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Il 3 agosto scorso un cittadino ceceno è stato trovato morto in una prigione in Siberia. Scontava una pena di 15 anni per aver ucciso un ex soldato russo. Una morte sospetta che ha sollevato interrogativi e proteste su come i ceceni vengono trattati nelle prigioni russe

22/08/2018 -  Kazbek Chanturiya

(Pubblicato originariamente da OC-media  il 10 agosto 2018)

Yusup Temirkhanov è morto il 3 agosto in un carcere ad alta sicurezza nella regione di Omsk, nella Siberia sud-occidentale. Stava scontando 15 anni per l'omicidio di Yury Budanov, un ex colonnello dell'esercito russo. 

Nel 2000, Budanov aveva rapito Elza Kungayeva , una ragazza cecena di 18 anni, dalla sua casa nel villaggio di Tangi-Chu, l'aveva uccisa nella sua base militare e aveva ordinato che il suo corpo fosse sepolto. L'omicidio è stato uno degli episodi più infami della Seconda guerra cecena (1999-2009) e, sotto pressione, le autorità russe avevano avviato un processo contro Budanov. L'ex colonnello aveva scontato la pena nella regione di Ulyanovsk, all'epoca governata dal suo ex comandante, ora deputato della Duma, l'eroe della Russia Anatoly Shamanov.

Nel 2011, Budanov fu ucciso a Mosca da un assalitore sconosciuto. Ne venne incolpato successivamente Yusup Temirkhanov che però ha negato la propria colpevolezza fino alla fine.

L'avvocato di Temirkhanov, Roza Magomedova, ha confermato a RIA Novosti che Temirkhanov è morto nell'infermeria della prigione. "È morto per insufficienza cardiaca in infermeria. Ha sempre avuto problemi di salute. La difesa ha cercato di farlo rilasciare per malattia, ma senza successo", ha dichiarato all'agenzia di stampa.

Temirkhanov fu condannato nel 2013 e al suo arrivo in carcere, secondo la difesa, subì un avvelenamento – probabilmente da metalli pesanti. Il suo avvocato, Murad Musayev, fu colpito dalle sue condizioni dopo avergli fatto visita in prigione. Secondo lui, sebbene fosse alto 1,90, Temirkhanov pesava solo 40 chilogrammi. Musayev dichiarò a Moskovsky Komsomolets: "Siamo abituati a vedere immagini come questa nelle testimonianze dei campi di concentramento nazisti".

La morte di Yusup Temirkhanov ha causato un'ondata di risentimento nella sua terra natale. Al suo funerale hanno partecipato decine di migliaia di persone, tra cui il leader della Cecenia Ramzan Kadyrov. Temirkhanov era diventato un "vendicatore del popolo" agli occhi di molti ceceni.

Il politico ceceno Ruslan Kutayev, che ha trascorso quattro anni in prigione per accuse che il gruppo per i diritti umani Memorial definisce politiche, ha scritto sulla sua pagina Facebook che la morte di Yusup Temirkhanov è diventata una cartina di tornasole dell'efficacia dei servizi speciali russi e dei loro scagnozzi in Cecenia e che "gli eventi successivi alla morte di Temirkhanov hanno chiarito che i ceceni sanno chi sono i loro nemici", aggiungendo che i tecnocrati russi "hanno subito una sconfitta schiacciante" in Cecenia.

Dopo aver assistito al funerale, Kadyrov ha scritto sul suo canale Telegram che considera Temirkhanov vittima di un errore giudiziario, non un eroe. Molti in Cecenia lo hanno ridicolizzato per questo, speculando che Kadyrov fosse scontento del fatto che Temirkhanov aveva eclissato la sua popolarità.

Un atteggiamento particolare

Cecenia - mappa OBCT

Molti hanno collegato la morte di Temirkhanov con i casi di torture e morti inspiegabili che riguardano prevalentemente i ceceni nel sistema carcerario russo, una questione che è stata ripetutamente seguita dai media. All'inizio della Seconda guerra cecena sono emerse voci sulla brutale tortura dei ceceni detenuti in una prigione nel villaggio di Chernokozovo, in Cecenia.

Ali, originario della Cecenia, che ha trascorso 12 anni in prigione, ha dichiarato a OC Media che nelle carceri russe c'è un atteggiamento particolare nei confronti dei ceceni. "Alcune violazioni commesse da detenuti ordinari possono essere ignorate [dalle autorità carcerarie], ma se a commetterle sono i ceceni, loro vengono puniti. Sono spesso picchiati, a volte torturati e tutto ciò avviene nelle colonie penali di alta sicurezza. Raramente cediamo e questo li fa infuriare", ha dichiarato.

Usam Baysayev, del gruppo Memorial, ha dichiarato a Caucasian Knot nel 2007 di aver sentito storie di ceceni maltrattati nelle prigioni russe. "Mi è stato raccontato che in una prigione il direttore aveva radunato i prigionieri, fatto uscire i ceceni dalla fila e in pratica detto: 'È un ceceno. È un bandito. Ha ucciso i nostri soldati russi. Quindi organizzate una "bella vita" per lui. Non deve avere un momento di pace'".

Decine di ceceni sono morti in prigione prima di Yusup Temirkhanov, e molti in Cecenia si sono chiesti perché. Tra i defunti anche il generale di brigata Salman Raduyev e il capo del servizio di sicurezza della Repubblica cecena di Ichkeria, Turpal-Ali Atgeriyev. L'Ichkeria era il governo secessionista ceceno emerso dopo la disgregazione dell'Unione Sovietica. Raduyev fu arrestato nel 2000 e condannato all'ergastolo un anno dopo nella colonia penale di Bely Lebed a Solikamsk, nella regione di Perm. Morì l'anno successivo. Bislan Validov, che è stato in carcere con Raduyev, ha dichiarato alla Pravda nel 2005 che ai ceceni veniva dato un "benvenuto speciale": venivano picchiati all'arrivo in carcere. Lui e Raduyev erano detenuti nella stessa ala della prigione di Solikamsk. "Sentivo le sue urla durante la tortura, succedeva tutte le sere nel cortile della prigione sotto le nostre finestre", ha detto Validov.

L'ex capo del servizio di sicurezza dello stato di Ichkeria, Turpal-Ali Atgeriyev, fu incarcerato a Makhachkala nel 2000 e condannato a 15 anni in una colonia penale a Ekaterinburg. Mentre era lì, al 33enne fu diagnosticata una leucemia acuta, che alla fine lo uccise. Né i parenti né gli avvocati di Turpal-Ali Atgeriyev hanno creduto alla spiegazione ufficiale della sua morte.

Non sono disponibili statistiche sul numero di morti per appartenenza etnica nelle prigioni russe, e i parenti dei defunti spesso non provano nemmeno ad arrivare alla verità che sta dietro la morte dei loro cari.

Creare nemici

La riforma del sistema penale russo viene discussa da tempo. Il commissario per i diritti umani in Cecenia, Nurdi Nukhazhiyev, ha dichiarato all'agenzia di informazione Grozny Inform nel 2015 che "l'attuale sistema carcerario è incentrato su misure punitive e repressive contro i condannati". Secondo lui, questo ha portato ad una crisi sistemica. "Riceviamo continuamente reclami da parte dei detenuti in merito al loro trattamento illegale", ha aggiunto.

Le autorità cecene hanno tentato di rimpatriare i connazionali detenuti nelle prigioni russe nel 2007. I media hanno riferito che era stato raggiunto un accordo, ma alla fine l'iniziativa non si è mai concretizzata.

Un video apparso sui social media nel giugno 2018, mostrava una decina di guardie carcerarie che picchiavano violentemente un detenuto. Diverse guardie tenevano fermo il prigioniero su un tavolo, mentre il resto lo picchiava con delle mazze. I dirigenti della colonia, anziché commentare i contenuti del video, hanno dato la caccia a chi l'ha fatto trapelare.

Valentina Matviyenko, portavoce della Camera alta della Russia, il Consiglio della Federazione, ha reagito duramente a questo video, affermando che il sistema carcerario richiede una profonda riforma. 

L'attivista cecena Aset Malsagova afferma che l'attuale sistema penale russo mina il sistema statale dall'interno. "Questo sistema consuma centinaia di migliaia di persone ogni anno. Questa situazione ha enormi conseguenze. Insieme alla libertà, i detenuti sono privati dell'umanità. Non sono solo loro a soffrire, ma anche i loro parenti stretti. Se un milione di persone vengono imprigionate ogni anno e si considerano anche i loro parenti, allora il paese diventa il nemico di 7-8 milioni di persone", ha dichiarato a OC Media.