La biblioteca comunale di Tvardiţa - foto Francesco Brusa

In una piccola cittadina moldava si conservano ancora le tradizioni di una comunità bulgara arrivata agli inizi dell'800. La Moldavia rurale, tra presente e futuro

22/02/2016 -  Francesco Brusa

Nonostante la sua giovane età, Masha sa quello che fa e soprattutto perché lo fa. “Studio danza per conservare tradizioni che altrimenti andrebbero perdute”. Nelle sale dell'imponente Dom Kultury risalente agli anni '80, lei e i suoi compagni si esercitano nei passi di coreografie folkloristiche bulgare. Sono movimenti che necessitano disciplina e preparazione, per i quali i ragazzi studiano tre anni propedeutici più uno di specializzazione. Come lei, anche Victoria ha le idee chiare. “Mi sono iscritta al Collegio musicale perché la mia famiglia mi ha tramandato questa passione. Da generazioni suoniamo e balliamo la musica bulgara”. Nella sala accanto, una decina di ragazzi imbracciano i tradizionali strumenti gaida, kaval e gadulka e, accompagnati da contrabbasso e tamburo, si allenano ai ritmi complessi delle canzoni popolari.

E' negli anni successivi alla guerra russo-turca del 1828-1829 che alcuni ex-combattenti bulgari iniziano a spostarsi sul territorio moldavo per timore di ripercussioni da parte dell'Impero Ottomano, portando con sé usanze e costumi che sopravvivono ancora oggi nel piccolo comune di Tvardiţa (circa 6000 abitanti). Qui infatti si stabilirono i primi profughi, che decisero di chiamare la loro nuova “casa”, eretta in una stretta valle nel distretto di Taraclia, come la propria città di origine. Da allora i rapporti con la madrepatria non solo si sono mantenuti, ma si sono rinsaldati e ampliati, tanto che nel 1995 il presidente di stato bulgaro Zhelyu Zelev ha fatto visita a Tvardiţa, definendola “una piccola Bulgaria”.

Una scuola fuori dal normale

Masha e Victoria sanno che la loro non è una condizione ordinaria. Sanno che, una volta terminati gli studi, sarà difficile trovare lavoro e che magari dovranno emigrare, come succede a molti dei loro compaesani. Ma sanno anche di avere un'opportunità forse unica. La scuola è la sola filiale del Collegio Musicale “Stefan Neaga” di Chișinău e nasce nel 1996 grazie alla collaborazione fra lo stato moldavo e quello bulgaro. In virtù di tale collaborazione, può offrire un insegnamento di stampo professionale da parte di professori autoctoni e internazionali che, oltre a quella musicale, forniscono una formazione nelle materie canoniche dell'educazione pubblica (matematica, fisica, letteratura...).

Per questo, non è frequentata soltanto dai cittadini di Tvardiţa, ma alcuni degli studenti vengono da fuori e hanno a loro disposizione un'apposita struttura per l'alloggio. Si tratta di una realtà piccola ma significativa: nonostante i problemi finanziari, con una conseguente flessione nel numero degli iscritti, non è raro che siano proprio gli ex-studenti a diventare professori. In più, dato l'alto livello e la particolarità dell'insegnamento, numerose sono le occasioni di esibirsi in altre città o all'estero.

Masha e Victoria sanno che la loro scelta non è “strana” o anacronistica. L'orgoglio per le proprie radici è qualcosa di estremamente diffuso fra la popolazione di Tvardiţa: viene mantenuto in vita anche da un museo di storia locale e dalla biblioteca, che accoglie diversi testi di letteratura bulgara. Ma soprattutto, al contrario di ciò che spesso accade nel contesto moldavo, la diversità linguistica e culturale non è qui un fattore di divisione bensì fonte di ricchezza in termini di relazioni e opportunità (educative, come nel caso del collegio musicale, ma anche economiche, visto che di tanto in tanto turisti dalla Bulgaria visitano incuriositi la città).

Masha e Victoria hanno maturato una passione e intorno a loro c'è una comunità che offre loro i mezzi per seguirla e svilupparla. Terminata la lezione, si tolgono i costumi tradizionali ed escono dal palazzo della Dom Kultury. Di fronte, un edificio più sommesso e squadrato che contiene la fabbrica tessile “Euro-Jersey”: un'altra delle specificità della cittadina.

Un piccolo polo industriale

Nicolai Lutzik sa che il suo nome è conosciuto, non solo all'interno di Tvardiţa. Alcuni metri più in là del centro, la strada inizia a inerpicarsi verso il confine con l'Ucraina e le costruzioni curate cedono il passo a un'atmosfera rurale, in cui sono praticamente assenti attività commerciali e le abitazioni si confondono in mezzo a qualche piccola pineta. Un poco appartata, una villa di modeste dimensioni ma comunque ben protetta da un alto muro di cinta e collegata al villaggio sottostante da un viottolo di sampietrini.

Al lato opposto, dove la valle risale in direzione del territorio moldavo, la strada viene invece costeggiata da muri di cinta di altra natura: sono quelli di quattro delle fabbriche presenti a Tvardiţa (Vinimpex, Carne-Sud, Moldstandart e Inter-Tabac). Nicolai Lutzik possiede e “controlla” tutt'e due i lati della valle. Da una parte la sua abitazione privata, in cui risiede quando gli affari lo portano qui (attualmente è anche proprietario di stabilimenti nel resto della Moldavia e in Crimea), dall'altra un piccolo polo industriale che dal 1995 lavora sotto il particolare regime fiscale di Free entrepreneurship zone. Durante l'epoca sovietica, in quest'area sorgevano i quattro kolchoz della zona, poi riuniti sotto un'unica direzione col nome di kolchoz Lenina. È dunque nel periodo appena successivo all'indipendenza del paese che la terra fu privatizzata, non senza problemi di natura organizzativa, e furono costruite le prime fabbriche. In tale contesto, Lutzik si è mosso aggiungendo tassello dopo tassello, dapprima realizzando un proprio stabilimento poi comprando quelli già esistenti, per finire con l'acquisire l'intera area, che rappresenta oggi la principale fonte di lavoro per i residenti della cittadina. A ciò si unisce infine la già citata “Euro-Jersey”, posizionata più centralmente, che si occupa di produzione e confezionamento di capi d'abbigliamento per aziende europee.

Stretto e “vegliato” da queste due colline, si sviluppa il tessuto urbano. Lunghe strade sterrate, popolate da villette, confluiscono in un incrocio che funge da “piazza centrale”, su cui si affacciano la chiesa del paese, la biblioteca comunale e un alto obelisco monumentale. Poco più a lato, un parco ampio e curato, alcuni negozi di alimentari, un ristorante e una banca. Le strutture appaiono ben tenute, così come le vie principali sono asfaltate di recente e ogni abitazione è allacciata a una rete idrica che gode di un sistema di depurazione di buon livello. A completare i servizi presenti nella città vi sono poi un ospedale, due asili nido e due scuole (“ginnasio” e liceo), una delle quali possiede anche un piccolo ma fornito complesso sportivo. Qui, sul calare del sole, alcuni ragazzi giocano a calcio dopo la fine delle lezioni, mentre un gruppo di donne anziane si dirige verso la chiesa e gli operai iniziano a far ritorno dalle fabbriche. Immagine di una comunità di generazioni legate e in cammino, dove ciascuno pare trovare il proprio posto.

Alleanze e conflitti

Tvardiţa conosce le proprie peculiarità, le celebra e si raccoglie attorno ad esse, provando a guardare al domani. Tuttavia, le prospettive non sono rosee per tutti: se infatti le fabbriche riescono a occupare una grossa fetta della popolazione, pochi sono i nuovi posti di lavoro che si stanno creando.

Nonostante la rete educativa ben funzionante (con la particolarità aggiunta del collegio musicale), i giovani sono in buona parte costretti a trasferirsi una volta terminati gli studi. In più, quello delle fabbriche è un nodo di sviluppo che non riguarda soltanto i residenti.

Fin dagli inizi della propria “scalata” Lutzik è entrato in contatto molto stretto con l'amministrazione comunale e da allora si è creata una sorta di “alleanza” che, se da un lato garantisce una collaborazione (a volte anche finanziaria) da parte del primo nelle questioni di pubblica utilità, dall'altro è certamente un fattore importante che può influenzare le scelte della comunità. È infatti successo che il profondo connubio fra il polo economico e quello politico della cittadina abbia creato conflitti, in cui anche la popolazione ha giocato un ruolo attivo.

Nel 2003, dopo l'elezione del sindaco Andrei Pascalov, iniziò a delinearsi un contenzioso che sarebbe scoppiato da lì a un paio d'anni fra la pubblica amministrazione e l'allora direttore generale della free zone Petr Parlicov (in precedenza direttore del kolchoz Lenina) relativo al mancato pagamento di tasse sull'utilizzo di alcuni terreni comunali. Dalle ricerche effettuate emersero irregolarità nella gestione dell'area industriale che si riflettevano in una riduzione delle entrate cittadine. In tale occasione, parte della popolazione locale si schierò apertamente contro il comune, chiedendo le dimissioni del sindaco, nel timore di una cessazione dell'attività imprenditoriale e di una conseguente perdita di posti di lavoro. Nonostante la situazione pare ora essersi normalizzata, con la restituzione dei contributi mancanti, la tematica dei rapporti tra il magnate e l'amministrazione locale rimane aperto tenendo conto che in Moldavia vi è una generale mancanza di sostegno alle zone rurali da parte delle autorità centrali.

Intanto Masha e Victoria, e i giovani come loro, guardano speranzosi in avanti, cercando nel passato delle proprie tradizioni una via aperta per il futuro.