Il tribunale di Strasburgo

Il Consiglio d'Europa ha rigettato le candidature presentate dalla Bulgaria per un posto di magistrato nel Tribunale dei diritti umani di Strasburgo. Alla base della bocciatura, le selezioni "in famiglia", prassi diffusa che privilegia legami familiari e politici a caratura morale e professionalità

19/10/2007 -  Tanya Mangalakova Sofia

Il 2 ottobre scorso, l'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha rigettato le tre candidature presentate dalla Bulgaria per un posto di rappresentante nel Tribunale per i diritti dell'uomo di Strasburgo, richiedendo che vengano fatti nomi diversi. La motivazione con cui l'ex vice ministro della Giustizia Margarit Ganev, l'avvocato Snezhina Sapundzhieva e la professoressa di diritto penale dell'Università Libera di Burgas Momyana Guneva sono stati ritenuti non idonei, sono la loro scarsa conoscenza delle lingue e la bassa preparazione professionale. La Bulgaria dovrà preparare le nuove candidature entro la metà di dicembre, il Consiglio tornerà poi a decidere nel gennaio 2008.
La bocciatura rimediata ha suscitato molte discussioni in Bulgaria. I candidati sono stati nominati direttamente dal governo, e la loro scelta è stata accompagnata da polemiche, mancanza di trasparenza ed evidenti conflitti di interessi: nessuno è riuscito a capire quali siano stati i criteri utilizzati nella selezione dei candidati.

Secondo le procedure del tribunale di Strasburgo, non vengono incoraggiati candidati provenienti dall'amministrazione pubblica. In Bulgaria, però, è stato proprio il vice ministro della Giustizia ad auto-candidarsi al posto, ricordandosi solo in seguito di dimettersi dalle sue responsabilità di governo. Il secondo candidato, l'avvocato Sapundzhieva, fa parte dell'amministrazione della presidenza della Repubblica, ed è tra gli autori di una proposta di nuovo codice di procedura penale poi abortito. Momyana Guneva porta lo stesso cognome dell'altro vice ministro della Giustizia, fatto che nessuno si è dato pena di giustificare.

"Non mi stupisce la bocciatura delle candidature bulgare alla funzione di giudice del Tribunale per i diritti dell'uomo", ha dichiarato il presidente del Comitato Helsinki bulgaro Krasimir Kanev, uno dei principali autori di una lettera aperta al Consiglio d'Europa, in cui venivano denunciate numerose irregolarità nella scelta dei nomi. Secondo Ganev, la procedura di selezione deve accertare in modo trasparente e pubblico le capacità morali e professionali dei candidati, secondo criteri delineati dallo stesso Consiglio d'Europa, altrimenti c'è da aspettarsi una nuova bocciatura. Della commissione preposta alla scelta dei candidati, aggiunge poi Ganev, dovrebbero far parte magistrati, rappresentati del mondo accademico e organizzazioni non governative.

Il fenomeno "tutto in famiglia"

Sulla stampa, la situazione è stata tratteggiata con una vecchia massima della cultura popolare bulgara: i governanti, nello scegliere le candidature, hanno fatto "tutto in famiglia". La bocciatura rimediata è un segno lampante della differenza profonda dei criteri europei di moralità e professionalità rispetto a quelli bulgari. Secondo i media, la scelta dei nomi da inviare a Strasburgo è stata compilata secondo una procedura classica in Bulgaria, caratterizzata da scarsa trasparenza e fenomeni di conflitto d'interessi che arrivano al limite estremo, nominare cioè amici intimi e parenti stretti. Il fenomeno "tutto in famiglia" è presente in tutta la società, e il sistema giudiziario non fa eccezione. Qui, la pratica di nominare ai posti che contano non professionisti, ma parenti e raccomandati dalle segreterie politiche, è diventata ormai una prassi. Il paradosso è che in Bulgaria ci sono molti ottimi giuristi, ma che questi riescono ad arrivare in alto molto raramente, visto che i posti che contano sono riservati a "quelli di famiglia". Il fatto che i buoni professionisti siano emarginati a favore dei raccomandati dai partiti politici non è certo una novità nel paese; quello che è nuovo è il segnale che arriva da Strasburgo: le strutture dell'amministrazione europea non sono disposte ad accettare gli stessi opachi criteri in vigore oggi in Bulgaria.

La riforma del sistema giudiziario, insieme con la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata continuano ad essere il tallone d'Achille della Bulgaria, anche dopo l'ingresso del paese nell'Unione Europea nel gennaio 2007. La giustizia bulgara raccoglie critiche di ogni tipo e, nonostante il tentativo delle forze di governo di vantare buoni risultati nel processo di riforma, i cittadini non sembrano essere per nulla convinti dalle fanfare. Il sistema rimane vecchio, fuori dal tempo e non riformato. Non è nemmeno informatizzato. Un dettaglio a prima vista poco significativo, ma in realtà di grande importanza: l'assegnazione dei processi viene eseguito su computer solo in tre procure, una delle quali quella di Sofia. Nel resto degli uffici, tutto si fa a mano.

Nel rapporto del 27 giugno 2007 sullo stato delle riforme, la Commissione Europea ha mostrato numerosi dubbi sui risultati della riforma giudiziaria. Nel rapporto si fa notare che la nuova legge sul potere giudiziario, approvata a giugno, solleva preoccupazioni sull'indipendenza, così come sui criteri di selezione, sia dei membri sia del Consiglio Superiore della Magistratura che dell'ispettorato creato a fianco di questa istituzione.

Il Consiglio Superiore della Magistratura

Con il nuovo testo di legge è stata decretata la fine del processo di riduzione del personale dirigente del sistema giudiziario, si è stabilito un mandato di cinque anni per i magistrati e è stata iniziata la selezione dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura, creato ufficialmente nel 2003.

Anche questa selezione è rientrata però presto nella cornice del fenomeno "tutto in famiglia", ed è stata presto definita da politici e diplomatici "un'assoluta vergogna", a causa della mancanza di concorsi e della scelta di parenti di magistrati per questa funzione. Nel sistema giudiziario, ad esempio, è stata cooptata senza concorso la figlia dell'ex procuratore di Sofia Slavcho Karzhev, al momento sotto inchiesta per reati contro lo stesso sistema giudiziario, il figlio del membro del Consiglio superiore prof. Vodenicharov ed altri personaggi simili. Il Consiglio ha poi dato l'incarico senza concorso ad Ivan Peev, figlio dell'ex direttrice dell'agenzia delle scommesse di Stato Irena Krasteva, poi coinvolto in un enorme scandalo e costretto alle dimissioni.

Questo stesso Consiglio Superiore della Magistratura ha poi eletto sia il presidente del Tribunale Amministrativo Superiore, Kostantin Penchev, che il procuratore capo Boris Velchev. L'unico dirigente non nominato dal Consiglio Superiore è Ivan Grigorov, presidente del Tribunale di Cassazione.

Molti esperti hanno espresso la convinzione che, per tutti questi motivi, vada eletto un nuovo Consiglio Superiore.Il Consiglio, infatti, dovrebbe lavorare per garantire la professionalità dei giudici che entrano nel sistema, così come la loro statura morale. Solo il tempo mostrerà se gli effetti saranno davvero positivi, oppure se nonostante l'ingresso nell'Unione Europea continuerà imperterrita la pratica di nominare amici e parenti. La buona notizia, per il momento, è che Strasburgo è zona off-limits per "quelli di famiglia".