Anche in Bulgaria molti cittadini sono scesi in strada contro la guerra. Se il Parlamento non ha avuto dubbi sul voto pro-attacco USA il resto del Paese è diviso.
Sono stati circa 3000 i bulgari in tutta la Bulgaria a protestare sabato scorso contro la guerra in Iraq. Nella città di Kazanduk (nei pressi della famosa vallata delle rose, Bulgaria centrale) sono state sollevate le richieste più radicali. Centinaia di dimostranti - lo riporta il quotidiano 'Troud' il 16 febbraio in un reportage dal titolo "Gente contro" - hanno richiesto le dimissioni del governo di Simeone Saxo-Coburg Gotha e lo scioglimento del Parlamento. Secondo loro infatti l'adesione bulgara alla campagna USA avrebbe "tradito gli interessi nazionali". Tra gli slogan dei manifestanti il significativo "Bulgaria insieme all'Europa". La manifestazione a Kazanduk è stata organizzata dal coordinamento nazionale 'Bulgaria per la pace', dall'Unione delle associazioni della Tracia e dalle strutture locali del Partito socialista bulgaro (a livello nazionale i parlamentari del PSB si sono invece astenuti sul voto a sostegno degli USA).
2000 persone si sono invece riunite nella capitale Sofia. Il corteo, organizzato dal Comitato dei cittadini per la pace (creato da circa 30 associazioni attive nella capitale) ha attraversato tutto il centro città agli slogan "Via le mani dall'Iraq", "USA, terroristi numero uno", "NATO, via", "Fermare la guerra, fermare l'aggressione USA in Iraq". I manifestanti hanno inoltre inviato un documento ai propri parlamentari dove li si invita a ritornare sui propri passi. Vi sono stati anche gli arresti di dieci cittadini di origine curda per violazione dell'ordine pubblico.
L'Unione degli anti-fascisti bulgari ed i giovani socialisti hanno invece reso pubblico a Plovdiv, centro del Paese, un documento comune dove si invita il Parlamento a "riconsiderare la propria posizione e sostenere l'azione di Francia e Germania volta a trovare una soluzione pacifica al conflitto".
"Stiamo camminando fuori dal sentiero", titola il quotidiano 'Troud' un proprio editoriale. Per poi continuare ricordando come le proteste contro la guerra hanno letteralmente gremito il globo e che è triste che i bulgari ne siano rimasti sostanzialmente fuori. La colpa non è dei cittadini, ribadisce il quotidiano, che hanno una propria anima ed un proprio cervello. La colpa è del Governo e del Parlamento, che il 7 febbraio ha votato un'assistenza incondizionata agli USA. Nessuno dei 240 parlamentari ha avuto il coraggio di dire un chiaro no alla guerra, rammenta 'Troud'.
Il commentatore politico Volen Siderov ricorda il caso del Kossovo dove, a suo avviso, la Bulgaria avrebbe aiutato l'intelligence americana e l'avrebbe supportata dal punto di vista logistico per "massacrare migliaia di civili nei bombardamenti NATO. Ed ora il Kossovo è l'unica area della ex-Jugoslavia ripulita etnicamente al 100%".
Infine un battibecco a Roma tra il numero due di Bagdad, Tarek Aziz, ed un giornalista bulgaro della radio nazionale. Quest'ultimo ha chiesto al Ministro degli esteri iracheno se Bagdad intenda ripianare il debito contratto con la Bulgaria negli ultimi decenni. Aziz avrebbe risposto con una domanda retorica: "E' questo credito da riscuotere la ragione principale per la quale il Governo bulgaro si sta preparando alla guerra ed aiuta George Bush ad attaccare l'Iraq?". La Bulgaria vanta un credito nei confronti del Paese mediorientale di 1,5 milioni di dollari. "Ma l'unico modo di riavere quei soldi è che a Bagdad ci sia un governo democraticamente eletto", ha riconfermato il Ministro degli esteri bulgaro Solomon Passy.