Sergey Stanishev, segretario del Partito socialista bulgaro e leader del Partito socialista europeo, lancia la sfida all'ex premier populista Boyko Borisov, nelle elezioni politiche che si terranno domenica 12 maggio. No a grandi coalizioni, priorità a occupazione e crescita. Il nostro corrispondente l'ha intervistato
Pernik, città dal passato industriale e minerario poco lontano dalla capitale bulgara Sofia, colpita l'anno scorso da un forte terremoto che ha provocato ingenti danni. Nel pieno della campagna elettorale che precede le elezioni politiche anticipate del 12 maggio, Sergey Stanishev, leader dei socialisti, principale forza di opposizione, incontra un gruppo di minatori. "Dobbiamo concentrarci sull'economia, dove le cose vanno molto male. Basti pensare che, negli ultimi quattro anni, la produzione industriale è scesa del 40%", dice Stanishev ai presenti. "La responsabilità di questa situazione non è da attribuire solo alla crisi mondiale, ma a scelte sbagliate del precedente governo. Oggi il nodo è far ripartire l'economia, il consumo, il lavoro. Il nostro impegno è quello di dare massima priorità a questo obiettivo". Per Stanishev, l'altra priorità è ricostruire la legalità democratica in Bulgaria, soprattutto alla luce dello scandalo, ribattezzato il "Watergate bulgaro", in cui l'ex ministro degli Interni del gabinetto Borisov, Tzvetan Tvetanov è accusato di aver ordinato intercettazioni illegali nei confronti di avversari, ma anche alleati politici. Dopo l'incontro, OBC ha incontrato Stanishev per rivolgergli alcune domande.
In alcuni paesi europei, come recentemente successo in Italia, nonostante le divergenze politiche dopo le elezioni, destra e sinistra hanno formato grandi coalizioni con lo scopo dichiarato di assicurare governabilità al paese. E' possibile che questo accada anche in Bulgaria?
Una nostra coalizione con GERB è impossibile, per molti motivi diversi. GERB è il principale responsabile della situazione catastrofica in cui l'economia bulgara è stata trascinata, e ha portato avanti una politica sociale che ha scaricato tutti i problemi sulle spalle della gente comune. In questi quattro anni il partito di Boyko Borisov ha minato lo stato della democrazia bulgara dalle fondamenta, con la creazione di un regime autoritario e personalistico, che ha interrotto ogni forma di dialogo con la società civile, con il mondo dell'impresa, con i sindacati, imponendo un vero e proprio racket sulle imprese. Allearsi con GERB significherebbe diventare parte di questa realtà disastrosa, e rinunciare alla possibilità di realizzare un vero cambiamento. Proprio quel cambiamento che, soltanto qualche settimana fa, centinaia di migliaia di bulgari hanno chiesto scendendo nelle strade del paese.
Un accordo non sarebbe possibile nemmeno se le figure più controverse, come Boyko Borisov o l'ex ministro degli Interni Tzvetan Tzvetanov dovessero farsi da parte, lasciando via libera a una leadership diversa?
Al momento mi sembra una prospettiva poco realistica. Prima di qualsiasi ipotesi di convergenza GERB deve dimostrare di essere in grado di liberarsi dello stile di governo imposto proprio da Borisov e Tzvetanov. Come affermo da mesi, per uscire dall'attuale catastrofe la Bulgaria ha bisogno di un governo in grado di elaborare e mettere in atto una vera strategia economica e sociale, e di realizzare riforme strutturali, che riportino la Bulgaria sulla strada europea. Noi cercheremo il dialogo con tutte le forze politiche per trovare un'ampia formula di governo in grado di sostenere questa linea, perché per riuscire non bastano le forze di una sola forza politica. Non intendiamo però dialogare coi responsabili del disastro, cioè GERB.
Lei ha annunciato che, in caso di vittoria, non sarà lei a guidare il prossimo esecutivo, bensì l'ex ministro delle Finanze Plamen Oresharski. Perché questa scelta?
Plamen Oresharski è riconosciuto come esperto di valore non solo nel campo delle finanze, ma anche dell'economia. E' la persona più adatta a guidare un governo forte che si concentri sulla crescita economica, la creazione di nuovi posti di lavoro, l'aumento delle entrate delle famiglie.
Lei ha espresso più volte il timore che il processo elettorale potrebbe essere segnato da irregolarità. Insieme ad altre forze politiche di opposizione, il partito socialista ha annunciato un conteggio dei voti parallelo a quello della Commissione elettorale centrale, grazie al supporto dell'istituto demoscopico austriaco SORA. Qual è lo scopo del doppio conteggio?
Lo scopo di questa iniziativa senza precedenti è semplice: garantire ai cittadini bulgari il diritto di esprimere il proprio voto liberamente, senza costrizioni, e che questo voto venga conteggiato correttamente. Come cittadino di questo paese provo vergogna alla constatazione che in Bulgaria la questione è ancora irrisolta. Purtroppo non sono il solo a pensarla così, secondo i sondaggi, il 60% dei bulgari è convinto che i risultati elettorali saranno manipolati.
L'attuale governo tecnico aveva, come principale compito, proprio quello di garantire la regolarità del processo elettorale. Come giudica il suo operato fino ad ora?
Quando questo esecutivo è entrato in carica, abbiamo posto delle richieste molto chiare, in relazione al ruolo del ministero degli Interni, soprattutto nei riguardi dei direttori regionali che, per la maggior parte, sono stati nominati secondo logiche politiche dall'ex ministro Tzvetanov. Il governo tecnico, purtroppo, non ha mantenuto le tante promesse, e manifesta un atteggiamento servile nei confronti di GERB. In una conferenza stampa abbiamo denunciato moltissimi casi di compravendita di voti, ma anche l'assoluta inazione del ministero degli Interni nel contrastare il fenomeno.
Cosa succederà se il vostro conteggio dei voti avrà risultati diversi da quelli della Commissione elettorale centrale?
La SORA è un'agenzia di grande spessore, ed elaborerà i propri dati sulla base dei protocolli ufficiali di ogni singola sezione elettorale. Nel caso di differenze nei conteggi, chiederemo spiegazioni. Nel caso queste non ci soddisfino, ragioneremo sulle eventuali reazioni politiche.
Lei ha parlato di rilancio dell'economia. Uno dei settori più discussi, in Bulgaria, è quello energetico. In caso di vittoria, rilancerete il progetto della centrale nucleare di Belene, su cui recentemente avete organizzato un referendum popolare?
Il prossimo parlamento ha l'obbligo di riesaminare la decisione di fermare il progetto, presa dal precedente esecutivo senza alcuna legittimità. Dovrà essere nuovamente analizzata la situazione riguardo alla centrale, per agire poi in base a considerazioni di natura economica.
Osservatori esterni e interni parlano di una difficile situazione per la libertà di stampa in Bulgaria. In caso di eventuale vittoria, ritiene necessaria un'azione volta a creare condizioni migliori per i giornalisti bulgari?
Quando i media non sono liberi, tutti i cittadini sono meno liberi, il potere resta senza controllo e il paese impoverisce. Se il quarto potere non è davvero libero di giudicare e se serve di criticare l'azione dell'esecutivo, chi governa può perdere facilmente il senso dei propri limiti, arrivando a commettere non solo errori ma, come vediamo nel caso del governo Borisov, anche reati. La trasparenza è assolutamente necessaria e posso dire con la coscienza pulita che, durante il mio mandato come primo ministro, i problemi oggi registrati nel campo della libertà di informazione non esistevano.