendo che si dovrebbe trovare una forma di collaborazione tra "Nabucco" e "South Stream", piuttosto che accesa concorrenza tra i due progetti.
Il rifiuto del Cremlino di incontrare il premier bulgaro è un chiaro segnale del momento di tensione tra Mosca e Sofia, e la conferma che lo scacchiere energetico resta in continuo movimento.
Il 28 aprile, comunque, a Mosca, le delegazioni bulgara e russa hanno trovato un accordo su "South Stream", mentre il premier russo ha dichiarato che tra i due paesi non ci sono divergenze, accogliendo infine il collega bulgaro Stanishev.
La delegazione bulgara ha fatto sapere che alla fine i russi hanno rinunciato alle proprie pretese di penetrazione nella rete di distribuzione in Bulgaria attraverso il tracciato di "South Stream". "Gazprom" e "Bulgargaz" hanno stabilito che il nuovo tracciato in territorio bulgaro del grande progetto di distribuzione del gas sarà proprietà della futura società controllata al 50% dalle due compagnie