Riprendiamo una traduzione di Notizie Est. La guerra in Iraq vista dalla Bulgaria, le cui truppe, come quelle italiane, negli ultimi giorni hanno combattuto vere e proprie battaglie uccidendo decine di iracheni.
di Georgi Gotev - ("Sega" Sofia, 9 aprile 2004)
traduzione a cura di Andrea Ferrario - Notizie Est
Cosa esattamente stia succedendo in Iraq è difficile dirlo. Mai la censura del comando americano è stata più forte, mai le informazioni sono state così scarse. E' più facile per un archeologo ricostruire un antico mosaico babilonese sulla base di tessere ritrovate casualmente, che avere chiarezza su quello che sta accadendo oggi sulle rive del Tigri e dell'Eufrate. Il motivo probabilmente sta nel fatto che l'insurrezione sciita, guidata da Moqtada Sadr, ha completamente sconvolto la campagna preelettorale di George Bush. E sebbene sia stato già attaccato al Congresso sia dai democratici che dai repubblicani, Bush per ora ha dato prova di una folle impassibilità.
Sadr verrà arrestato, i suoi uomini verranno schiacciati, verrà rispettata la scadenza del 30 giugno per il trasferimento del potere agli iracheni: è questo lo slogan. Sembra folle, a centinaia di migliaia di anni luce dalla realtà. Ma a nessuno è consentito di ribattere a Bush, l'ayatollah del fondamentalismo del vecchio testamento.
Su questo sfondo, i nostri militari hanno cominciato a parlare. Se non fosse per loro, non avremmo saputo assolutamente nulla sul nostro contingente a Kerbala, perché, come è noto a tutti, sul posto non c'è nemmeno un giornalista bulgaro. Il quadro che dipingono è molto più desolante di quanto ci saremmo potuti immaginare. In primo luogo, è in corso un avvicendamento delle forze americane. Quelle che sono in Iraq ormai da un anno intero se ne vanno e vengono sostituite con nuove reclute. Il vuoto creatosi nella sicurezza è significativo. I sunniti fin dall'inizio antiamericani e gli sciiti radicali evidentemente si stanno reciprocamente influenzando. Diventa sempre più concreta l'ipotesi di una guerra interna, il cui obiettivo è quello di scacciare tutti gli stranieri e distruggere i collaborazionisti. Si è rivelata un'illusione l'idea ampiamente diffusa di una significativa influenza dell'ayatollah moderato Ali Sistani, e oggi gli sciiti hanno innalzato a proprio simbolo Moqtada Sadr.
Gli americani hanno aperto la scatola di Pandora: hanno chiuso il giornale di Sadr e hanno dichiarato che sarebbe stato arrestato. L'amministratore Paul Bremer è isolato, i militari decidono al suo posto e la situazione sta sfuggendo al controllo. In questo contesto, i contingenti esteri della "Coalizione dei ben disposti" non possono assolutamente eseguire i compiti per i quali sono stati inviati (la maggior parte di essi sono stati inviati per mantenere la pace, non per fare la guerra). La loro presenza è diventata priva di senso, ma non se ne possono andare senza una soluzione politica. Nessuno, tuttavia, osa prenderla. Gli americani si comportano altezzosamente, e i nostri non possono in alcun modo avere contatti diretti con loro, perché sono sottoposti ai polacchi. (D'altronde gli americani si sono dimostrati inamovibili anche per quanto riguarda il debito iracheno nei confronti della Bulgaria, che deve essere condonato, come hanno detto alcuni diplomatici).
E così alcuni contingenti sono già alla ricerca di un ripiegamento. Gli ucraini sono riusciti a concordare due ore di tregua tattica e si sono ritirati dalla loro base nella città di Kut. Si afferma che anche gli italiani abbiano fatto qualcosa di simile a Nassiriya. I bulgari che si trovano a Kerbala, invece, non hanno dove andarsene. E' emerso che la base "Kilo" è disposta in quella che sembra essere una vera e propria trappola. La base dei polacchi, la "Lima", è una delle possibilità per il ritiro, ma non ha una capacità sufficiente. E poi senza una decisione dei polacchi il trasferimento è impossibile. I nostri soldati sono stanchi, non dormono da alcuni giorni, il cibo si sta esaurendo. I rischi sono collegati anche agli ultimi sviluppi - nel corso di uno scontro a fuoco, infatti, i polacchi hanno ucciso Murtada al-Musaui, braccio destro di Sadr a Kerbala, e la conseguenza più logica di questo fatto saranno le ritorsioni. La furia degli uomini di Sadr è anch'essa evidente: il saccheggio delle moschee locali, che traboccano di oggetti preziosi, portati da milioni di fedeli. Si tratta di oro, molto oro.
Il fatto che la situazione in Iraq sia ormai sfuggita a ogni controllo politico e militare e il profilarsi di un'imminente guerra civile, hanno cambiato radicalmente le motivazioni per la permanenza del nostro contingente militare. E' una cosa di cui si rendono conto non solo i soldati, ma anche i politici. Ma non possono dirlo con le parole. Perfino l'opposizione socialista se ne è uscita fuori con l'idea balzana di impegnare un maggior numero di paesi in Iraq - ehi, compagni, tutti cercano di trovare un modo per fuggire dall'Iraq, e voi volete spedirvi delle brigate internazionali?
Il nostro stato è costruito in modo tale che è il premier a dovere prendere la decisione di ritirare il contingente e di farlo tornare in Bulgaria. Ma poiché ormai sappiamo quanto è lesto Sakskoburggotski nel prendere le sue decisioni, la cosa più probabile è che i nostri a Kerbala diventeranno un capro espiatorio. Mi auguro che la mia previsione non si avveri. Oggi d'altronde è passato un anno da quando a Bagdad gli americani hanno abbattuto la statua di Saddam.
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