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Nei Balcani il passaporto bulgaro è uno dei più richiesti, soprattutto dai criminali. Sui quotidiani di Sofia si parla apertamente di "mafia dei passaporti". Ora in Bulgaria una nuova legge vuole rendere più trasparenti le procedure di rilascio del documento, a scapito di intermediari e pratiche corruttive

17/03/2010 -  Tanya Mangalakova Sofia

Ejup è un gorano del villaggio di Brod, in Kosovo. Quando ci conoscemmo, molti anni fa, aveva il passaporto macedone, ed era venuto a Sofia per presentare i documenti per ottenere il passaporto bulgaro, in quanto "bulgaro etnico". La sua speranza, mi diceva allora, era di riuscire ad ottenere il sospirato passaporto entro un anno. "Alla fine, di anni ne ho dovuti aspettare cinque e il passaporto mi è arrivato quando ormai avevo perso ogni speranza", mi raccontò nell'autunno del 2008.

Col suo nuovo passaporto Ejup ha fatto i bagagli ed è partito per la Svezia, dopo aver dato in affitto il suo piccolo ristorante, non lontano dalla stazione degli autobus di Skopje, in Macedonia. In Svezia Ejup si è dato da fare: prima ha lavorato in una discoteca, poi in un autolavaggio. Lavoratore infaticabile, ha ottenuto in fretta la carta d'identità svedese e presto anche il passaporto del paese scandinavo.

Ejup può dirsi fortunato, al contrario dei 60mila bulgari residenti fuori dai confini del paese che hanno fatto domanda per la cittadinanza, e che stanno ancora aspettando una risposta.

Nel villaggio di Oktisi, nella Macedonia sud-occidentale, una delle leggende più diffuse vuole che metà degli abitanti abbiano in tasca un passaporto bulgaro. "In realtà ce l'ha mezza Macedonia, ma nessuno ti dà informazioni su dove andare e a chi chiedere per presentare ufficialmente i documenti... Si pagano duemila euro a qualche intermediario, poi si aspetta per un paio d'anni. C'è chi dice che con cinquemila euro si faccia più in fretta", mi confessò un giovane del posto durante la mia visita, chiedendomi poi se potevo aiutarlo in qualche modo da Sofia. "Per i soldi non ti devi preoccupare", aggiunse, "quelli si trovano".

Quando gli spiegai che per presentare i documenti per la cittadinanza si pagano appena 35 leva (17 euro circa) e che secondo la costituzione bulgara i "bulgari etnici" godono di procedure preferenziali, il giovane di Oktisi si dimostrò scettico.

Le pagine dei giornali macedoni abbondano di annunci pubblicati da agenzie di intermediazione che offrono i propri servizi per ottenere un passaporto bulgaro. La quota da versare parte dai 1500 per arrivare a 5-6mila euro. Secondo alcune fonti, dopo il 2007, quando la Bulgaria è entrata nell'Unione europea, la cifra necessaria per avere un passaporto è schizzata ai 10-15mila euro.

Traffico di documenti

Dall'inizio del 2010 sono emersi diversi scandali di corruzione nei piani alti del ministero degli Interni bulgaro e di altre istituzioni, legati alla concessione della cittadinanza bulgara. Sui quotidiani si è parlato apertamente di "mafia dei passaporti".

Alla metà di febbraio è stato arrestato Stefan Hristov, direttore della direzione "Migrazione" all'interno del ministero, accusato di aver collaborato con un'organizzazione a delinquere che assicurava passaporti a cittadini moldavi al prezzo di 15mila euro l'uno. Il primo marzo è arrivato l'arresto di Stefan Nikolov, segretario generale dell'Agenzia per i bulgari all'estero, anche lui accusato di irregolarità nella gestione di documenti riguardanti cittadini moldavi.

I passaporti bulgari sembrano particolarmente apprezzati dai criminali. Il primo marzo scorso in Spagna è stato arrestato il presunto criminale di guerra serbo Veselin Vlahovic "Batko", detto "il mostro di Grbavica", che portava con se falsi documenti di identità bulgari. Il 10 marzo, a Nicosia è emersa una “pista bulgara“ anche nello scandalo sulle scomparse spoglie del defunto ex-presidente cipriota Tasos Papadopulos, quando le autorità locali hanno arrestato un cittadino indiano, anche lui dotato di passaporto bulgaro.

Senza dubbio però lo scandalo che ha sollevato più rumore è quello relativo al narcoboss serbo Budimir Kujovic, che riuscì ad ottenere un passaporto bulgaro con l'aiuto di alti funzionari della polizia. Secondo il premier Boyko Borisov, in questi casi le mazzette toccano cifre vicine ai 100mila euro.

30.000 nuovi bulgari l'anno

L'attuale esecutivo a Sofia ha dichiarato guerra alla "mafia dei passaporti", dando via a nuove norme che regolano il settore. Bozhidar Dimitrov, ministro senza portafoglio per i bulgari all'estero, è stato uno dei principali sostenitori delle modifiche alla legge sulla cittadinanza approvate in prima lettura dal parlamento alla fine di febbraio.

Tre le principali novità: il termine per la procedura di richiesta del passaporto non dovrà superare l'anno, i candidati dovranno presentare personalmente la domanda (eliminando così la figura dell'intermediario), tutti i documenti relativi all'origine etnica bulgara del candidato possono essere emessi solo dall'Agenzia per i bulgari all'estero. Fino ad oggi queste certificazioni sono state emesse da diversi ministeri e direzioni.

Con le nuove regole, e con l'assunzione di dodici nuovi funzionari nelle istituzioni preposte, circa 30mila persone l'anno dovrebbero riuscire a ricevere un passaporto bulgaro. Questo flusso di nuovi cittadini, secondo quanto dichiarato dal ministro Dimitrov, aiuterà il paese a combattere la crisi demografica. Circa tre milioni di bulgari etnici vivono oggi fuori dai confini del paese. La maggior parte delle domande di cittadinanza arriva oggi dalle comunità bulgare di Moldavia, Ucraina, Serbia e Macedonia.

Voglia di trasparenza

Per molti anni, mentre le domande di cittadinanza si ammucchiavano nelle stanze del ministero di Giustizia, il "collo di bottiglia" nelle procedure di rilascio dei passaporti è stato rappresentato dai funzionari del ministero dell'Interno, impegnati a elaborare regole sempre nuove. In questi anni la politica ufficiale bulgara è stata quella di un approccio prudente alla concessione della cittadinanza, limitata soprattutto da considerazioni sulla "sicurezza nazionale".

Nel frattempo venivano create barriere artificiali, che hanno fatto fiorire il mercato nero di passaporti e visti. Il deputato della formazione di destra Democratici per una Forte Bulgaria (DSB) Atanas Atanasov ha sostenuto davanti ai media che ex-funzionari del ministero degli Interni, dopo aver abbandonato l'istituzione, hanno fondato agenzie di intermediazione attive nel campo della concessione dei passaporti.

Nel ministero di Giustizia la decisione sulla concessione viene presa da un organo chiamato "Consiglio per la cittadinanza", all'interno del quale, al momento, le posizioni più importanti sono appannaggio di ex funzionari della polizia. Sono in molti a sostenere che le procedure legate ai problemi di "sicurezza nazionale" abbiano in realtà come scopo principale quello di rallentare artificialmente l'intera procedura.

Con i recenti arresti di funzionari è divenuto evidente che alcune tracce investigative portano dritte ai piani alti del ministero degli Interni, ma anche verso membri dei servizi segreti del passato regime comunista.

Il primo passo della procedura per ottenere il passaporto è legato all'emissione di un documento che certifica le radici etniche bulgare del candidato da parte dell'Agenzia per i bulgari all'estero. Si è presto scoperto che il segretario generale dell'agenzia, recentemente arrestato, non è un funzionario qualunque.

Nel giugno 2008 la Commissione sui dossier ha reso noto che Nikolov è stato un agente segreto ai tempi del comunismo, quando ha anche seguito un corso di cinque mesi del KGB nell'ex Unione Sovietica.

Il vice presidente della Repubblica, Angel Marin, ha dichiarato in una recente intervista che il ministro Dimitrov ha coperto il segretario generale Stefan Nikolov, garantendogli di poter conservare il proprio ruolo all'interno dell'Agenzia per i bulgari all'estero in seguito alla formazione del governo Borisov.

Dimitrov, a sua volta, ha dichiarato di non conoscere Nikolov, e ha collegato l'attacco del vice presidente con l'approvazione in prima lettura del nuovo testo di legge sulla concessione della cittadinanza. Un dettaglio interessante è che Dimitrov è attualmente l'unico dei ministri in carica ad aver collaborato a sua volta con i servizi segreti del regime, sotto vari pseudonimi, come "agente Kardam", "agente Tervel" o "agente Telegir".

Le indagini sulla mafia dei passaporti sono parte della campagna lanciata dal governo di Boyko Borisov contro la corruzione. Perché questa sia veramente efficace, però, la riforma del sistema dovrà finalmente rendere trasparenti le procedure. Saranno i prossimi mesi a mostrare se il nuovo quadro legislativo sarà in grado di cambiare davvero le cose.