Nei pressi di Ruse è prevista la costruzione di un nuovo attraversamento stradale e ferroviario sul Danubio, il terzo sul lungo tratto bulgaro-romeno del fiume. L'opera sarà finanziata in buona parte da fondi europei, tra cui molti fondi legati alla difesa
Il Danubio segna per quasi 500 chilometri la frontiera tra Romania e Bulgaria. È il confine fluviale più lungo d’Europa – ma sono soltanto due i ponti che lo attraversano. Il primo, costruito in epoca socialista, collega la città bulgara di Ruse con Giurgiu, mentre il secondo, inaugurato nel 2013, unisce i centri di Vidin e Calafat.
All’inizio di quest’anno la Commissione europea ha approvato un primo finanziamento per la costruzione di un terzo ponte tra i due paesi. È previsto proprio a fianco del primo, e dovrebbe così rafforzare i collegamenti tra la regione di Bucarest e la Bulgaria. Più in generale, il passaggio sul Danubio a Ruse è visto come uno snodo strategico del corridoio paneuropeo dei trasporti che si estende tra Helsinki e il Mar Egeo.
Il governo romeno aveva provato a persuadere i vicini bulgari a costruire il ponte altrove, visto che gli unici due attraversamenti oggi esistenti distano circa 300 chilometri l’uno dall’altro. Sarebbe stata, tra le altre cose, un’occasione per favorire lo sviluppo economico delle aree rivierasche intermedie. Alla fine Bucarest ha ceduto, ma in cambio Sofia si è impegnata a investire maggiormente nel dragaggio del Danubio per renderlo più navigabile.
Come gli altri due, il nuovo ponte permetterà non solo il collegamento stradale ma anche quello ferroviario. Gli esperti calcolano in circa dieci anni i tempi di costruzione.
"Amicizia" e propaganda
I primi ponti su questo tratto del Danubio, poi demoliti, furono costruiti già in epoca romana. In epoca contemporanea, l’idea di costruire nuovamente un ponte tra le due sponde del Danubio risale a fine Ottocento, quando si inaugurarono le prime tratte ferroviarie nei Balcani. Tuttavia, interessi economici divergenti e contrasti su dove costruire l'attraversamento ne rallentarono a lungo la realizzazione.
Tra rinvii e le guerre mondiali, il primo ponte venne infine inaugurato nel 1954. L’Unione sovietica diede un contributo decisivo, realizzando il progetto e inviando esperti supervisori e macchinari di alto livello per la costruzione. Finanziato dal Comecon e costruito in tempi record (2 anni e 3 mesi), il ponte tra Giurgiu e Ruse divenne rapidamente un simbolo della "amicizia indissolubile’’ tra le due repubbliche popolari e tra queste e Mosca, nonché emblema della solidarietà tra i Paesi del blocco socialista. Alla costruzione parteciparono infatti anche lavoratori polacchi, cecoslovacchi ed ungheresi.
Il "ponte dell’amicizia’’ divenne oggetto della propaganda sovietica: fu trasformato in breve tempo in una meta turistica, verso cui in particolar modo le autorità romene organizzavano escursioni per studenti e lavoratori. L’Agenzia turistica sovietica Inturist lo inserì nell’itinerario romeno, accanto a mete più tradizionali quali la valle di Prahova e le città di Brașov e Bucarest. Tra le visite celebri al ponte si segnala quella di Fidel Castro nel 1972, nonché il passaggio della fiamma olimpica diretta a Mosca nel luglio 1980.
Al di là della propaganda, il primo collegamento stradale e ferroviario tra Bulgaria e Romania rappresentò un'importante novità per i commerci interni all'Europa, permettendo a Sofia di unire maggiormente la propria economia a quella di altri Paesi.
Stimoli esterni
Se per la costruzione del primo ponte tra Romania e Bulgaria era servito l'intervento sovietico, le congiunture esterne sono state decisive anche per la realizzazione del secondo ponte, che collega la regione romena dell’Oltenia con la provincia bulgara di Vidin.
L’interruzione delle tradizionali rotte commerciali attraverso la Serbia durante le guerre degli anni Novanta minò infatti la già povera economia bulgara, il cui principale canale di collegamento con l’Europa centrale passava proprio per Belgrado. Da anni Sofia cercava di aumentare i traffici con il resto del continente: il conflitto spinse il governo bulgaro a sollecitare il vicino settentrionale per la costruzione di un secondo ponte sul Danubio, da realizzare molto più a ovest rispetto a quello esistente. L’idea era quella di rimpiazzare lo storico traghetto tra Vidin e Calafat, e stimolare così l’economia dell’area più povera della Bulgaria.
Erano gli anni successivi allo sgretolamento della cortina di ferro: i paesi del sud-est Europa guardavano all’Unione europea con sempre più interesse. Nell’ambito del Patto europeo di stabilità per l’Europa sud-orientale, volto a ‘’promuovere la pace, la democrazia, il rispetto dei diritti umani e la prosperità economica”, Romania e Bulgaria firmarono nel 2000 un accordo bilaterale per la costruzione del secondo attraversamento stradale e ferroviario sul Danubio.
Il ruolo dell'Unione europea
Il secondo ponte tra Romania e Bulgaria (chiamato "Ponte Nuova Europa") è stato inaugurato nel 2013 – sei anni dopo l’ingresso dei due Paesi nell’UE e l’avvio dei lavori. L’Unione europea è intervenuta con investimenti per 106 milioni di euro: in occasione dell’inaugurazione, l’allora Commissario europeo per le politiche regionali Johannes Hahn definì il ponte come "un simbolo potente della politica regionale dell'UE, che collega le comunità e crea collegamenti commerciali vitali", sottolineando i benefici della nuova opera per le imprese e i cittadini.
La costruzione del ponte non mirava solo a facilitare i commerci e i trasporti, ma anche a rivitalizzare una delle aree più povere dell’Unione. Più in generale, nell'ultimo quindicennio Romania e Bulgaria hanno beneficiato di ingenti fondi europei volti allo sviluppo economico e al miglioramento dei collegamenti transfrontalieri. Nessuna coppia di Stati nella regione ha ricevuto di più (231 milioni di euro) dai Programmi Interreg 2014-2020.
Progetti per il futuro
Anche il nuovo ponte che sorgerà tra Giurgiu e Ruse rientra tra gli obiettivi di Bruxelles, così come sono delineati nella "Strategia per una mobilità intelligente e sostenibile ’’. Lanciata dalla Commissione europea nel 2020 nell’ambito del Green Deal, la strategia punta a modernizzare il settore dei trasporti in Europa. Il piano prevede che entro il 2034 venga avviata la costruzione di un totale di quattro nuovi ponti sul Danubio tra la Romania e la Bulgaria: oltre al nuovo ponte nei pressi di Ruse, gli altri dovrebbero sorgere tra Oryahovo e Bechet, Silistra e Calarasi, e Nikopol e Turnu Magurele.
Alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, i collegamenti attraverso il Danubio hanno assunto un’ulteriore importanza strategica. Ci si attende infatti che questi ponti giochino un ruolo fondamentale per la Nato nel caso di un eventuale attacco militare sul fianco sud-orientale dell’Alleanza atlantica. Non a caso, i fondi europei per la costruzione del terzo ponte tra Romania e Bulgaria (13 milioni di euro) arrivano principalmente dalla linea di finanziamento per la mobilità militare prevista dal fondo europeo Connecting Europe Facility, che è stata istituita proprio nel 2022.
Lily Granicka (Mediapool, Bulgaria) e Victor Cozmei (Hotnews, Romania) hanno contribuito alla realizzazione di questo articolo.
Questo articolo è stato prodotto nell'ambito di PULSE, un'iniziativa europea coordinata da OBCT che sostiene le collaborazioni giornalistiche transnazionali.